Zhou Long/Chen Yi: Symphony “Humen 1839”

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The orchestral side of Zhou’s composition is naturally his strong point, along with his chamber music for strings and percussion, and Zhou has repeatedly demonstrated an enviable competence in areas which discover Stravinsky in dialogue with a Chinese dynastic monologue.
In recent years Zhou has concentrated his orchestral effects in a dense score with fewer acoustic oases, a big presence of instruments and a very high level of incandescent music. This reflects the different themes of his music, from ancient Chinese philosophy to the Humen war, but it does not obscure great writing interposed between Western and Eastern elements.
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Una delle affermazioni più azzeccate e meno retoriche sul connubio tra la musica cinese e quella occidentale venne esibita dal compositore Zhou Long in una sua intervista del 1998: alla domanda di cosa ne pensasse dell’orchestra di Pechino (orchestra denominata mista per via dell’inserimento degli strumenti tipici cinesi di fianco all’orchestra sinfonica impostata alla maniera occidentale), Zhou rispose “….ho cercato spesso nella mia musica di combinare strumenti cinesi e occidentali. Quando studiavamo al conservatorio io e molti altri non volevamo concentrarci esclusivamente sugli strumenti occidentali….ricordo che mescolare strumenti occidentali e cinesi nello stesso pezzo non era consentito…diversi compositori cinesi hanno (anche) cercato di arrivare a una fusione tra le tecniche seriali e la musica tradizionale cinese…in vari casi ho cercato di trasferire tecniche strumentali tipiche della tradizione cinese sugli strumenti occidentali…in questo modo credo si possa arrivare a un timbro orchestrale più ricco e diverso da quello a cui siamo abituati….” da La musica cinese, intervista di Restagno a Zhou Long, Edt 1998.
Sebbene il ricorso a quelle tecniche seriali di cui Zhou parla ha molte ombre al riguardo, è comunque nell’esperienza orchestrale che si ravvisano quelle colorazioni speciali che vorrebbero sfidare le leggi del tempo; la carriera di Zhou Long (1953) ha goduto di un costante esercizio di ripetizione che, a differenza del pensiero intrapreso dalle ultime generazioni, stabilisce ed attribuisce alla tradizione un posto importante, che deve essere “percepito” chiaramente nell’ascolto e non semplicemente assimilato. Figlio d’arte, la popolarità di Zhou si è accresciuta quando New York si aprì all’interesse della sua musica tramite una serie di organizzazioni tendenti alla valorizzazione della musica cinese, un lavoro a cui partecipò in maniera fattiva anche sua moglie, la compositrice Chen Yi (1953). La parte orchestrale della composizione di Zhou è naturalmente la sua punta di diamante assieme a quella cameristica per archi e percussioni, e Zhou ha dimostrato più volte di avere in serbo quell’arma invidiabile del savoir faire nei distretti che scoprono Stravinsky al dialogo con un monologo dinastico tradizionale. E’ molto personale e moderatamente contemporanea la sua scrittura per grande orchestra, che può essere rintracciata utilmente in un paio di raccolte prodotte da Bis Records (Rhymes per intero + Out of Tang Court): caratterizzata da ampie raffigurazioni dell’antico, un mondo in cui perdersi, dove gli strumenti fanno di tutto per ricordarci che siamo nei territori suggestivi di una civiltà con una autonoma personalità narrativa.
La Naxos pubblica un semi-aggiornamento* recente del compositore sulla materia: vi rientrano The Rhyme of Taigu del 2003, e le prime registrazioni di The Enlightened del 2005 e di Symphony “Humen 1839” del 2009, scritta assieme a Chen Yi. In linea con la preferenza dei compositori, la registrazione è affidata alla New Zealand Symphony Orchestra diretta da Darrell Ang, che assieme alla Singapore Symphony Orchestra di Lan Shui, è diventata oramai il principale veicolo di espressione musicale dei due cinesi con cittadinanza statunitense. Queste registrazioni segnalano anche una certa concentrazione degli effetti con meno oasi acustiche e più prestanza strumentale, ossia meno simbiosi estatica e più incandescenza degli eventi. Questa circostanza, frutto dell’aderenza a temi di più difficile esposizione, non tradisce le regole della composizione di Zhou, la quale fluttua nel ricordo di cinque anni passati nel campo agricolo di suo nonno con le privazioni del regime cinese e costituisce motivo per imbastire materiale egregio sulla battaglia svolta da Lin Zexu contro gli inglesi affrontata per evitare l’illegale commercio dell’oppio: a Humen nel 1839 la storia puntò i piedi per esprimere l’indignazione di un popolo, e la speranza è che i quattro movimenti della sinfonia possano indicare non solo una sintesi dei fatti ma anche un modo per superare definitivamente gli eventi attraverso la musica.
Nota:
*mancano all’appello le due composizioni composte nel 2012 come commissioni per la Beijing Symphony Orchestra, ossia University Festival Overture e Beijing Rhyme – A Symphonic Suite.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.