Aldo Clementi: For Saxophones

0
555
foto Amirani Records

 

Nella personalità di uno dei più sottovalutati compositori italiani dell’era Darmstadt colpivano un paio di passioni extramusicali che furono con molta evidenza la sostanza del suo operato musicale: Aldo Clementi, catanese di quelli che sentivano il richiamo della propria terra come una necessità improrogabile, era un appassionato della pittura informale e dell’astrologia. Molta critica specializzata internazionale detronizzò la sua figura (tra tutte spicca quella di Deliége), soprattutto quando Clementi lasciò definitivamente il mondo della serialità per dirigersi sulle potenzialità del metro e della tessitura compositiva. Con Ideogrammi II, Triplum o le versioni di Informel, Clementi venne coinvolto dall’allargamento delle visuali prodotte dalla condotta accademica su alea e dissolvenze sonore, e dovette in qualche modo soffrire le malsane equiparazioni per identiche operazioni effettuate in quegli anni (sessanta circa) da Ligeti, che avevano riscosso un maggior clamore (vedi la sua Atmospheres); il presunto abbandono di quella specificità venne addirittura visto in una luce vetusta rispetto all’audience, che nel frattempo si srotolava. La verità è che Clementi, pur avendo semplificato parecchio le sue strutture, restò sempre affezionato al suo stile sospensivo, che era anche il suo target ultimo ed essenziale: creare tessiture che potessero rendere l’idea di percorrere zone della materia senza forma, apparentemente prive di significato, per indurre la riflessione e il “movimento” mentale anche di fronte all’immobilità conclamata; pensate alle similitudini di quelle osservazioni che ognuno di noi potrebbe fare nel pensare o guardare un planetario allargato al sole e al cosmo senza veicolarne la propria velocità.
Fa enorme piacere la pubblicazione di una speciale canalizzazione del lavoro di Clementi, compiuta sul sassofono: in un momento difficile per la musica contemporanea e per le sue intersezioni, l’Amirani di Gianni Mimmo persegue quella riscoperta temporale (mai anacronistica se intinta nel valore) che permette di realizzare commistioni tra la materia jazzistica e quella contemporanea, e lo fa tramite le trascrizioni di composizioni di Clementi (per piano solo o per archi) effettuate del sassofonista Manuele Morbidini. Studente di Clementi, Manuele Morbidini guida un quartetto di ottimi sassofonisti provvisto in tema da agganci trasversali tra improvvisazione e contemporanea (Pasquale Laino -Orchestra Sinfonica della Rai/Sentieri Selvaggi Ensemble-, Rossano Emili -Filarmonica Romana/tutta una serie di jazzisti importanti- e Pedro Spallati -ottimo tenorista con rilevante impegno nel jazz).
Four saxophones” si basa sulla sovrapposizione degli strumenti e sull’emersione di una struttura che regga l’ideale del compositore italiano: si tratta di sottolineare linee contrappuntistiche o linee melodiche ricavate dall’inarmonico, tenendo in mente linee di blues o di improvvisazione jazzistica. Clementi sembrava conoscesse queste rispettose evoluzioni del pensiero di Morbidini e gradisse anche una registrazione a cui però non ha potuto assistere: operare sugli armonici in modo coordinato e su tempi e pause dei suoni mandati alla distillazione, rimanda quasi all’origine non controllata dei suoni, e paradossalmente alla disintegrazione dei modelli riconosciuti (anche i canoni, textures o momenti di Clementi forse si trasfigurano non esplicando il loro naturale significato), per sviluppare quell’ambientazione sonora che Morbidini precisamente chiama “static rotational space”. Non c’è dubbio che i blues spettrali o la textura ipnotica in Four Saxophones risponda a più di un’esigenza, poiché suggerisce diversità dal confronto con l’originale specie nell’uso degli armonici e lancia uno sguardo profondo sulle possibilità liminali della musica che vanno ricercate nell’ascolto ripetuto ed attento, così come inveivano le sensazioni di Clementi.
Articolo precedenteCallas and other personalities in the new works of Ivo Perelman
Articolo successivoThe Modular Work as Tension Field
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.