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Nella storia del clarinetto moderno poca rilevanza è stata data ai contesti musicali nei quali esso ha avuto modo di evidenziarsi; senza aver timore di fare affermazioni eretiche, uno dei fattori principali, che ha permesso al clarinetto di sviluppare tutto il suo fascino e le sue capacità solistiche, è stata la scrittura di ambientazione sottostante: ancor più che nel periodo classico e romantico è stato quello impressionista che ha dato vita a fantastici contrasti ottenuti tramite l’incontro della gamma timbrica del clarinetto e l’impianto decadente e senza fondo di memoria delle scale impressionistiche; l’opera del compositore islandese Askell Masson in materia di clarinetto non dovrebbe assolutamente temere di rivestire un posto fondamentale tra le composizioni aventi quelle caratteristiche. Con molta sagacia la Naxos pubblica un corposo volume dell’islandese dedicato allo strumento clarinetto, argomento sul quale Masson ha avuto modo di esprimere tutta la sua bravura. Probabilmente per esigenze commerciali la Naxos ha velocemente liquidato la titolazione con un generico Music for Clarinet, ma se avete voglia di recarvi nel sito del compositore, troverete nei suoi impegni una titolazione più specifica e consona a quello che racchiude questa registrazione: The complete solo and chamber works for clarinet.
Nonostante si sia persa un’altra occasione per proporre i suoi concerti per clarinetto, quelli che imposero un giovanissimo Masson all’attenzione del pubblico, Music for Clarinet contiene comunque tutto il resto: in esso scorrono ancora una volta pezzi magnifici, dai quasi sei minuti in solo di Blik (Gleam) ai tre movimenti della Sonatina con piano, nonché ancora si passa dagli instant classics delle 3 Bagatelles al lungo svolgimento del Trio for Clarinet, cello and piano (13 minuti). Il chiaro punto di forza di Massell è l’assoluta padronanza delle tecniche dello strumento, che gli consente di spaziare nella gamma armonica di esso attraverso multifonici e buona mostra di altre tecniche moderne, ma evidenziando al tempo stesso come il clarinetto, portato su certi livelli, possa esprimere una propria, elegante voce, proprio sotto un fondo di totale impressionismo musicale. L’esibizione di gran parte delle composizioni al clarinetto viene affidata al suo massimo preferito in materia, Einar Jòhannesson, musicista a cui bisognerebbe attribuire più credito di quanto già guadagnato: le composizioni dell’islandese sono state scritte in un periodo in cui era già partita la sperimentazione sullo strumento grazie a Berio, Stockhausen e tanti altri, ma costoro avevano dimenticato le tematiche impressionistiche; l’opera di Masson assume, quindi, un valore di raccordo, che solo in pochi hanno raccolto negli ultimi trent’anni di repertorio del clarinetto. Naturalmente rispetto alla composizione orchestrale, versata in tempi recenti da Masson, troverete pochissimo dell’afflato etnico a lui riconosciuto: la scrittura è interamente concentrata sulle evoluzioni crea immagini del clarinetto, al fine di creare oasi sonore in grado di coniugare liricismo, chiaroscuri e perdizione mnemonica.