Bonifazio Graziani: Adae Oratorium/Filli Prodigi Oratium & Five Motets

0
451
In 1650 one of the most envied musical schools in Europe was the Roman one. In this period Giacomo Carissimi and Bonifazio Graziani are essential figures to combine the sense of ecclesiastical institutions with the morality and the sentiments of the society; they write masses, motets and oratorios (with a new style) alongside the secular cantatas, giving the impression that there is a necessary rapprochement among these forms. The Consortium Carissimi conducted by Garrick Comeaux is able to make us feel this new trend of the early Baroque, with a desiderable operation (in world premiere recordings) in which we find five motets and two famous orators of Graziani: the interpretation emphasizes the relationship between voices and instruments and synthetically reproduces the suave climate of Rome in 1650.
_________________________________________________________________________
Il periodo tra il 1600 e il 1650 nella musica può paragonarsi ad uno di quegli incroci delle nostre grandi città pieni di direzioni e vie che sono conseguenze di percorsi a ritroso. In quegli anni eventi come la nascita della rappresentazione teatrale di stampo operistico, la piena affermazione delle parti strumentali assieme al canto e la scoperta di nuove forme allacciate cronologicamente a quelle passate sono sinteticamente piramidi di possibilità musicali tutte da approfondire. In merito al canto, oltre al consolidamento dello stile concertato e alle magnificenze dei cori spezzati della scuola veneziana polifonica, si assiste alla nascita di alcune forme di canto che partono dalla frequentazione degli ambienti musicali romani; in particolare si tratta della cantata da camera e dell’oratorio, due possibilità donate al canto come espressione della rinnovata visione raggiunta dai compositori dopo la controriforma e le naturali evoluzioni della società. Mentre la cantata fu creata per un uso non religioso, l’oratorio trovava la sua origine dalla pratica della preghiera compiuta nei luoghi di culto: con uno schema parzialmente simile (che proponeva in ordinamento arie e recitativi) le due creazioni esprimevano la complessità degli intenti compositivi a Roma con riversamenti assoggettabili a posizioni diametralmente opposte. Se da una parte il forte senso clericale impresso dalla autorità religiose infondeva ancora la necessità di comporre con strumenti minimali e con il risalto chiaro e senza equivoci dei testi del canto, dall’altra l’avanzamento delle scoperte musicali in tema di strumenti e le novità del canto erano così ben apprezzate dalla società che non potevano essere ignorate nemmeno dai più integerrimi maestri di cappella. Sta di fatto, che dinanzi alla maestosità delle forme tradizionali (le messe e i corali allargati che mostrano segnali di esaurimento), il canto concertato con qualche voce usata in modo dialogico ed utilizzando l’historia (cioè i testi latini) e soprattutto l’esaltazione delle linee melodiche a scapito di un più ampio equilibrio armonico, diviene lo standard che accompagnerà la musica di tutto il barocco. Inoltre anche il mottetto, che versava in una situazione di stallo da tempo immemore, viene rivalutato grazie alla parte strumentale. I maggiori rappresentanti di questo ultimo strascico di creatività romana (quella scuola partita da Palestrina) vedono in Giacomo Carissimi e Bonifazio Graziani i portavoce di una realtà compositiva che pur lavorando nelle sedi ecclesiastiche è attentissima a riprodurre (fuori da esse) la maggiore versatilità proveniente dal mondo del teatro e delle commedie (Carissimi scrisse 227 cantate di stampo profano): eseguono messe, mottetti ed oratori accanto alle cantate profane, dando la netta sensazione che per alcune di queste forme un avvicinamento sia indispensabile.
Dal punto di vista discografico se per Carissimi abbiamo avuto la fortuna di avere idonea documentazione, di Graziani la materia restava nello spartito. Il Consortium Carissimi, un ensemble misto di cantanti e strumentisti guidato ora da Garrick Comeaux, si è preoccupato di colmare in prima approssimazione questa lacuna, mettendo su supporto cd per Naxos cinque mottetti concertati e 2 oratori famosi di Graziani. Probabilmente tra i migliori ensembles dedicati a questo periodo storico della musica, il Consortium Carissimi in “Adae Oratorium/Filli Prodigi Oratium & Five Motets” ribadisce l’interpretazione che era rinvenibile già per le registrazioni fatte per Carissimi e che differisce da quella un pò più generale che ha coinvolto i principali ensembles concorrenti: rispetto alla platea delle esecuzioni del Carissimi e dei suoi affini (tra cui una menzione è d’obbligo per l’Ensemble Seicentonovecento, meritevole di aver fissato per primo l’integrale degli oratori di Carissimi), la particolarità del Consortium Carissimi è quella di far risaltare maggiormente l’equilibrio tra musica e canto, di fornire una dimensione naturale e live delle composizioni e smussare l’aura di spettacolarità che spesso forniscono le altre registrazioni; c’è un auspicabile rigore filologico che è elemento decisivo per assaporare quel clima soave ancora in grado oggi di produrre barlumi di bellezza sonora. La Roma del 1650 è condivisa dal fervore cattolico e dalla “tragicommedia” che si consuma nella società, nei suoi fatti e nelle sue relazioni: è un unicum del primo barocco, una circostanza che ricomposta sullo spirito religioso si ritroverà in grande stile negli oratori di Bach e Handel e costituirà l’ultimo approdo di un approccio spirituale alla materia che svanirà nella programmazione della composizione classica, intrisa degli orpelli del melodramma.

 

Articolo precedenteAyub Ogada nella musica raffinata del Kenya
Articolo successivoKatrin Zenz: Cage’s Works for flute vol. 1
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.