Non ci volle molto tempo nella musica per capire che le percussioni fossero gli strumenti più adatti per rappresentare i panorami pragmatici delle pratiche buddiste: compositori come Cage (con le proprie costruzioni di metallo) o Evangelisti (con i suoi “spazi” a cinque) avvicinarono gli ensembles percussivi alla percezione sensoria del suono come entità libera e fluida. Kwatz! è quella parola composita che nella religione buddista esprime il raggiungimento di uno stato supremo della comprensione ma è anche il nome che quattro musicisti hanno scelto per il loro progetto artistico: interamente dediti alle percussioni nell’acustica della chiesa di S.Pietro a Gazzuolo, Sergio Fedele, Roberto Dani, Enrico Caimi e Davide Negrini dimostrano che è possibile costruire delle architetture soniche basate su un set percussivo la cui metodologia è ben conosciuta (posizioni, modo di colpire, impostazione di base delle amplificazioni, etc.) ma imprevedibili sono i risultati da riscuotere (le scosse spirituali e un’incredibile, sottile armonia subsonica dei corpi metallici). Gongs, tam tam, cimbali, batteria preparata, colpi di bastone e altri oggetti di supporto condividono la sintonia dei quattro modelli del Kwatz spingendosi oltre il lecito, suscitando l’estasi dell’attenzione e il riconoscimento di turbe empatiche dei suoni.
Riconosciuto come un progetto partorito da Sergio Fedele, Kwatz! è un’estensione della dialettica del musicista che parte da lontano: pluristrumentista ai fiati con predilezione per il clarinetto, pittore, conoscitore delle arti visive e scrittore (sotto le mentite spoglie di Guido Carminati) con una spiccata vicinanza di intenti alle novelle di Italo Calvino, Fedele è da sempre promotore di un ideale simbolismo musicale, in cui far convergere il gesto, le tecniche aleatorie o improvvisative, le preparazioni e la congruenza naturale con la filosofia orientale: in tal senso un ascolto molto convincente da poter escutere si trova in Su ciò potrei già cantare… con Stefano Giust a batteria, piatti e cembali, mentre il Duo Klang (dal 2000 posto in essere con Roberto Dani) si può definire come l’embrione dell’esperienza percussiva depositaria delle soluzioni di Kwatz!, che oggi conta un accrescimento dei suoi elementi costitutivi e l’intervento diretto di Fedele nell’esplorazione acustica posta sul parco percussioni, in un set che devia dalla splendida capacità narrativa finora traslata nella musica.