Nuova camerata: Chant

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Non ci vuole molto per prendere una direzione giusta nella musica: al fianco delle idee bisogna aggiungere musicisti in grado di esacerbare quella creatività latente che rimane dentro ad uno stato quasi polveroso e trovare poi gli spazi giusti dell’esibizione. Una dimostrazione può essere il quintetto apparentemente anomalo di Nuova Camerata, un connubio di alto profilo composto in Portogallo da quattro strumentisti a corda e un marimbista, come logica conseguenza di principi che si espandono in specifici indirizzi della musica: l’abbinamento di Chant sottolinea da una parte la voglia di superare le difficoltà di transito della marimba nel reagire alle convenzioni addentrate nei percorsi contemporanei (in un settore che presenta sicuramente ingenti spazi di sviluppo), dall’altra indica come sia uno stimolo potente quello di organizzare nuove sperimentazioni su ensembles di corde che lavorano su un’enfasi di tipo improvvisativo del tutto aperta a nuove soluzioni.
Quello dell’approfondimento nei territori dell’atonalità e di ciò che che si è aperto negli ultimi cinquant’anni nei regni della musica contemporanea, è un imperativo non fine a sé stesso; l’accesso ad una situazione aperta all’impasto timbrico (un effetto reso possibile grazie alle tecniche estese e alla ricomposizione ritmica) è qualcosa che appartiene ad un futuro della musica, di cui nessuno vuol prendere atto: invece di pensare che quello che si ascolta è robaccia (cosa che incredibilmente tange talvolta gli stessi musicisti) bisogna interrogarsi sulle potenzialità di ciò che, in maniera direi congiunta, la musica classica contemporanea e la libera improvvisazione stanno cercando di suggerire. Non posso dire quanto di questo futuro sarà compreso oltre la nicchia (Stockhausen gelava gli animi a proposito, parlando di una cerchia underground di ascoltatori), ma sicuramente esso sarà espressivo, autentico, l’unico ancora disponibile per equilibrare gli stimoli del cervello e le capacità liminali indotte dalla musica, in un cammino di perfezione verso un mondo dell’arte in cui persino l’inanimato degli strumenti può trasformarsi in un potente veicolo di comunicazione e di sistemazione emotiva.
La Nuova Camerata è pronta a fornire questi stimoli dato, poi, che al suo interno ospita alcuni dei migliori musicisti viventi in terra portoghese: Pedro Carneiro, alla marimba ha suonato come protagonista di composizioni di Erkoreka, Erkki-Sven Tuur, Mantler o Tinoco e si dedica a programmi eclettici in cui riprende le percussioni di Xenakis o Takemitsu; concilia un’attività direttiva orchestrale nella Portoguese Chamber Orchestra e non si distrae da incursioni in progetti improvvisativi, anche di natura elettroacustica. I veterani dell’improvvisazione conosceranno poi sicuramente Carlos Zingaro, violinista di grande esperienza e virtù espressiva, un musicista che si impose all’attenzione soprattutto nelle collaborazioni profuse con Joelle Leandre e Daunik Lazro e d’altronde, Zingaro non è nuovo al tipo di esperienza proposta in Nuova Camerata, poiché ci sono stati già tentativi di organizzare un chamber combo in passato (Marcio Mattos, Simon H. Fell, Ken Filiano, Ulrich etc.). Alla viola un contributo essenziale viene dato da Joao Camoes, un eccellente improvvisatore di Lisbona, che vi invito a scoprire nel trio di Earnear con piano e cello (R. Pinheiro e M. Mira), nonché negli avventurosi impasti con fisa ed elettronica (nei cds con Parle e Foussat)*; Ulrich Mitzlaff al violoncello e Miguel Leiria Pereira al contrabbasso completano la formazione.
Registrato con acustica perfetta all’Auditorium Vianna da Motta della scuola superiore di musica di Lisbona, Chant colpisce per la bellezza delle sue realizzazioni, divise qui idealmente in 7 parti: sono incroci immacolati che esplicitano tessiture sonore ottenute in un ambiente totalmente votato all’atonalità completa, dove ogni strumento scruta quella parte volutamente a sua disposizione nell’ambito di un programma di improvvisazione dove ciascuno ha un preciso compito: la marimba lavora sulle atonalità che la rendono empaticamente vicina ai suoni di un fondo di bottiglia, il violino e la viola sprigionano continue serie inesatte di Schoenberg, ciascuno rispettando la propria impronta timbrica, mentre il violoncello lancia vie traverse e il contrabbasso vive di pulsazione. Una parte dell’universo dei suoni di Lachenmann viene resuscitato assieme alla mimesi creata dalle risonanze e da un’austerità liquidata in un inclassificabile sentimento: un clima vitale che comunque fa pensare ad un misterioso affresco o ad un monumento antico. Sì, perché l’attenzione è probabilmente riposta su quest’ultimo aspetto e la definizione di Chant potrebbe non essere elusiva di un significativo spirito di una pratica, rinnovo in chiave moderna di una forma di linguaggio. Con la Nuova Camerata è come schiudere portali o porte sante, mettersi d’accordo convergendo verso gli stessi obiettivi, far diventare gli strumenti vittime di un raccordo umorale covato in una parte della memoria, e ciò che sembra il risultato di una composizione, invece è l’esito di una sessione di improvvisazione condotta in maniera eccellente sul versante dell’interpretazione e dei suoni.
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Nota:
*in queste pagine Daniel Barbiero ha recensito il suo A la face du ciel!
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.