Le “Prossime trascendenze” auspicate dal sassofonista soprano Gianni Mimmo, conducono ad un evanescente concetto della “forma”: ciò che da tempo è oggetto del desiderio nella musica contemporanea al riguardo, passa da un sottile gioco di percezioni. Il cambio di rotta avvenuto nel post-guerra musicale ha delineato un nuovo sistema di relazioni incorporee che demandano al musicista il recepimento di un filo conduttore da utilizzare durante la perfomance. Il ruolo della composizione è strategicamente modificato per assolvere a questo scopo: nelle interessanti partiture dei due pezzi che Mimmo ha scritto per piccolo ensemble da camera e che trovano posto in Prossime Trascendenze, l’obiettivo è di dare informazioni letterali e grafiche essenziali e lasciare che l’improvvisazione faccia il resto. Dietro “Due sestetti” (composizione per sax soprano, tromba, trombone, corno di bassetto, viola e contrabbasso) e “Cinque Multipli” (composizione per sax soprano, corno inglese e francese, violino e percussione) si nasconde un fantastico mondo emozionale che affonda il manico nell’arte musicale e pittorica. Gli splendidi drivers cercati da Mimmo fanno comprendere che l’analisi vada fatta in una sezione artistica del novecento che sta molto cara al musicista: l’orecchio si soddisfa partendo dal Concerto da camera di Ligeti, l’occhio si crogiola nei dipinti dell’hard-edge painting e delle donne di Felice Casorati; l’opera di congiunzione tra i due sensi si fregia invece delle intuizioni delle partiture grafiche di Earl Brown. Sono elementi strettamente interconnessi, che determinano l’umore delle composizioni di Mimmo, che mutua la loro significatività portante: il kammerkonzert di Ligeti ha un suo ruolo dominante, poiché all’epoca della sua creazione si contrapponeva agli insegnamenti seriali recuperando l’efficacia delle linee melodiche e la costruzione di tessiture piene di climatizzazioni in via d’emersione, con clusters, estensioni e movimentazione sonora discreta e dinamicamente impostata allo scopo; Mimmo unisce questi effetti con la bellezza dei quadri di Casorati. Quello che colpisce di questa alleanza è la distanza dei protagonisti auditivi/visivi rispetto alla dimensione vissuta: sono personaggi, note o rettangoli di colore che impongono un’eccezionale deviazione di prospettiva, laddove i personaggi sembrano non partecipare, le note svincolarsi da una forma stabilita, i rettangoli imporre un’idea profonda da trovare aldilà del colore; quella via di mezzo tra realismo e metafisica è la congenialità che Mimmo offre ai partecipanti e grazie alla libertà che ne consegue, è un prezioso regalo per tutti i musicisti coinvolti (Marelli, Mariotti, Contini, Sacconi, Taylor, Arcari, Blunt, Mayes e Clivati dimostrano di possedere un background recettivo superiore alla norma, non solo per le tecniche non convenzionali utilizzate, ma anche per la particolare sensitività mostrata verso l’approccio contemporaneo).
Qualcuno potrebbe obiettare: è qualcosa che musicalmente funziona? Decisamente si, specie se pensiamo al fatto che i compositori di rottura del novecento hanno delineato, nell’assenza di forme specifiche, una forma libera i cui punti di riferimento vanno cercati in altre soluzioni d’interesse: Due sestetti e Cinque Multipli regalano delle estasi del momento, ma non c’è nessuna prevaricazione, si avverte nella musica quella spumeggiante voglia di vivere, un sentimento misto tra tenera libertà di espressione e candida ricerca meditativa, una qualità che ci appartiene e può essere rinvenuta solo sintonizzandoci tra noi stessi (è quello che riescono a fare i musicisti qui impegnati). Così facendo si potranno vivere momenti che nascono dal nulla e portano così lontano.
Oggi le istanze compo-improv si muovono in direzioni pericolose (si pensi a tutta la dottrina che espande nel movimento e nella mappatura acritica delle relazioni di vario tipo il futuro dell’improvvisazione), ma Mimmo rappresenta un’oasi del benessere che non ha eguali, poiché le sue navigazioni accolgono quell’idea di Sciarrino di indagare su un linguaggio ulteriore rispetto a quelli conosciuti: quello della percezione del sentire, che sa tanto di una vittoria collettiva sulla solitudine, quella riflessione di non conoscibilità spirituale che affliggeva Casorati nei dipinti di Daphne: esiste una dimensione da scoprire che è tutta racchiusa in quella magnifica squadratura dell’ampia finestra, aperta sui campi verdi ed immacolati della campagna e che Mimmo vi invita a percorrere.