Il laboratorio scientifico di Nuove Musiche

0
733
foto fondazioneprometeo.org
La collaborazione tra la Fondazione Prometeo di Parma e il Laboratorio Musicale del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Palermo regge la prima pubblicazione di una nuova rivista di musicologia dedicata alla musica contemporanea. “Nuove Musiche” sarà un periodico semestrale che intenderà coprire le vaste problematiche del settore, cercando di superare le difficoltà di un sistema in debito di interesse e di finanziamenti. Alzare la qualità delle pubblicazioni, attraverso la costituzione di un sinergico incontro tra comitato scientifico e quello di redazione, è la chance che si offre per stimolare l’approfondimento e le conoscenze in una modalità che si presenta anche nuova, poiché a differenza delle riviste fin qui conosciute in Italia, tenderà ad ospitare gli stessi protagonisti della musica (compositori, esecutori, maestranze organizzative, etc.), nel tentativo di creare uno spazio conclamato per esprimere pensieri, studi ed opinioni sulla musica contemporanea in maniera specifica e allo stesso tempo collaborare alla instaurazione di un clima unico e coesivo utile per distribuire efficacemente i messaggi che questa musica comporta. L’approccio di analisi degli argomenti sarà inoltre propenso a formare un nucleo di relazioni interdisciplinari, che comprenda anche campi affini o lontani, su cui si possa basare l’analisi musicologica.
Sono molto contento di aver avuto la possibilità di consultare il primo vagito di Nuove Musiche, che per l’occasione affronta il tema della vettorialità/protensione nella musica, con una serie di specifici contributi che ne coprono la prospettiva: oltre alle prefazioni di Martino Traversa (direttore editoriale), Paolo Emilio Carapezza, Gian Paolo Minardi e l’introduzione esplicativa di Stefano Lombardi Vallauri (direttore del comitato scientifico), una serie di autori vi fanno immergere nelle pieghe di un argomento che si rivela affascinante e che dimostra di essere ancora in fase di vitalità nelle ultime evoluzioni della musica contemporanea (i contributi sono di Giovanni Guanti, Elisa Negretto, Alessandro Cecchi, Alberto E. Colla, Nathalie Hérold, Giacomo Albert ed Ingrid Pustijanac). Parlare di vettori in musica può certamente richiamare l’utilizzo che se ne fa in matematica o in ingegneria per qualificare una forza: nel caso musicale tutto il coacervo teorico si sposta sull’ascolto e sulle sue capacità cognitive; avvertire una tensione in una composizione significa saper riconoscere una struttura, quella provocata da un vettore in movimento con una sua direzione e un suo processo di svolgimento. Ne possono essere coinvolti tutti i parametri della composizione musicale (armonia, timbro, dinamiche, etc.) e si permette all’ascoltatore di individuare patterns di cambiamento. I contributi sono completi, fissano gli studi in materia, consentendo di redigere un quadro ampio e granitico anche sui diversi livelli temporali che regolano lo svolgimento della direzionalità, definendo le fasi della protensione, delle aspettative e dell’anticipazione (esaustiva si presenta al riguardo l’analisi della Negretto). Essi consentono di elaborare un excursus storico fin da quando i compositori e teorici della musica si chiesero come concepire la tensione e la risoluzione nella tonalità e nelle teorie armoniche (in tal senso la bellissima analisi di Colla oltre a presentare l’apporto progressivo delle varie scuole di pensiero, suggerisce un nuovo studio sulle serie intervallare di Hindemith). Gli scritti, comunque, si concentrano soprattutto nel contesto della composizione contemporanea, individuando alcuni esempi tipo (Lombardi Vallauri cita come caso di musica vettoriale An index of metals di Romitelli, mentre Nathalie Herold si sofferma su Prelude sur un meme accord di Dutilleux e Territoires de l’oubli di Murail, in una considerazione timbrica del vettore); così come Albert brillantemente descrive ed intuisce nuove relazioni tra vettori e percezioni temporali grazie agli sketches di It’s Gonna rain di Steve Reich. Non manca nemmeno la copertura del campo estetico dei parametri cognitivi dell’ascoltatore, su cui si inserisce lo studio della Pustijanac, che sulla base delle intuizioni di Stockhausen e degli spettralisti francesi si addentra nelle differenze di percezione tra suoni, fissando le quantità utili per il riconoscimento e la loro prevedibilità, evidenziando anche le modifiche intervenute e la difficoltà di ulteriori elaborazioni a causa di una complicazione degli elementi utilizzati nella composizione.