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La progettualità fonetica si coltiva d’altronde anche per le nuove generazioni, poiché essa non è rivolta solo al bagaglio delle cantanti, ma è anche disponibile per un dialogo con i musicisti. Non si tratta solo di simulare strumenti cercandone di fare il verso, ma di stabilire una possibile “movimentazione” delle emissioni vocali in grado di stimolare panorami più ampi; nella libertà del gesto e della soluzione del momento è possibile raccogliere informazioni specifiche sulla musica, anche quelle si trovano nel bel mezzo di un clima non chiaro, non immediatamente visibile nella sua configurazione: una sorta di vicolo cieco in cui ognuno porta la sua esperienza. E’ ciò che succede esattamente con il trio Blindflug, assieme al percussionista Emanuel Kunzi e al sassofonista Sebastian Strinning, due giovani musicisti pronti a prendere in mano il fardello della nuova generazione musicale improvvisativa in Svizzera.
“Without doubt” è quindi un modo per rinnovare la fresca vitalità artistica della Newton (che quasi mai ha accusato sbavature o cambi di rotta) e ci consente di apprezzare più a fondo i due improvvisatori svizzeri che, per l’occasione, cercano di contemperare ad una doppia esigenza: creare un ambiente sonoro idoneo, aria e spazio, e cercare nuove relazioni. Ciò si verifica con Strinning che cerca di canalizzare gli umori stabiliti, lavorando sulla colonna d’aria e su una tombale frammentazione del sax e con Kunzi, invece, disponibile a trovare suoni in linea attraverso uso di preparazioni sulla batteria (vedi qui un’estratto di un’esibizione al JazzGehtBaden, dove copre il rullante con un panno e usa bacchette scanalate). E’ così che è possibile passare dall’istinto chomskiano di Morphing o di Ways alle cavità sonore di Baden. Pur non venendo mai meno la capacità simulatoria, in Without doubt è più a fuoco la volontà di provare a costruire una grammatica del linguaggio, verificarne i limiti e costruirne inflessioni, anche tramite l’ausilio della relazione musicale. E’ un sentiero che possiede un fascino trasversale, che combina le qualità della Newton con l’espressionismo ricercato dai due musicisti ed è capace di esaltare una narrazione (che ognuno può condurre con l’immaginazione verso un evento dislocativo o una problematica dell’anima) con mezzi completamente diversi, volando alto sui sentimenti e facendoci capire che però esistono e sono lì.
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*Nota:
da quel momento è partita una discografia piuttosto omogenea, nella quale mi sento di consigliarvi le collaborazioni con Thomas Hortsmann, i 18 Colors con la Léandre, il campionario di soluzioni del suo unico cd in solo dal titolo Soundsoungs, e più recentemente la collaborazione con Joachim Gies e con Park Je Chun, che vi consentono di scoprire nuovi orizzonti e musicisti.