Fuori dall’Argentina non sono in molti a conoscere la musica di Alicia Terzian. Per questa “ragazzina” di 83 anni al 1° luglio, allieva di Ginastera, si potrebbero aprire le porte di una maggiore conoscenza e rivalutazione, oltre quella accumulata come tutrice della musica contemporanea del suo paese; un traguardo che forse non si sperava più di ottenere. L’occasione viene data da una eccellente raccolta di 4 sue composizioni pubblicate per la Navona R., che contiene probabilmente i picchi creativi della compositrice. Dopo un periodo iniziale (che va dal ’54 fino al ’66 circa) in cui Alicia ha profuso sforzi verso la composizione classica e romantica, è seguito un’altro determinato a rompere con il passato, adatto per affrontare le sfide che la musica contemporanea stava offrendo (in patria Kagel era un’esempio assoluto). L’allontanamento da Ginastera o da gran parte della composizione latino-americana venne gestito benissimo, poiché i nuovi argomenti trattati (individuati dalla critica come periodo cosmico e più tardi della spazialità) offrivano materiale dotato di un personale elemento di novità che la raccolta appena citata coglie a meraviglia: sebbene senza un’ordine cronologico, Off the edge apre con Carmen criaturalis, una splendida composizione scritta nel 1970, per corno, vibrafono ed orchestra, che qualcuno vede come un altro prodromo dello spettralismo; qui si apprezza la ricerca microtonale, aperta dalla partitura del corno (protagonista assoluto) ed estesa a tutta la struttura creata intorno dall’orchestra, con glissandi silenziosi e una capacità di muoversi in un incredibile riserbo espressivo durante il pezzo; è un merito che va assolutamente condiviso con la Siberian State Symphony Orchestra diretta da Vladimir Lande, che rende perfetta l’esecuzione.
Canto a mi misma, una composizione del 1985 per orchestra d’archi, coro di voci e live electronics, va oltre perché aggiunge alla particolare e straniante scrittura microtonale, validi riferimenti alle pratiche del suono nello spazio in ottemperanza con le scoperte fatte da Nono con il suo Prometeo: di tutt’altra sostanza stilistica, i delicati trattamenti elettronici proposti dalla Terzian sono utilizzati per stabilire un inquieto carattere della composizione, che d’un tratto si arricchisce di una registrazione di voci mixate in sovrapposizione tra loro (un coro del tutto atipico), che leggono i testi di 20 poemi; un flusso di sapienza che si unisce ad una vorticosa ed incredibilmente cosmica parte finale.
Off the edge, per baritono, string orchestra e tam-tam del 1992, districa la misteriosa parte microtonale tra scampanellii estemporanei, declamazioni e un ritorno classico del tutto obliquo; una composizione in cui Alexander Mikhalev e il Choir of the Art College of Krasnoyarsk si incaricano di scovare (se possibile) un trait d’union tra misticismo armeno e pragmatismo orientale. D’altronde il misticismo è anche l’attualità della Terzian.
Si termina girando all’indietro nel tempo con una sua primissima composizione, i Tre piezas opus 5 per soli archi, tre movimenti di fattiva dignità compositiva, con chiari riferimenti a Bartok, Stravinsky per gli ostinati e a Shostakovich per le tessiture armoniche.
Non so se vi ho convinto con le mie parole, ma sento che questo cd è un piccolo tesoro.