Ha ragione Kevin Courrier quando definisce la musica di Randy Newman come “...sophisticated songs about idiosyncratic and sometimes deranged individuals. He does this rather ingeniously, too, by blending the sweeping romantic scores of Hollywood movies into his collection of ragtime shuffles, R&B, and rock & roll songs…..”; nell’analisi accurata di Courrier, Newman appare come un nuovo commediante della musica rock, un’uomo dotato di una satira che non sa mai dove va a parare e che riempie il testo di parodie che sono critiche silenziosamente aggressive del sistema di vita americano. Negli anni settanta la musica di Newman è stata tra le espressioni più nobili dell’intero circuito musicale e la specificità dell’artista è venuta subito fuori, mostrando un proprio stile, riconoscibile senza mezzi termini. Il suo primo album, il lontano Randy Newman creates something new under the sun del 1968 è già un lavoro ponte: trae linfa ed ammirazione dagli avanzamenti pop dei Beach Boys, Van Dyke Parks e Harry Nilsson in tema orchestrale e lancia una prospettiva di base sul blocco cantautoriale losangelino, che arriverà di lì a qualche anno (la Mitchell gli è contemporanea, ma bisogna considerare anche Waits, Browne, Eagles, Zevon, etc.); tuttavia è un’esperienza singolare, ancora inefficiente sul versante del cinismo, ma che non ha nulla in meno del favoloso trittico di pubblicazioni, ad intervalli di due anni, che seguirà RN creates something new under the sun; è qui che si stabilisce definitivamente nel tempo la figura musicale di Newman, che estrae dal cilindro 12 songs, Sail Away e Good old boys, con tanti brani oramai iscritti nella storia del genere. Uno dei ganci vincenti di Newman sono anche le produzioni di Lenny Waronker e Russ Titelman, due produttori controversi nell’apprezzamento di critica e audience, che assieme a Ted Templeman monopolizzavano la gran parte degli artisti rock dell’area californiana: il motivo è la “laccatura” impressa agli strumenti e agli arrangiamenti, un fattore che, a dire il vero, si udirà con più vigore a metà anni settanta, quando i mezzi di registrazione si fanno sempre più potenti. In 12 songs o Sail Away le registrazioni restituiscono ancora qualcosa di molto artigianale e conveniente per dare ai lavori, nel loro complesso, quel carattere espressionista che si richiede.
Se accettate il pensiero dello scrivente al riguardo, dovete annuire anche sul fatto che il principio della laccatura andava applicato caso per caso ed era anche inficiato dalla forza ed organizzazione delle canzoni sottostanti: ecco quindi che un titolo come Little Criminals può diventare un capolavoro, smentendo il preconcetto: in quel lavoro c’è ancora il 100% di Newman e il massimo sforzo di Waronker e Titelman nel voler levigare le forme sui nuovi sintetizzatori: la satira ingabbiata (Short People è un contrastato e colossale hit), la pena del narratore di fronte al degrado e alla solitudine (In Germany before the war è un affondo nel decadimento pre-Weimar, Baltimore è una visione algida degli effetti del declino occupazionale dell’industria), la simulazione e il desiderio (nella magnifica Jolly Coppers on Parade un rullante impostato a ritmo di parata militare, segue alcuni splendide combinazioni di accordi di piano, sullo sfondo dell’impressione di un racconto di un bambino che si innamora dei militari che sfilano, e che confida alla madre che è con lui “…that’s the life for me…when I’m grow that’s what I’m gonna be…“). Randy parla di argomenti polarizzanti seppur conosciuti, eleva la normalità, riesce a prenderci allo stesso modo con cui un amico ci parla ad un tavolo in un bar, lasciando a noi il compito di decidere da che parte stare nei suoi racconti. Se un difetto può rinvenirsi è quindi solo quello di non dare soluzioni, poiché la formula musicale resta sempre una combinazione vincente.
Le successive raccolte di Born again e Trouble in Paradise non hanno la stessa continuità ed omogeneità di Little criminals e sono preparatori alla virata del pianista verso la composizione per colonne sonore per bambini, fatto che gli porterà molta soddisfazione e gloria (con un grosso contributo ricevuto dalle saghe del Toy Story). Si apre, dunque, un fase diluita della sua carriera discografica, con i lavori personali intervallati da un periodo medio di attesa di circa 10 anni, partendo da Land of dreams nel 1988, un lavoro autobiografico, che presenta alcune grandi canzoni (Dixie Flyer, New Orleans wins the war, la novità dell’intrusione nel rap e nei ritmi dance del periodo con Masterman and Baby J), qualche ripetizione (It’s money that matters, con la chitarra di Knopfler, rifà il verso al similare oggetto dei Dire Straits) ed una leggera sovraproduzione, forse frutto di una battaglia condotta con quattro produttori diversi; poi, bisognerà aspettare 11 anni per ascoltare Bad love e nove anni ancora per Harp and angels, che rappresenta anche il punto meno interessante del suo percorso complessivo.
Randy Newman e il suo nuovo Dark of Matter
9 anni ancora per il nuovo Dark Matter, un lavoro a due facce: una, in linea con quanto Randy ha fatto nel passato ed una nuova, che mostra un inaspettato miglioramento. In quest’ultima Newman, pur non perdendo mai l’ironia, è apertamente prolifico dal lato della scrittura dei testi, con spazio narrativo multiplo, sdoppiato su più personaggi o sui cori. In tal senso vanno considerati i nove minuti di The great debate, che coprono argomenti come la materia oscura, il surriscaldamento del pianeta o la teoria darwiniana dell’evoluzione, facendosi largo tra rappresentati delle discipline scientifiche e credenti delle religioni, una divaricazione che vuole sollecitare il differente approccio delle due categorie (serio e supponente quello degli scienziati, approssimato e fatalistico quello dei credenti); musicalmente parlando, in The great debate ci sono cose nuove, atonalità e arrangiamenti ricercati, inseriti in un brano che parla la sua lingua. La sostanza di un diverso trattamento, d’altronde, si sente anche in Brother (una conversazione dei fratelli Kennedy su Cuba e sulla necessità di ritrovare una cantante del posto) e in Putin (di cui si evidenzia una doppia virilità, fisica e nell’accomodamento della politica). Per il Randy conosciuto nelle tenui o disperate ballate del passato, invece, qui ci sono almeno due splendidi riferimenti: Lost without you e Wandering boy, che ci riportano alla magnifica tensione di canzoni come I miss you e Texas girl at the funeral of her father.
Discografia consigliata:
-Randy Newman creates something new under the sun, Reprise 1968 (ristampato anche come Randy Newman)
-12 songs, Reprise 1970
-Sail away, Reprise 1972
-Good old boys, Reprise 1974
-Little criminals, Reprise 1977
-Land of dreams, Reprise 1988
-Bad Love, Dreamworks 1999