Su queste pagine ho introdotto il Trio Accanto in una puntata sulla contemporanea italiana (vedi qui). In quella sede, tra le altre cose, mettevo in evidenza il work in progress che il trio Marcus Weiss (sassofoni), Nicolas Hodges (piano) e Christian Dierstein (percussioni) stava affrontando. Una parte del lavoro di arricchimento del repertorio del Trio è ora rinvenibile in un cd Wergo che raccoglie 5 composizioni in first recording, con quasi totale predilizione per la composizione tedesca: Songs and poems presenta 4 commissioni affidate a Rihm, Zimmermann, Thomalia e Dohmen e una di Aldo Clementi (che si deve considerare un’altra fioritura di Darmstadt), con un’ampia attenzione ai caratteri moderni della musica e con molte particolarità da scoprire. Ne fornisco un commento, ribaltando l’ordine di presentazione delle tracce su cd e prendendo in considerazione uno di tipo cronologico.
Quanto a Clementi e alla sua Tre Ricercari scritta nel 2000 per sax alto, piano, celesta e un bis percussivo (vibrafono e campane tubolari), si tratta di andare a scavare nel contrappunto e in quell’idioma che si fondò subito nel Rinascimento; non è assolutamente errato pensare che quell’atto del ricercare musicalmente avesse la sua valenza, infiltrandosi nelle possibilità della composizione; Clementi riteneva che il ricercare avesse un fondamento essenziale per ottenere comunicabilità e tensione emotiva anche in tempi moderni. Nei Tre Ricercari si introduce una simmetria di sequenze strumentali, ripetute per quasi venti minuti, che creano continue relazioni interessanti, grazie al rapporto tra le intensità dei suoni e le loro velocità, rivelando nella scansione temporale un’incredibile dimensione altera: quel contrappunto a forza di presentarsi e scavare, ci consegna ciò che Martina Seeber (dispensatrice delle chiarissime e dettagliate note interne) segnala come alterazione della percezione temporale; resta solo la difficoltà di carpire volontà trascendentali da interpretare per simulazione sonora.
Una più compiuta parvenza spirituale si presenta in As I walking I came upon chance di Walter Zimmermann: scritta nel 1998 per pianoforte solo sotto la denominazione Wustenwanderung, la composizione del tedesco è stata riadattata dal Trio Accanto con una partitura per sax tenore, piano e percussioni specifiche (marimba, campane e steel drum), che contiene al suo interno un testo di Robert Creeley, che nella versione originale al piano non esisteva. Del poema di Creeley non sentirete nemmeno una parola, perché Zimmermann ha voluto solo dare un orientamento emotivo ai musicisti, invece As I walking I came upon chance pensa al contrappunto bachiano e all’anima mundi di Platone (in verità lo spirito del greco è stato abbracciato egregiamente dalla storia numerose volte), risaltando la straordinarietà del percorso del pianoforte che scopre lande armoniche complesse, ma che sorreggono a perfezione la fantasia della nostra sensibilità uditiva. Una composizione eccellente, che il Trio ha fatto benissimo a rivalutare.
La particolarità e bellezza di Gegenstuck, la composizione di Wolfgang Rihm, sta invece nell’inusuale prestanza ritmica: scritta nel 2006 per sax contrabbasso, piano e set percussivo specifico (gong, campane, tam-tam, marimba e bass drum), Gegenstuck funziona come un set di diapositive che velocemente si avvicendano nella visione, dove ognuna di esse si presenta con caratteristiche sonore differenti da quelle precedenti: la combinazione timbrica è in grado di restituire un percorso speciale, frammentato ma interessantissimo che permette alla nostra memoria uditiva di immagazzinare stati specifici dell’immaginazione situazionale, tramite il continuo prolasso del pezzo: l’atto strumentale e combinatorio del mormorio o del respiro volutamente faticoso sono solo alcuni degli elementi del trasporto.
Il Lied di Hans Thomalla (sax tenore, piano e vibrafono) ha dalla sua parte una bella partitura che evidenzia microtonalità e soprattutto il vibrato, che viene elevato a potenza della struttura: perfettamente annotato in tutti i suoi punti, Lied cerca di sondare un unicum sonoro tra i tre strumenti, andando a trovare tutte le corrispondenze di velocità e intensità dei suoni, un lavoro complesso e approfondito sul tema che potrebbe appartenere ai compositori della New Complexity, sebbene non conceda nulla ad un’eccessiva frammentazione o mancanza di godibilità.
Più orientabile verso le tematiche della libera improvvisazione e del free jazz è il pezzo di Andreas Dohmen: Versi rapportati non è naturalmente improvvisazione, poichè è tutto minuziosamente dettagliato nella partitura, ma contiene i semi della libertà improvvisativa focalizzata su uno scritto. Ne deriva una composizione con le impostazioni ritmiche e melodiche alterate, con fraseggio a scatti e movimentazioni impulsive, che accoglie clusters pianistici e risonanze, sassofoni congestionati e alternati ad alto e baritono, mentre risulta ardua l’impresa di carpire poetiche barocche così come enfatizzato da Dohmen; anzi, Versi rapportati fa pensare all’espressionismo astratto, un basamento pittorico con pennellate contrastanti, come succedeva negli spettacoli di Ayler.
Songs and poems, a differenza di quanto può far pensare la titolazione, non preme in nessuna maniera sulla cantabilità o la poesia, è invece un lavoro essenziale sulla musica, su una combinazione giovane degli strumenti e sulle capacità di saper materializzare in musica le idee compositive tramite l’esecuzione: sotto questo punto di vista Weiss, Hodges e Dierstein risultano impeccabili nel dare il perfetto sovvrappeso a ciascuna nota, ritenuta eletta per compiere le prerogative compositive, spesso andando incontro anche alla difficoltà esasperata dei brani. Se nel precedente cd della Wergo (Funambules), compositori come Aperghis, Riehm, Schullhorn e Prins fornivano i loro contributi nell’ottica stilistica propria sui temi del funambolismo, dell’introversione politica o della caccia ai tesori dei linguaggi antichi sconosciuti, in Songs and poems è la sostanza sonora che viene premiata molto più di quella relazionale, costituendo uno dei massimi interpretativi del Trio. Non posso però fare a meno di segnalarvi l’efficacia e la splendida compenetrazione di registrazioni che probabilmente detengono al momento il primato del mio interesse: il mio riferimento è all’esecuzione di Durch, pezzo spettacolare di Mark Andre, che si trova in una monografia sull’autore per Kairos, e a Klangnarbe di Marina Khorkova, un’altra magnifica dimostrazione di forza per sax baritono, piano preparato e percussioni, che è stata oggetto di un intervento del Trio su una monografia della giovane compositrice russa per Wergo due anni fa.