E’ una relazione da aggiornare quella postulata tra chitarra e violoncello che si presenta nei duetti del chitarrista Andrea Massaria con la violoncellista svizzera Clementine Gasser: le trasformazioni timbriche della chitarra di Andrea Massaria (spesso al limite timbrico di uno steelpan) si incontrano con il classicismo contemporaneo della cellista, che non è nuova a questo tipo di esperienze, avendo già lavorato con il chitarrista Peter Lossl.
In The spring of my life l’idea progettuale è stata quella di trasformare in una partitura mista (grafica e convenzionale) 6 componimenti haiku. Il risultato è brillante e molto diverso da un cinetico pensiero orientale, perché ha volontà di raccogliere le velleità di atomi di suoni difformi e di non corto respiro. Ne deriva un sound spiazzante, depurato dai normali fattori armonici, a momenti apocalittico o muscolare (In my new clothes), in altri completamente atomizzato (le preparazioni sono l’essenza di Snow melting); c’è persino una matrice contemporanea in entrambi che rasenta l’artigianato del Battistelli di Experimentum Mundi, in The day Burst.
Continua, perciò, con profitto il lavoro di Massaria sull’universo dei suoni spuri, delle dimensioni emotive impensabili, che lo pone nei posti di vertice del chitarrismo improvvisativo italiano ed europeo per idee e risultati raggiunti.
L’impulso della instant composition è determinante nello spettrale binomio tra il pianista Simone Quatrana e il sassofonista Stefano Ferrian, censito come A-Septic: è stato appena pubblicato per Amirani R. il secondo cd del duo dal titolo Syria, che fin dalla cover, un dipinto di Elena Romenkova, non lascia spazio ad interpretazioni bigotte delle vicende mediorientali. E’ un freddo, preoccupato impressionismo che viene fuori dalle evoluzioni improvvisative del duo, in linea con sonorità tutte impostate alla libertà dell’espressione, al sentimento e alla qualità delle note e dei suoni. A momenti romantico, altre volte aspro, Syria conferma quanto già fatto in A-Septic, primo cd nel 2014 del duo: c’è una base schumaniana che avvolge la patina musicale, che si mischia con l’amara tranquillità da club del Other side of Round Midnight di Dexter Gordon (Storm è emblematica al riguardo), ci sono temporali in vista (il pianoforte di Quatrana in Unreachable consonance riesce a riprodurre l’effetto tuono in trama, mentre il sax di Ferrian lambisce gli spazi tormentosi del primo free jazz di Roscoe Mitchell) o navi in porto (gli armonici che danno inizio a Sounds). Tutto notevolissimo e perfettamente calibrato nell’improvvisazione.