Fabio Nieder: Obraz

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Tra le novità discografiche della Stradivarius R. fa particolarmente piacere notare la pubblicazione di un cd monografico del compositore Fabio Nieder (1957): si tratta di registrazioni del settembre 2017 presso l’Auditorium Pollini di Padova, un pool di co-interesse condiviso con il pianista Aldo Orvieto, Luca Richelli e Alvise Vidolin per la parte elettronica e Dario Savron alle percussioni; “Obraz” (questo il titolo della raccolta) è la realizzazione di un progetto presentato al Centro d’Arte degli Studenti di Padova nel 2013, specificatamente dedicato alla musica di Nieder. Nel poliglotta linguistico che caratterizza la vita e la musica di Nieder (il compositore usa indistintamente la lingua slovena, l’italiano, il triestino e il tedesco per le titolazioni), l’Obraz sloveno corrisponde alla parola “volto” del nostro italiano, parola usata per omaggiare Luciano Berio, compositore con cui entrò in contatto ed amicizia nel 1997. Rispetto alle esecuzioni del progetto padovano Obraz è arricchito di 3 composizioni in linea con quanto Nieder aveva intenzione di esporre, ossia una rappresentativa schiera di pezzi strumentali legati alla scrittura per lied o canti popolari. Lo scopo, dunque, di Obraz è quello di evidenziare immagini indotte dalla musica senza che si manifesti la vocalità in nessun modo o tenendo fede ad una parca presenza vocale capitalizzata all’obiettivo compositivo e sonoro: tenere gli accenti e dar esecuzione alle melodie, navigando in una situazione naturalmente non romanticizzata né tanto meno assemblata per elementi.
Della musica di Nieder si sono innamorati in molti, chiedendone anche commissioni: tra i pianisti, oltre ad Orvieto, non si dimenticano i contributi interpretativi di Marino Formenti (che ha partecipato al suo Der Bilderfresser come sezione del Thummel, oder die Verloschung des Wortes, il teatro musicale notturno su testi di Magris) e Stefania Amisano; nel resto del parco strumentale e vocale la sintonia è scattata (tra i tanti) con Eduard Brunner, Teodoro Anzelotti, Heinrich Schiff, la Hannigan e il Neue Vocalsolisten Stuttgart.
La musica di Nieder è personalissima e molto vicina alle sensazioni degli inverni di Timmel: una precisa scelta soggettiva che sembra confermata anche dalla foto in copertina del cd, dove l’infreddolito compositore buca con uno sguardo trasversale e pacifico una prospettiva fortemente imbiancata della natura: ma oltre l’impressione c’è di più. Nieder va oltre il senso del grigiore o dell’offuscamento, stabilisce invece uno stato di attenzione, un’attesa che non ha certamente radiosità, ma che incorpora la reazione dell’uomo comune di fronte alle mancate risposte dell’esistenza; con Nieder si vivono benissimo i presentimenti, i sintomi che preludono alla glacialità delle opinioni e all’incomprensione dei fenomeni futuri. E’ così dunque che il piano sfrutta ricordi che colgono quel senso di splendida freddezza degli animi, gli archi soffrono in una via dettata dalle atonalità, le orchestre vagano senza soluzione e i cori immortalano requiem strani e pieni di fascino. La musica di Nieder non è affatto lugubre e senza speranza, al contrario vive nella sua inquietezza e  nella pienezza di condensazioni emotive, magnificamente furtiva su un certo passato musicale.
I pezzi di Obraz hanno dunque lo scopo di incorporare immagini e provocare stati d’animo: se si eccettuano i brevi passaggi pianistici di Funf Fruhe Klavierstucke (composti nel ’75), tutte le altre composizioni sono state scritte dopo il 2000; in Stiri slovenske ljudske za prst palec (Quattro canti popolari sloveni per il dito pollice), le melodie popolari vivono come in un’ibernazione, senza centro di gravità, lavorate sul pedale di risonanza e sulla concentrazione sul peso del pollice sulla tastiera; Pentatonisches Fragment einer tatarischen Volksweise impegna una frequente ed ulteriore caratteristica della musica di Nieder, ossia quella di un supporto vocale a difesa dell’ambientazione sonora; qui il riferimento è ad un melodia tartara che trova sostegno nel respiro e nelle verbalizzazioni di un pianista che entra nella pelle dell’uomo che rappresenta il canto e il suo sfinimento, sotto forma di accordi pentatonici dalla cassa di risonanza ampia che producono una cristalizzazione dell’impianto sonoro. Una sorta di benefica distillazione sonora del ghiaccio arriva anche da Vom Himmel hoch, mentre un dolcissimo segnale di avvertimento si avverte nei frammenti pianistici di “27.05.2003-2013 Luciano Berio” e Obraz, che regalano un’incerta disillusione; particolarmente affascinante è anche Five stanzas for a love song, materiale che esce fuori sempre dal Thummel, oder die Verloschung des Wortes (vero e proprio addensamento del pensiero compositivo di Nieder), con un’apertura piena di armoniche tenuta nella parte bassa del registro che poi si apre alla sospensione e ad una sensitiva trasposizione sonora di voci, canti e movimentazioni implicite di ipotetici personaggi che esistono solo nell’interpretazione immaginativa musicale. In ogni composizione, Orvieto è stratosferico.
Quanto alla parte elettronica, Nieder gode del supporto e della perizia di Vidolin e Richelli e della produzione del SaMPL di Padova: in Zwei Spiegel, un baritono virtuale eccellente (la voce di Nieder manipolata) sonda le profondità dell’anima come un’ombra in dieci minuti di costruzione drammatica, in cui Nieder insinua la vittoria del pianista sull’alterità vocale stabilita dall’elettronica; un clima misterioso e scenico accompagna lùomo strano mi hà riportato a Trieste pecola che non sono nato morto, radiografia di uno sogno di Timmel che Nieder ha trasposto in musica, viaggio dei suoni in modalità allungata, con campane sintetiche ed un senso della trasformazione che, per certi versi, richiama alla mente il Fochi di Timmel, ma senza ambiguità; in Thummels Vergissmein-Lied uno scarico prolungato di suoni indefiniti (ciò che pare somigliare alle sferzate di un treno o al processing effettuato su una percussione metallica) si affianca ad un vagheggiamento di marimba, timpani e wood-block che lascia spazio anche ad una timida interposizione vocale.
Spero di avervi dato delle buone indicazioni su Obraz, soprattutto alla luce del fatto che la musica del triestino (così come la pittura di Timmel) viaggia purtroppo un pò distante dai libri di storia; comunque trattandosi di storia recente c’è il tempo per comprenderla e senza dubbio ulteriori vie di cognizione sono contenute negli indispensabili commenti del compositore, effettuati nelle note interne del cd, che vi raccomando caldamente.