Schizzi rivelatori, nastri ricostruiti e possibili interpretazioni: De Assis su …..sofferte onde serene… di Nono

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Zattere al ponte Longo, Dorsoduro, Venezia. Luogo di nascita del pittore Luigi Nono (1850-1915) e suo nipote, il compositore Luigi Nono - Fonte Opera propria Autore Didier Descouens - licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 4.0 Internazionale
Uno dei più potenti attacchi alla sacralità della partitura si compie grazie all’avvento della musica contemporanea, soprattutto quando viene posta in una luce del tutto diversa e speciale l’attività interpretativa. Ciò che si verifica nell’esecuzione musicale è molto di più di una lettura personale di spazi della partitura lasciati alle facoltà dell’esecutore, poiché si richiede un affondo della composizione nelle speciali risorse creative dell’interprete: dopo Cage, Boulez, Nono o Stockhausen cambiarono i procedimenti, si cominciò ad avere bisogno di musicisti super preparati ed in grado di collaborare all’intento compositivo e si poté parlare di una vera e propria “scienza” dell’interpretazione; la trasformazione divenne un solido volano per individuare nuove percezioni estetiche all’interno delle prestazioni, con accostamenti filosofici che chiamavano in prima linea autori che avevano effettuato studi sui significati e sulle possibilità interpretative di un pezzo.
Un esempio scintillante di quanto appena detto a proposito di questa nuova scienza può ritrovarsi nelle prospettive e focalizzazioni del compositore e pianista Paulo De Assis, che sta dedicando una parte considerevole della sua attività artistica e pedagogica allo studio interpretativo di …..sofferte onde serene…, celebre pezzo per pianoforte e nastro del 1977 composto da Luigi Nono con l’ausilio di Maurizio Pollini, diventato oramai un classico dell’avanguardia pianistica classica. Il lavoro di De Assis è importante per diversi motivi, sia perché è riuscito a ricostruire il nastro stereofonico andato perduto dell’unica registrazione che Nono e Pollini avevano compiuto alla Deutsche Grammophon nel ’79, sia perché su …..sofferte onde serene… ha imbastito una cintura di considerazioni interpretative che si proiettano su diversi versanti:
1) sulla strategia compositiva di Nono e sull’estensione a gruppi di strumenti così come si può apprezzare in Unfolding waves*;
2) su un minuzioso studio delle interazioni tra pianoforte e parte registrata, tale da consentire graduali aumenti o diminuzioni dei livelli acustici del nastro rispetto alla prerogativa pianistica;
3) su un’analisi ontogenetica del pezzo, che prende spunto dalle bozze originarie ed approda alla partitura finale dopo aver individuato aree di variazione, utili per scovare ciò che informa ai principi basilari del brano, ai fini delle relative istruzioni che avrebbe potuto impartire il compositore a Pollini.
Dei punti 2) e 3) ne è ricco il cd che l’Orpheus Institute ha prodotto qualche mese fa: corredato di un libricino-saggio di De Assis stesso, il cd contiene tre versioni di …..sofferte onde serene…, una in equilibrio con la parte registrata, una con il nastro sullo sfondo, l’altra con il nastro su un piano acustico privilegiato; inoltre viene documentato tutto l’approfondimento ontogenetico con delle ampie analisi a diagramma che impegnano le cinque sezioni del pezzo. Il 5 in questo caso è quasi un numero magico, poiché non solo rileva la suddivisione formale che caratterizza le diverse tecniche compositive utilizzate, ma anche un’incredibile segnaletica estetica profusa dall’osservazione sul titolo scelto: i puntini iniziali e finali sono espressione di fasi transitorie che insistono sulla fisionomia del pezzo, fasi di ricerca di una trasmissione o di una edulcorata desolazione (il cosiddetto specchio), mentre una sillabazione impropria condotta nei termini “sofferte”-“onde”-“serene”, lascerebbe spazio ad una riproduzione musicale concepita per agire da tramite emotivo ai significati letterali delle parole.
Come è stato rammentato tante volte, …..sofferte onde serene… è il risultato di un periodo dannatamente negativo per i due attori musicali e perciò è una riflessione sulla morte, condotta attraverso le relazioni di un pianoforte con un nastro che riporta suoni costruiti con criteri simili, un mondo sul quale Nono e Pollini stavano indagando. Diventa uno studio sulla risonanza, sui suoi rapporti con lo spazio della performance, effettuati per pescare equivalenze e mirare ad una sorta di (con)fusione delle sonorità variabilmente raggiunte, le quali tendono ad integrarsi durante il percorso senza mai respingersi. Presuppone anche una conoscenza perfetta della parte che si ascolta sul nastro: la gran parte dei pianisti che si sono avvicinati al pezzo di Nono l’hanno dovuta ingoiare mnemonicamente per potersi addentrare con proficuità anche nella partitura strettamente pianistica e, inoltre, hanno dovuto crearsi degli attacchi di riferimento per individuare le varie fasi, sebbene Nono, pur nella concezione di un continuum musicale, avesse fornito degli indiretti basic points costituiti in partitura da segnalazioni di ordine temporale che miravano ad un recupero di un possibile sfasamento tra la parte pianistica e quella del nastro.
Le tre versioni di De Assis (che sfruttano il lavoro ricostruzione del nastro stereofonico originario fatto con i software di Joao Rafael) legittimano molte certezze riguardo alle aperture interpretative in relazione alle dinamiche del nastro: se la versione “equilibrata” ci restituisce un panorama sonico unico, composto di veloci ribattute delle note, di clusters mirati, di ricerca sonora sul tocco della tastiera e del pedale, tutte mirate ad un’immagine neurale delle onde che è indicativa di un sentimento mobile, dove le identità sono molteplici ed evanescenti, le altre due coprono relazioni di altra natura; mentre la versione con nastro sullo sfondo crea un clima impercettibilmente più arso, legnoso, quella con gli accresciuti livelli acustici produce evidentemente un rimbombo più pronunciato, in alcuni momenti quasi abrasivo; è la dimostrazione che il sentimento cambia le sue equivalenze e il risultato sensazionale è che è possibile avvertire nuovi suoni, resi disponibili dall’ascolto attento ed in linea con la sostanza emotiva.
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Nota:
*Scrivevo in Suoni della contemporaneità italiana: Paulo De Assis rivede Luigi Nono, che “…In ossequio alla grandezza delle strategie compositive seguite da Nono, De Assis suggerisce un altro stile di composizione, dove la partitura del piano viene implementata su un’orchestra situata su palco e la parte al nastro, scanerizzata definitivamente come in una fotografia, suonata da tre ensemble posti attorno al pubblico; in Unfolding waves …con Luigi Nono si sposano più direttive: la fondamentale esigenza del compositore italiano, ancora più sviluppata nel suo terzo periodo, di far “muovere” il suono, attraverso la ricerca di rapporti completi e minuziosamente sperimentati tra suono e spazio, le idee sulla localizzazione fisica di Stockhausen così come presentata in Gruppen e l’alienazione delle dinamiche sonore del Lachenmann di Mouvement.
 
 
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.