Tempo, strutture in movimento, linguaggi di liberazione

0
766
Source Own work Author Schorle, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license. No change was made
Qualche pensiero sulle ultime novità Leo Records.
1) Kontrabassduo Studer-Frey with Jurg Frey and Alfred Zimmerlin  -Zeit-
Le innumerevoli versioni del pensiero sul “tempo” non ci permettono di tracciare una rotta unica su quest’aspetto fondamentale, oggi tanto di attualità grazie anche alle recenti intuizioni scientifiche nel cosmo. La versione del tempo proposta nel nuovo cd del duo di contrabbassi, formato da Peter K Frey e Daniel Studer, risponde a concetti di cui si ha il timore di dimenticare: esiste nella musica un tempo? Si può condividere in tempo reale? Che rapporti bisogna instaurare con le partiture?
Zeit cerca appunto di replicare, con soluzioni personali, su quanto aveva intuito Cage in tema di interazione e dinamiche dell’ascolto: il cd mette assieme 5 registrazioni casalinghe del duo, una registrazione negli studi di Radio SRF2 Kultur Zurich, e soprattutto 4 pezzi che vengono fuori da un live del 2004 al Rote Fabrik di Zurigo, live in cui il duo di contrabbassi si unì al clarinettista Jurg Frey e al violoncellista Alfred Zimmerlin, per una location che sperimenta la divisione dei musicisti in stanze separate e il pubblico itinerante. Perciò da una parte le registrazioni in studio sono inserite nel microcosmo dell’improvvisazione lavorata sulle estensioni, dall’altra, quelle del live, hanno un piede dentro l’evento che piaceva tanto a Cage.
Nelle note interne redatte da Giancarlo Schiaffini, il trombonista italiano fa notare che la sua memoria verso musicisti e gente in movimento durante l’esibizione musicale, lo porta a considerare i primi lavori del compositore cecoslovacco Ladislav Kupkovic, pur senza indicare quali; si tratta dei Wandelkonzert che si svolgevano a Recklinghausen in Renania, dove furono raccolti 40 suonatori per 3 ore nel progetto di Music fur das Ruhrfestspielhaus del 1970; l’anno successivo Kupkovic con Klanginvasion auf Bonn raccolse 150 suonatori splittandoli in parti diverse della città di Bonn per 12 ore. Solo per quegli anni, Kupkovic fu seguace di Cage e delle sue esibizioni senza previsioni, che spesso si rifacevano all’happening e ad una filosofia anarchica della musica: prima di lui Cage, già nel 1967, aveva organizzato la prima performance di Musicircus all’Università Stock Pavillion dell’Illinois, uno spettacolo in cui venivano ospitati in un auditorium gruppi di persone lasciati alla più completa libertà esecutiva per cinque ore. Cage vedeva nel movimento delle persone una sorta di realizzazione, la socializzazione perfetta per edificare un’arte.
Sulla base di questi prodromi storici (le sperimentazioni di Cage e Kupkovic si sono susseguite numerose nel tempo) si compie la musica di Zeit: sebbene sia difficile differenziare il lavoro dei due contrabbassisti, Zeit mette in mostra la notevole caratura delle tecniche esposte, un nastro trasportatore verso situazioni emotive del tutto speciali (spesso sembra di aver a che fare con i rumori di un sottoscala), mentre più aspro si presenta lo spettacolo di Zurigo, dove maggiore è la propensione a parcelizzare i suoni e creare contorni timbrici che giocano sul tiraggio corde o sui canali d’aria; tuttavia, grazie anche ad un intervento post-produttivo, i 14 minuti di Pars secunda impressionano per il balzo simulatorio che si crea tra strumenti e ambiente, dove sembra di scorgere le sonorità variabili di una stazione dei treni.
2) Tanja Feichtmair: Omnixus and Solo
Una combinazione quartetto+solo è alla base anche del nuovo cd dell’improvvisatrice austriaca Tanja Feichtmair. Qui vengono assemblati Omnixus, un’esibizione fatta al Jazzatelier Ulrichsberg nel maggio del 2009 assieme al pianista Scott Looney, il contrabbassista Damon Smith e il violoncellista Hugh Livingston (33 minuti circa), con 6 brani suonati completamente in solitudine e che provengono da un live al Miles Smiles di Vienna nel novembre del 2011.
La bravissima sassofonista austriaca è un’ottima interprete del sax alto e questo cd è il posto migliore per comprenderla: espressione segmentata, con esplosioni melodiche che ricordano il migliore free jazz dei sessanta, la Feichtmair ama le strutture in movimento, di cui specie Omnixus è pieno: “…I am interested in the space, in which the moved takes its place, its room. Tone-walking-tours, the shifting of the substances, to switch the substance in the imaginary room. – Like Samuel Beckett does it with word-pictures and rhythmizes in this way the ideas. Like Francis Bacon, who moves the substances of his objects, his items, and de-forms them, opens the borders to the space around…” (Tanja nelle note interne del cd).
Dotato di una registrazione eccellente, Omnixus è una spettacolare dimostrazione di quanto lontano possa portare l’improvvisazione; coadiuvata da un astrattismo musicale perfettamente integrato con gli scopi della sassofonista, la Feichtmair traccia una scena vagante, che coniuga stadi musicali alla stregua di una composizione classica del passato: in Omnixus si intuisce un movimento iniziale e finale con caratteristiche e qualità simili (portate nell’alveolo delle segmentazioni della libera improvvisazione), ed uno centrale dall’afflato sentimentale (avanzamenti melodici ed armonici che attingono ad un jazz sensibilissimo e a delle reminiscenze romantiche). Qui si gode!!.
Non è secondaria nemmeno la parte in solo, una sorta di experimental side del cd: si parte da Finsch, che cerca soluzioni su tecniche da lei sperimentate, si va a Floating Substance, che lancia melodie casuali con l’intento di far emergere il proprio timbro, e si arriva con una netta sensazione di piacere alle Open Density e Frameless, dimostrazioni di free jazz assolutamente non sbiadito dal tempo, quello che una volta si ascoltava in camera con tanto gusto per i suoni.
3) I Am Three & Me (Maggie Nicols) – Mingus’ sounds of love
Silke Eberhard, Nikolaus Neuser e Christian Marien ritornano con gli omaggi a Charlie Mingus come I Am Three, mettendo fuori una seconda raccolta di libere interpretazioni dell’americano. In Mingus’ sounds of love i tre accolgono gli interventi vocali di Maggie Nicols, in quella che è un’applicazione pratica dei principi di Mingus, che sempre indicava percorsi alternativi nella creatività, soprattutto facendo valere la riflessione personale. Musicalmente parlando cambia qualcosa rispetto a Mingus Mingus Mingus (vedi qui la mia recensione), con la Nicols che diventa un pò più protagonista della musica; le versioni proposte degli 8 brani di Mingus meditano un proprio mondo, che di Mingus si nutre delle basi e delle accensioni filosofiche; poi gli sviluppi, naturalmente, divergono e vanno metabolizzati. E’ un lavoro che ha i suoi momenti significativi, sprazzi strumentali e vocali che lavorano verso un addomesticamento delle strutture mingusiane a favore di una liberazione del linguaggio (improvvise scorribande di sax, canto alternato con parlato, dal tenore di pseudo-sermoni politici), ma che nel complesso non vive di particolari sviluppi tecnici.
Articolo precedenteHenry Purcell e la restaurazione inglese
Articolo successivoNuove stimolazioni del trapasso ancestrale
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.