Della musica gnawa e di alcuni dei suoi rappresentanti vi ho già parlato in passato. Qui mi preme sottolineare il contributo del musicista italiano Antonio Bertoni, che avete avuto modo di apprezzare per le sue innovative idee sul contrabbasso e violoncello; un’ennesimo spiazzamento sugli argomenti trattati, fa sì che Bertoni, sotto pseudonimo di Ongon, stavolta organizzi un lavoro di 4 brani, incentrati su una rivisitazione in chiave moderna della musica gnawa: Exuvia (questo il titolo del lavoro) si pone in quell’esiguo numero di prodotti che cerca di allontanare i maltrattamenti che la gnawa oggi subisce per effetto delle pesanti produzioni occidentali e di far trasparire il carico originario, la trance che ne costituisce l’essenza, attraverso un intelligente abbinamento degli elementi. In Exuvia si guarda avanti, si specifica un argomento (non mi risulta che ci siano altri musicisti che abbiano approfondito la materia in questo modo), si utilizza lo strumento principe della trasmissione sciamanica (il guimbri, strumento che ricorda timbricamente un basso) e si avvicina alla trance un tessuto di elettronica, campionature e sintesi concrete costruite ad hoc da Bertoni (ci sono anche strumenti autocostruiti, sistri di legno e scatole di latta). Si comincia da Naan, dove l’effetto si trova nelle sonorità aggiunte, nella percussività di un tamburello a cornice manipolato e in un paio di modulazioni di sintesi che accompagnano la tipica combinazione ritmica del guimbri; si continua con Ongon, che ad un certo punto a sorpresa sviluppa un felice campionamento alla Loscil, troncando l’atmosfera tradizionale; con Exuvia, realmente esplorativa, minimalismo formale messo di fianco al ritmo tradizionale, con una seconda parte che evidenzia l’uso di un campionamento ritmico ricorrente, qui derivante dal rimbalzo di due palline da ping pong inserite in un contenitore di latta; e con Uganda, dove si arriva persino ad una pausa elaborata di ciò che sembra rumore bianco amplificato, con suoni che fanno riflettere ed allungare il pensiero su ulteriori situazioni.
Serve anche una precisazione e riflessione su un paio di termini: innanzitutto sull’Ongon, uno strumento percussivo a forma di triangolo, al cui interno è inclusa una statuetta raffigurante lo spirito che provvede al contatto sovranaturale. Questo tamburello tribale è importante per la musica di Bertoni, perché individua non solo uno specifico tempo musicale, ma è anche un punto di congiunzione universale scavato nelle consuetudini sciamaniche di molte parti del mondo; un collegamento musicale si trova nelle origini islamiche del gnawa (la parte ortodossa del Sufi) ma è possibile un legame con i sistemi ancestrali dei mongoli e della zona della steppa russa, nonché con quelli turchi, che sull’Ongon hanno basate pratiche specifiche dei loro sistemi di credenza. Se avete voglia di approfondire l’arte visionaria connessa a questi aspetti, potete consultare la pagina che Bertoni ha aperto come raccolta fotografica su Pinterest (vedi qui).
L’altra precisazione è sul significato di Exuvia, un termine usato in biologia per dimostrare la provenienza di un insetto e risalire tramite il suo scheletro all’identità storica di un gruppo. Bertoni fa la stessa operazione in musica: si porta a contatto della dottrina gnawa per offrire una riesumazione credibile, che oltre all’ipnotismo e la memoria ancestrale, porti il respiro del mondo in cui viviamo, che fonda le sue più recenti caratteristiche sull’elettronica e i volteggi informatici. Exuvia compie quanto sarebbe richiesto oggi ad un musicista world, avere una gamba nell’antropomorfo e l’altra nel futuro, ammesso che sia sufficiente determinarlo con questi mezzi. Sono autostrade sviluppabili quelle di Bertoni, che meriterebbero un interesse maggiore e che sono il risultato di un delineato pensiero politico sulla musica: un’edizione di 500 copie in vinile, un lancio circoscritto a destinatari specifici e uno streaming d’ascolto sulla sua pagina bandcamp, sono i drivers che contengono le novità sugli ascoltatori di domani.