Pierluigi Billone: Face

0
1517

Il Face di Pierluigi Billone apre una riflessione profonda sulla musica e sul linguaggio. Commissione di Wien Modern e Philharmonie Luxembourg nel 2016, Face è un pezzo per voce ed ensemble che va oltre quanto fatto finora da Billone nel campo vocale. Quando il compositore scrisse per il gruppo di *An (AP SU, KRAAN KE.AN, ME.A.AN, etc.) l’idea era quella di dare vita ad una nuova vibrazione della vocalità, regolata con certi criteri sui registri bassi e con una scrittura che faceva tesoro delle qualità artistiche dei Neue Vocalsolisten; poi, nell’ambito del periodo KOSMOI, gli ensembles previsti da Billone vennero messi di fianco alle capacità della cantante Alda Caiello (Bocca.Kosmoi, Kosmoi.Fragmente e Phonogliphi) alla ricerca di strutture sperimentali; da quanto detto emerge evidente che il connubio voce-ensemble (od orchestra), stimato da Billone, abbia avuto una progressione di intenti: Face, affidato alla cantante Anna Clare Hauf e all’Ensemble Phace diretto da Leonhard Gams, è infatti un ulteriore, bellissimo approfondimento del cammino che il compositore ha intrapreso in questo sub-settore della musica contemporanea; si tratta di lavorare su strutture musicali che prevedono azioni vocali e strumentali non convenzionali, ma che hanno una forte ed implicita concettualità filosofica e musicale, se per concettualità intendiamo lo sdoganamento di riflessioni accurate ed attuali. Vediamo nel dettaglio le une e le altre.
Il pezzo presenta:
1) le evoluzioni di una voce solista (quella della Hauf);
La particolare vocalità della Hauf, che si esprime meravigliosamente su determinati registri, è l’ideale mezzo per dare nuovi sviluppi all’idioma vibratorio: una scrittura di invenzione linguistica, avente un gancio sonoro cognitivo nella drammaticità degli impulsi vocali della tragedia greca, che si alterna ad una serie di manovre impostate attraverso la gestualità e la ricerca vocale contemporanea (il cogliere la vibrazione della voce attraverso il battito sul petto, lavorare sui rumori della gola, etc.).
2) una formazione che imposta una vasta zona di estensioni parametrata agli umori caratteristici della musica del compositore italiano (gli elementi dell’Ensemble Phace);
Molti dei musicisti dell’ensemble Phace intervengono con le loro estensioni (il flauto impegna anche le corde vocali del flautista, sax e clarinetto trovano frequenze distorte, c’è la figura di un “mediatore” ad hoc che punteggia e sostiene la voce primaria, una chitarra elettrica lancia alcune linee che riportano mentalmente agli Sgorgo e così via dicendo); sono tutti attivati per creare ulteriori effetti e per replicare un pò della gestualità attribuita alla voce solista.
Ciò che si vuole rappresentare è un impianto “fossile” della musica, dove canto, parola, strumenti musicali e riflessioni in voce pre-registrate dei mostri sacri della musica contemporanea del secondo Novecento (Cage, Nono, Stockhausen, Lachenmann, Scelsi) sono oggetti di indagine per ottenere un campo di azione indefinito, navigare misteriosamente in qualcosa che non si conosce. Soprattutto per la vocalità si profila una novità: “…the traditional expressive-psychological or mechanical-instrumental treatment of the voice no longer plays a role in this work. It is about vibration of the body and the sound of the voice, not the musical expression of a text. The word comes last; The old hierarchy is reversed: The body chews, devours, drinks, spits, vomits or rebuilds the word. In my view, this approach is currently more important than setting a text or even composing an opera….” (Billone, note di presentazione). Quanto è vera questa affermazione di Billone! L’ultima proposizione, in particolare, contiene una lucida analisi dei livelli di importanza attribuiti storicamente all’opera o più in generale alla redazione di testi fruibili per il canto: gli argomenti di Billone sono rivoluzionari, anche in rapporto a quanto già acclarato dalla composizione contemporanea che si è occupata di questo tipo di composizione; e lo è ancor di più in questo momento, in quel tremendo shock per la musica di cui non si intravede un equilibrato rapporto con la leva della ricerca.
Face fa scattare poi un quesito profondo, quando fa intuire che la voce deve liberarsi del linguaggio convenzionale: a differenza di quanto pensato dagli illustri compositori prima citati, Billone impone un severo resoconto del linguaggio umano dalla sua nascita ad oggi. E’ ancora utile? E’ decisivo per i tempi? Ha ancora un valore? Ciò che propone la musica e l’impianto filosofico di Billone è dunque una fossilizzazione con un’urgenza, quella di trovare nuovi spazi di comunicazione, in grado di farci riflettere allo stesso modo con cui facevano riflettere i filosofi greci, come Parmenide o Eraclito, che sostenevano che il linguaggio naturale è l’unico in grado di svelare la realtà autentica delle cose e persone. Come dice l’autore, questa musica è “…esperienza difficile e lentissima, lavoro quotidiano che può cominciare solo dal secondo ascolto…“.

Articolo precedentePoche note sull’improvvisazione italiana: pianisti italiani in Nord Europa
Articolo successivoPerelman-Shipp a Monticelli Brusati
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.