Ho conosciuto Maresuke Okamoto di persona nel 2013. Precedentemente i nostri erano stati contatti via web, dove ci scambiavamo musica e idee e realizzavamo anche progetti musicali pur essendo lontani ( tra questi il cd per Setola di maiale “Instant Chamber Music”, con noi due più Chagas e Boss). Per la sua venuta in Italia, nel 2013 organizzai il nostro primo tour di concerti in Puglia e in altre città in Italia (circa due settimane di concerti, coinvolgendo numerosi artisti residenti, tra cui Lenoci, i componenti di White Noise Generator, Guazzaloca, Mascolo, Boss, Viegas, e altri guests). Da quell’anno in poi, la nostra collaborazione si è sviluppata in diversi progetti di musica improvvisata, con concerti, registrazioni, diversi viaggi in Europa fatti tra Portogallo, Italia, Francia, Svizzera e UK…. e continua ancora oggi: nel 2018 è stato pubblicato “SEZU” per la label FMR, con me e Okamoto insieme a Phil Gibbs e Adrian Northover, ed altri lavori sono reperibili sulla label greca Plus Timbre o semplicemente sul web.
…Dunque per me era importante riuscire un giorno ad andare a suonare in Giappone, per conoscere meglio il luogo e il pensiero, le persone e le modalità organizzative dei residenti circa la musica improvvisata, un universo di colori e suoni ed idee davvero da comprendere e col quale confrontarsi… l’humus culturale e vitale nel quale il musicista Okamoto vive e del quale mi ha sempre trasmesso l’emozione.
Maresuke Okamoto suona il contrabbasso ed il violoncello, ed è una delle figure artistiche ed umane più rappresentative del presente in Giappone. Organizzatore e catalizzatore di eventi ( attualmente dirige anche il club 810 a Tokyo…meta di improvvisatori giapponesi e di altre parti del mondo…) è fondatore della Tokyo Improvisers Orchestra. E’ un ricercatore del suono… è perciò un privilegio essere suo amico e potermi confrontare col “suono”, ciò che fino adesso è successo.
Il mio viaggio in Giappone dello scorso anno (giugno 2018) è stato dunque un viaggio verso la bellezza e la curiosità ed ha a mantenuto le sue promesse. ….Andare in Giappone è abbastanza costoso e fino a poco prima della partenza avevo l’impressione che fosse una chimera, le date erano a disposizione ma i rimborsi no….Così è accaduto che un giorno, mentre tornavo a casa dopo qualche ora di lezione ai miei studenti di batteria, arrivò una telefonata del mio amico e collega in musica Maestro Roberto Ottaviano, col quale ci eravamo persi di vista… in questo nuovo incontro, avvenuto dopo un bel po’ di tempo ( circa 15 anni!!), ci accordammo per ritornare a suonare musica improvvisata e tra le diverse idee discutemmo delle possibilità di tenere concerti insieme, anche all’estero….contattai Okamoto e lui organizzò un tour in Giappone, a partire dalla metà del mese di giugno 2018. Il finanziamento arrivò dalla partecipazione ad un concorso (progetto Puglia Sound ) che finanziava scambi culturali; in questo modo il nostro viaggio fu sponsorizzato.
…Eccoci così all’ Aeroporto di Bari, il 15 giugno 2018 sera per la partenza, via Istambul…e arrivo a Tokyo Narita…. subito apprezzo la gentilezza dei severi controlli della dogana ( impronte digitali e foto…più volte, e il loro rammarico nell’avermi rotto una delle mie valige ,che volevano anche e presto rimborsare…. )…e tutte le indicazioni (tutte in giapponese e incomprensibili…)…ma infine eccoci all’appuntamento con Maresuke e, dopo un paio di giorni, pronti per il primo concerto. Tutto venne convogliato nel progetto Un croquis dans le ciel.
Ci siamo esibiti dal 18 al 29 giugno, ogni giorno, tra Tokyo, soprattutto, ed altre città. A Tokyo, suonammo al Yellow Vision, un posto molto bello….piccolo ma confortevole….audience attenta…tra i musicisti anche allievi di Okamoto, che hanno suonato con noi; poi al Cafe de Noel: ….in questo concerto eravamo anche con Susum Comgo/sax, Yamagishi/perc., la danzatrice Margatica, la suonatrice di violino giapponese Chie Mukay e e la moglie di Susum al pianoforte; al Koenji Grain trovammo Scott Jordan e molti musicisti giapponesi…erano presenti ai nostri concerti e hanno suonato con noi….era un posto particolarmente interessante….un centro culturale interessante e con una mostra fotografica sugli effetti devastanti di Fukushima…e poi al Nishi-Ogikubo Clop Clop (….posto piccolissimo ma…super) e naturalmente in altri locali.
Il nostro tour si è completato, suonando nelle città di Nagoya, Kyoto e Gifu ….abbiamo così suonato tanto…con musicisti molto preparati, tecnicamente abili sugli strumenti,conoscitori dei linguaggi jazz e non….a volte ascoltavo un suono un poco antico o stereotipato…non so..a volte invece cose davvero nuove e incredibili…
In ogni club in cui abbiamo suonato si ripeteva una bella consuetudine…..ogni posto era dotato di drum set e pianoforte, impianto audio e luci…insomma una meraviglia di normalita’…è difficile trovare una organizzazione così “normale” da noi!!…. Abbiamo dunque suonato per circa una settimana a Tokyo, che è davvero una città enorme…ma perfettamente organizzata …verso la gentilezza e la ospitalità…( fantastico…), per poi realizzare due giorni di concerti a Kyoto, poi a Nagoya e Gifu ( dove ci siamo spostati in treno o con una macchina a noleggio…autostrada e macchina erano fantastici…).
..In tutto questo risuonare abbiamo avuto anche il tempo per qualche veloce visita alla Città Imperiale a Kyoto e in alcuni magnifici templi… si viaggia in un mondo di piante,animali, umanità, pensieri e credenze, modi di essere, mostrarsi e agire, tutto molto intriso nella curiosita’ e disponibilità verso chi viene da altri continenti……inoltre si trovano tante qualità di cibo giapponese… Per ogni concerto Maresuke ha organizzato una parte della serata in trio con me e Ottaviano, e una seconda parte sempre divisa in piccoli set con musicisti e danzatori giapponesi… tra questi l’unico che già conoscevo era il percussionista Naoto Yamagishi, che in precedenza avevo già invitato in un meeting da me organizzato a Noci ( il Festival Clockstop 2015)…Naoto suona la tradizione nel presente…ascolta…suona il silenzio, è curioso, uno dei più interessanti percussionisti per me della musica improvvisata contemporanea prodotta in Giappone….quando lo conobbi nel 2015, fu ospite in quel periodo a casa mia, prima di suonare al meeting…
Qui di seguito elenco tutti gli artisti ( spero di non dimenticare nessuno…) con i quali abbiamo interagito in quei giorni, suonando jazz, free jazz, improvvisazione…dando suono alla danza e prendendo anche suono dalla danza…. realizzando ogni giorno un incontro nuovo e inaspettato, curioso e attento, espressione delle rispettive personalità e qualità umane e artistiche…un amo gettato per porre le basi di future collaborazioni… erano sassofonisti, danzatori,musicisti di musica elettronica, strumentisti tradizionali: Junji Mori (notevole sassofonista), Hiraku Amemiya, Shiro Oonuma, HIdeki Hashimoto (un trombettista davvero incredibile e preparato, anche come improvvisatore), Hayami Mizobe, Yanmah Shimamura (un chitarrista col quale si è instaurato subito un feeling musicale ed un’amicizia), Nobunaga Ken (percussionista che suonava in prevalenza tamburi a cornice e…suonava lo spazio del silenzio…ricordo che era forte il suo input circa la tradizione delle musiche “giapponesi”), Margatica (danzatrice preparatissima, che ha subito mostrato lo spessore del suo pensiero e…nonostante i grossi problemi di udito, ci ha mostrato nella pratica cosa vuol dire il senso del suono…nello spazio, nella improvvisazione, percependo le vibrazioni dei nostri suoni col suo corpo…senza poterli sentire con le orecchie ma componendo con noi..); Taichi Kamimura, Tobio Akagi, Houhi Suzuki, Kenichi Akagi (batterista legato alla tradizione del free jazz afroamericano… con lui e Arata Ogawa abbiamo fatto un bel trio al Buddy di Tokyo)…; Koen Morishita, NueTama, Kenichi Akagi, Arata Ogawa, batterista e percussionista “moderno” e attivo, Naoko Saito, giovane donna sassofonista molto interessante e umile.., Chiho Suzuki, Hideki Hashimoto. Scott Jordan è l’”americano” inaspettato… almeno per me…. vive da anni a Tokyo e suona magistralmente strumenti tradizionali a corde giapponesi; poi ancora En Tee, oboe e sax, Naoji Kondo, Teruto Yamazawa, Susumu Kongo (sassofonista), Naoto Yamagishi , Chie Mukai (violino cinese), Makoto Ito, Meg Mazaki (giovane batterista che pratica una improvvisazione tra tradizione, punk, free jazz, post industriale..insomma musica molto energica..), Take-Bow (chitarrista che lavora in differenti gruppi oltre che con Meg Mazaki; Yanagawa Home, Masao Sumi, Mako Kimata (batterista e didatta, alla sua scuola abbiamo suonato anche come un breve duo,e altri guests, tra musica elettronica, rumoristica…teatro…improvvisazione.
Quasi tutti dei musicisti citati si riconoscono nelle imprese della Tokyo Improvisers Orchestra (organizzata da Okamoto) ed ognuno di essi ha realizzato variegate esperienze e progetti nell’ambito della musica improvvisata, teatro, danza, calligrafia, pittura, poesia….se forte è l’imprinting del jazz “afro-americano” ( intensa è la pulsazione in alcuni del free jazz…)…e a volte anche del jazz europeo contemporaneo, nella instant compositions il discorso è differente. Molto è caratterizzato o almeno “sentito” attraverso la tradizione, dunque ci sono i differenti “credo” religiosi….gli antenati…il senso del suono, dello spazio, della composizione in armonia col “creato”….della concezione e relazione col “sentire” del buddhismo o dello shintoismo…così che suonare musica improvvisata a Tokyo ha dato risultati differenti che suonarla a Kyoto o nelle altre città, con i musicisti residenti a Nagoya o Gifu…la linea di partenza è stata sempre una grande curiosità…che, devo dire, è stata sempre soddisfatta…per me, soddisfatta anche dalla vendita di numerosi cd (tutti a richiesta autografati!!).
…tutto questo è passato attraverso cibo e bevande, alcune delle quali per me nuove, attraverso architetture futuriste (lì hanno un’attualità che noi non riusciamo a riconoscere), attraverso altre incredibili architetture di case e costruzioni tradizionali, foreste di bambu’ e pini e altre piante, di modi di fare e organizzare una realtà quotidiana differentemente, nel bene e nel male; si percepiscono alcune cose…per esempio la puntualità degli orari nelle modalità del trasporto pubblico…e poi, la realtà tecnologica (io nel pubblico la giudicavo abbastanza invadente…ma funzionale ad un sistema..)…e poi…musica improvvisata di fattura, a volte davvero personale e molto profonda nel suo senso e significato…..tutto lo si potrebbe ricondurre a come sono organizzati i loro famosi giardini, con l’acqua che scorre, l’acqua ferma, i pesci al loro interno,lo spirito e il senso di “Zen”….( nel B&B e nell’ hotel che ho visitato in quei giorni (tra Kyoto e Gifu) c’era un piccolo giardino Zen (personale) e sempre un altare in camera per un pensiero rivolto agli antenati…
Certamente una musica totalmente differente (direi giustamente) dalle qualità espresse in Europa o dalla “scuola” della musica improvvisata made in UK…o fatta in Italia…ma alla fine penso che qualunque sia il nostro imprinting o formazione mentale, nonostante tutto ciò che crediamo di valere, tutta l’umanità alla fine esprime, in lingue o linguaggi, le stesse cose…. forse tutti cercano una via per “stare bene”…una via per la bellezza…
Il viaggio in Giappone attraverso la musica improvvisata, ha lasciato anche ulteriori tracce.. quella di un amico ritrovato (Roberto Ottaviano è stato molto apprezzato, sia nei suo “solo”, che nel trio con Okamoto) e quella di aver visto e vissuto nei posti, nelle strade, essere stato tra le cose delle quali Okamoto mi aveva spesso parlato…..inoltre, ho incontrato persone, musicisti, provando la sensazione di averli già conosciuti prima….. cosa impossibile…ma è sensazione vera…la cui natura probabilmente passa dalla nostra somiglianza nell’approccio alla instant composition, all’improvvisazione e nel come la viviamo nella quotidianità…così naturalmente e semplicemente, vivendo il respiro di quel momento che non tornerà mai più, responsabilmente e col rispetto dell’altro…
La sensazione di comunità non è solo artistica ma anche di “appartenenza”….è la stessa sensazione che vivo in UK, dove mi reco spesso per suonare in questi ultimi anni….quel senso di “comunità” di persone e musicisti mi ha permesso di poter lavorare con la London Improvisers Orchestra e tanti altri amici come Thompson, Taylor, Gibbs, Metcalfe, Edwards, Casserley, Northover, Parker e tanti altri, che rappresentano per me il “top” del linguaggio dell’”improvvisazione” vista dalla mia ottica…; nel 2017 e 2018 ho fatto conoscere Okamoto ai musicisti in UK….la sensazione è che nelle scelte siamo simili e differenti nello stesso tempo, perché nella musica improvvisata ognuno deve essere quello che e’ (non quello che crede di essere), tutto senza i meccanismi progettuali e rappresentativi delle altre musiche attuali…come per la vita, si impara ogni giorno a fare musica improvvisata, mai uguale, come i giorni che scorrono, per tutti…col potere della consapevolezza e non dell’ego.
La musica improvvisata ha radici antiche e profonde, praticarla con la giusta realtà personale è fondamentale per provare con essa a vivere e proporre condizioni di approccio alla vita reale migliori. Sul pianeta si produce tanta musica, tanto suono, altro è però il suono che contiene questo cosmo e le sue realtà…se si ascolta attentamente quello che viene definito “rumore”, alla fine ci si accorge che è magnifico nelle sue molteplici sfaccettature…spesso, quella che per tanti e per differenti convenzioni ed interessi viene definita musica, è solo esercizio estetico di scrittura e rappresentazioni “attoriali” e non lascia traccia…spesso la musica improvvisata deve essere quell’istante e niente altro…lasciare tracce profonde…rappresentate dal viaggio verso la bellezza..o il non conosciuto..la sorpresa.
Spero di avere ancora la possibilità di incontrare in Giappone musiche ed amici differenti… negli ultimi anni nel mio piccolo ho contribuito a far incontrare tanti musicisti di nazionalità diverse (giapponesi, europei o altrove collocati); …in questi ultimi anni mi reco spesso in UK o suono con musicisti che vivono lì…mi piacerebbe comunque tornare in Giappone e portare la loro arte sonora li’, con Northover, Metcalfe, Boss, Pellerin, Van Schouwburg, Gibbs, solo per citarne alcuni…sarebbe fantastico….e so già che la musica da produrre e’ già in attesa..vedremo cosa ci riserva il futuro. Spesso quando abbiamo suonato in Giappone era sempre presente un giornalista che ascoltava…un pubblico che ascoltava..oppure sul cammino un negoziante che ascoltava, esaudiva la richiesta e ringraziava, oppure c’era un organizzatore serio e puntuale…poi… il ramen è disponibile a tutte le ore…un giorno ho mangiato ramen alle tre del mattino tornando da un concerto…poi, un posto a Tokyo dove le auto non possono superare e fanno per davvero i 40 km orari……poi, un posto a Tokyo dove ho guardato la partita di calcio insieme ai tifosi presenti ( ho tifato Giappone…). Penso che per fare qualunque cosa, improvvisazione o altro…in generale…quello che è necessario sia il pensiero seguito dall’azione, l’umiltà, la conoscenza acquisita dalle esperienze che non sono medaglie, ma il mezzo per il quale riuscire a ottenere consapevolezza…delle cose e del loro mondo di appartenenza.
Non mi è possibile descrivere qui , ora, ogni giorno e per ogni giorno la musica, l’interazione col pubblico e i musicisti presenti, i colori, i sapori, le visioni…tutto è fermo nella memoria… ma così come succede per la musica, quando la suono o la penso, tutto è adesso a mia disposizione….col richiamo automatico della memoria…. esperienza del presente…che si rende reale come quel suono trovato in Giappone, la cui consapevolezza adesso è diventata accesso per le mia futura musica.