Questo mese affrontiamo diverse uscite discografiche tutte italiane, con un filo rosso che le unisce e che si dislocano principalmente nell’ambito dell’improvvisazione radicale non solo di matrice jazzistica. Alcuni progetti sfociano in territori che sfiorano la musica contemporanea, il genere indie rock e l’elettronica. Qui si forniscono solo brevi accenni, venuti fuori dopo accurata selezione, nella speranza di poter ritornare sugli stessi artisti in maniera più estesa.
Live At Ibeam Brooklyn NYC è un perfetto esempio di performance improvvisata che vede Angelica Sanchez al piano, Danilo Gallo al contrabbasso e Tom Rainey alla batteria. La fludità con cui scorre il discorso musicale è affascinante, la pianista si sposta armonicamente sicura, Gallo e Rainey si confrontano senza sosta, l’urgenza violenta, primordiale, di esprimersi, supera ogni previsione.
Il gruppo BJ Jazz Gag è composto da Biagio Marino alla chitarra, Luca Bernard al contrabbasso e Massimiliano Furia alla batteria. Il titolo Something else!, uscito a luglio di quest’anno per Fonterossa Records, fa il verso al progetto Something Else!!!! di Ornette Coleman del 1958. Atmosfere che intrecciano l’improvvisazione radicale ma che pongono l’attenzione verso materiali e timbriche estemporanee che spaziano dal jazz e si orientano verso approcci chitarristici che risentono dell’influenza di Fred Frith, Glen Branca e Robert Fripp, come ricorda Marino in una recente intervista. La schiettezza e il divertimento caratterizzano le composizioni.
Oltranza Oltraggio – La beltà è il progetto del contrabbassista Mirko Ballabene accompagnato al piano da Stefano Battaglia e alla batteria da Massimiliano Furia.
L’ispirazione è fornita dalla poesia italiana del Novecento, in particolare dall’opera del trevigiano Andrea Zanzotto. Battaglia non ha bisogno di presentazioni e qui fornisce un perfetto esempio della sua arte e della profondità melodica, caratterizzata da un tocco originale e personale. Ballabene costruisce composizioni ampie che valorizzano l’approccio d’insieme e non l’intervento singolo, da segnalare l’uso oculato dell’archetto.
Marco Colonna con Mosavi Dreams si ispira al libro di Steven Feld, Suono e Sentimento, che indaga a livello etnomusicologico la comunicazione e la musica della popolazione dei Kaluli della Papua Nuova Guinea. Una riscoperta di rumori, suoni, interferenze per un disco in solitudine che lo vede alternarsi tra sassofono baritono e sopranino. Il musicista romano riscopre la duttilità e le possibilità armoniche dei suoi legni ad ance che raggiungono e vengono portati al limite delle loro possibilità.
Un’altro progetto autoprodotto (come quelli di Ballabene) è Gojn del percussionista Massimo Barbiero e del contrabbasista Giovanni Majer. Irrefrenabile e incontenibile è l’interplay tra i due con Barbiero alla marimba, vibrafono, timpani, steel drums, gong e batteria. La piacevolezza delle immense possibilità timbriche e della morbidezza delle stesse è attraente e Barbiero sapientemente le riscopre per noi.
Lo Scuro informe dei PhreeAngles (Luca Calabrese tromba ed elettronica, Gabriele Orsi chitarre e Cristiano Vailati batteria e percussioni) si nutre delle suggestioni più disparate unendo elettronica e suoni acustici, prediligendo un clima che si fonda sull’accumulo sonoro; la tromba ha un potenziale evocativo di prim’ordine.
Al contrario dei PhreeAngles, Rosario Di Rosa costruisce un insolito progetto elettroacustico che predilige timbri più elettronici ispirandosi alle opere della pittrice Zehra Doğan. La sensazione è quella di un’opera organica complessa che unisce field recordings e manipolazioni elettroniche e il risultato è estremamente eterogeneo grazie all’apporto di ottimi musicisti: Placido Salamone, Carlo Nicita, Camilla Barbarito, Danilo Gallo, Alberto N. A. Turra, Sarah Stride, Eloisa Manera.
La violinista Silvia Tarozzi esprime in toto la sua eleganza nell’album Mi specchio e rifletto, Unseen Worlds: jazz, elettronica, folk difficile da inquadrare, il disco risente di una freschezza e originalità inconsuete, una vera sorpresa.
Dal punto di vista jazzistico, Il Trio di Giulio Scaramella, con il progetto Opaco, si distingue per una attenzione timbrica ed una originalità profonda. L’approccio di tipo cameristico pianoless ricorda in qualche modo il trio di Jimmy Giuffre. Ascoltate la versione di Naima di Coltrane: insolita, coinvolgente, una rivelazione.