Anche questo mese continuiamo ad affrontare diverse uscite discografiche che si collocano prevalentemente nell’ambito dell’improvvisazione radicale, nell’ambito jazzistico e nella connessione tra cultura e natura.
Anasyrma è il secondo disco in studio per il quintetto Tell No Lies su etichetta Aut Records. Ancora una volta, con sette tracce tutte a firma di Nicola Guazzaloca, questa compagine ci sorprende e fruga nell’avant-jazz degli anni ’60 per riscoprire sapori e sonorità dimenticate. Paradossalmente i timbri riescono ad essere magnificamente contemporanei. La musica è satura di ispirazione, di sonorità blues di ritmi africani. L’album in studio ha la medesima energia, la stessa foga delle performance dal vivo. Non è chiaro come siano riusciti a costruire un congegno musicale con un sound cosi sorprendente e sconcertante per la precisione e le grandi idee coinvolte.
Ritroviamo Nicola Guazzaloca in compagnia del sassofonista Luciano Caruso in un live per l’etichetta Hoaxhobo. Il progetto Alimurgia è ispirato all’opera del naturalista del ‘700 Giovanni Targioni-Tozzetti, che trattava della possibilità di utilizzare i prodotti spontanei della terra nei momenti di carestia. Rimanendo in ambito botanico il rizoma, secondo la definizione dell’Enciclopedia Treccani: “…È un fusto perenne, prostrato e per lo più sotterraneo, proprio delle piante erbacee di climi con netta stagionalità. Ha un aspetto che ricorda quello della radice, dalla quale però si distingue perché reca foglie ed è diviso in internodi, la sua struttura anatomica è quella tipica del caule e il suo apice è privo di cuffia…”. I filosofi Gilles Deleuze e Félix Guattari si appropriano del termine per descrivere un tipo di modello descrittivo che calza perfettamente con l’approccio di questo progetto. Al contrario di un modello gerarchico:“ …il rizoma collega un punto qualsiasi con un altro punto qualsiasi, e ciascuno dei suoi tratti non rimanda necessariamente a tratti dello stesso genere, mettendo in gioco regimi di segni molto differenti ed anche stati di non-segni. (…). Rispetto ai sistemi centrici (anche policentrici), a comunicazione gerarchica e collegamenti prestabiliti, il rizoma è un sistema acentrico, non gerarchico e non significante…”.
Mai definizione è stata migliore per la musica del duo.
Il Progetto MOT vede Andrea Borghi al giradischi preparato e Giacomo Salis più Paolo Sanna alle percussioni e oggetti. La piccola etichetta umbra Tsss Tapes produce su nastro magnetico questa incantevole unità primitiva che mima i rumori d’ambiente ricercandoli, ricostruendoli incessantemente. La materia, il gesto e le sonorità collegate ci ricordano l’opera del pittore Emilio Vedova. La mimesi dei rumori della natura cosi indifferenti a qualsiasi tipo di narrazione, cosi estranei alla vita degli uomini, ci inquieta non poco.
Roberto Ottaviano con il doppio album Resonance & Rhapsodies pare giungere ad una summa del suo lavoro di musicista. Un disco che vede due combos differenti interpretare una musica eterogenea. Se in Resonance l’attenzione pare accentuarsi sul free jazz più sfrenato, con la presenza di due pianisti che suonano all’unisono (Pacorig e Hawkins), Rhapsodies si presenta più propenso ad una narrazione musicale, già in evidenza con l’attenzione alle melodie esposte in Adelante, brano di apertura. La fenomenale capacità del sassofonista pugliese consiste, inoltre, nell’aver coinvolto una serie di musicisti estremamente dotati e nell’aver saputo spronarli per trovare la giusta consonanza musicale.
Il sassofonista e clarinettista palermitano Davide Barbarino coltiva con forte caparbietà i suoi studi etno-musicologici, unendo musica e field recordings e permettendo una reazione tra l’ambiente naturale e la creazione musicale. Il progetto Ortofonie, registrato nell’Orto Botanico di Palermo, lo vede in compagnia di due fantastici musicisti d’oltreoceano, Mark Dresser e Barre Phillips al contrabbasso, e Manlio Speciale al violino.
Ispirandosi ai rumori, ai suoni e all’esperienza della natura, il quartetto disgrega, sottopone la musica ad una movimento di interazione con l’ambiente che suggerisce una nuova fonte d’ispirazione improvvisativa. L’interplay si coglie tra i musicisti componenti e l’ambiente circostante è un immergersi profondo, un panismo diffuso che sottende l’album.
Nuova progettualità per la chitarra preparata di Fabrizio Bozzi Fenu in Error Connection Error, assieme a François Wong al sassofono baritono e tenore e Gino Robair ai sintetizzatori: i tre musicisti si presentano al meglio su etichetta Rastascan Records e paiono inseriti in un campo elettrico attraversato da lunghezze d’onda diverse: il loro compito è mutarne l’esercizio, ampliarne o diminuirne la tensione. La musica è già in potenza ovunque e il trio lavora su tensioni e rilassamenti.
Concludiamo con un progetto in duo che vede Dario Savino Doronzo al flicorno, Pietro Gallo al piano e Michel Godard, che interviene con il serpentone in alcuni brani.
Reimagining Opera prevede la rilettura in chiave jazzistica di alcune famose arie della tradizione operistica italiana. Oltre al grande pregio di aver scelto arie meno frequentate, è soprattutto l’esecuzione che impressiona. Doronzo dosa con cura le pause del suo strumento timbricamente pulito e Gallo tende a costruire un tappeto con accordi modali aperti che focalizzano l’attenzione sulla solarità dell’album.