C’è un filo logico nell’interpretazione dei sogni tra autori vissuti in tempi diversi: Samuel Taylor Coleridge nell’ottocento parlava del sogno come momento in cui i sentimenti diventano assolutamente protagonisti e sono la base delle immagini irreali, minuti di trasposizione in un’altra dimensione in cui il cervello rompe le catene della razionalità per dare spazio ad una completa manifestazione