Anche questo mese qualche pensiero su alcune uscite discografiche che si situano nell’ambito della libera improvvisazione a volte più o meno radicale e nell’avant-jazz.
Massimo Barbiero, Foglie d’erba, Autoprodotto, 2020.
Barbiero si ispira a Leaves of Grass, una delle raccolte di poesie più famose dello scrittore americano Walt Whitman. Più che piccoli racconti sparsi ci troviamo di fronte a leggere epifanie, sottili accadimenti temporali. Il percussionista piemontese centellina con dovizia le timbriche delle sue percussioni che diventano strumenti multiformi pronti a regalare suoni nuovi e diversi ad ogni tocco.
Gianni Lenoci Trio, Wild Reese, Dodicilune Records 2020.
Ultima registrazione del compianto Gianni Lenoci, venuto a mancare recentemente lasciando un enorme vuoto musicale nel panorama non solo jazzistico italiano. Lo troviamo in compagnia di Pasquale Gadaleta al contrabbasso e Ra Kalam Bob Moses alla batteria.
La scelta dei brani è fortemente indicativa: quattro brani di Ornette Coleman, quattro di Carla Bley e uno di Gary Peacock.
I confini tra armonia e melodia si confondono nei brani di Coleman, l’improvvisazione si alterna a momenti di quasi scrittura (Job mob). Lenoci irrompe e sfoga tutta la sua incredibile esperienza musicale, non solo jazzistica, ricordiamo il suo amore per la musica contemporanea, in particolare le stupende registrazioni in casa Amirani Records di Sylvano Bussotti e Morton Feldman, solo per citarne alcune.
Una melodia vitale, allegramente vivace si sprigiona in Latin Genetics di Coleman, che riesce a scrivere dei temi sempre affascinanti. Ogni brano si amplia, si deforma, cresce e respira quasi fosse una entità dotata di vita propria e nemmeno il pianista pugliese sa come e quanto possa svilupparsi.
Un disco da ascoltare.
Giacomo Papetti Small Choiches, Awake, Aut Records 2020.
Il nuovo album del contrabbassista Papetti, con il progetto Small Choices, ripropone un trio di ottimi musicisti, ossia Emanuele Maniscalco al piano e tastiere e Gabriele Rubino al clarinetto e clarinetto basso.
Un trio che fa di tutto per guardare ad un jazz cameristico, permeato da influenze che provengono dalla musica classica contemporanea. Composti e ieratici i tre artisti procedono, facendo confluire i loro vissuti musicali in un turbinio di incastri e soluzioni armoniche convincenti. Il piano lieve di Maniscalco ben si amalgama con il profondo timbro di Rubino e lo sfaccettato timbro del contrabbasso di Papetti.