Nato nel gran lavoro di Art Blakey iniziato nei cinquanta del vecchio secolo, Curtis Fuller diventò ben presto il trombonista più prolifico del periodo. Il suo nome si trova in una quantità notevole di lavori jazz che lo vedono suonare non solo con Blakey probabilmente nel suo momento migliore: sarà parte anche del celebre Jazztet, sarà nel Blue Train di Coltrane, in Jazz Mood e The Centaur and the Phoenix di Lateef e coprirà praticamente tutta la gamma degli artisti Blue Note e Savoy, contando anche su una discografia da leader. Forse non tutto è rose e fiori musicalmente, Fuller ha avuto il suo ruolo nel be-bop e hard bop soprattutto, che spesso non tuonavano in profondità ma se dovessi darvi un consiglio, a dispetto di quello che sceglierebbe un critico jazz, io metterei davanti a tutto un album del 1973 dal titolo Crankin’, dove Fuller fece due “colpi” assieme, creando un prodotto non molto convenzionale, effetto del momento storico davisiano (con musicisti quasi sconosciuti) e creò probabilmente gli assoli più riusciti della sua carriera.
RIP Curtis.