E stamattina ci svegliamo anche senza Jon Hassell.
Riprendo quando dissi di lui in un mio vecchio articolo sull’eredità di Don Cherry:
“…studente di La Monte Young e Stockhausen e affascinato dalle glacialità elettriche di Miles Davis del periodo elettrico, Hassell cercò nella vibrazione lunga dei suoni e nella rielaborazione elettronica della sua tromba quell’impulso necessario per rendere efficienti e possibili determinate intuizioni. Con lui la tromba riuscì a riprodurre perfettamente il sentimento sottostante dell’artista: poteva essere sinuoso, etereo, piangente, viaggiante, capace di ricostruire i suoni delle giungle o la memoria storica di un posto o di una popolazione… […]. L’incontro tra il discorsivo e il lirico, tra Cherry e Miles Davis, si materializzò grazie a lui…”
Quello che abbiamo sentito da lui da Vernal Equinox (1977) fino ad almeno Power Spot (1986) ha avuto un’importanza vitale per alcuni sentieri di sviluppo della musica (sui linguaggi post-moderni, sul jazz nordico, sull’evoluzione elettronica della tromba).
RIP Jon.