Di fronte a quanto ci propone l’attuale situazione mondiale dovremmo forse ascoltare le parole profetiche di Hazrat Inayat Khan, musicista mistico del primo Novecento e pioniere della divulgazione Sufi in Occidente, allorché insinuò che:
“…There can be no rebirth without a dark night of the soul, a total annihilation of all that you believed in and thought that you were…“ (da Thinking Like The Universe: The Sufi Path Of Awakening, Thorsons 2000).
La sensazione di un’apocalisse molto prossima al suo verificarsi è un atteggiamento che la storia ha praticamente ripetuto pedissequamente in archi temporali quasi costanti: dopo 300 o 400 anni, quando le cose vanno molto male per l’anima, è sempre dietro l’angolo. Ma della considerazione di Inayat Khan è vera la condizione di trasformazione, qualcosa che porta l’interpretazione filosofica a considerare un coraggioso, quasi impossibile stato di cambiamento.
Direi che per un musicista tanto bravo come Francesco Massaro, si stia verificando già un congiuntura favorevole ad un rinascimento: sempre nelle indicazioni migliori di Percorsi Musicali, Massaro ha effettuato sinora un percorso riflessivo nei regimi acustici del sassofono, attingendo alla vibrazione etnica, alla patafisica e alla tecnica contemporanea, senza regalare troppe chances all’elettronica (l’unica fu Maniera Nera nel 2018); nei fatti, le recensioni su giornali di jazz coprivano un certo tipo di preparazione del musicista, ma francamente la sua musica si è sempre presentata piuttosto fuorviante rispetto agli indirizzi idiomatici di una rivista su quel genere. Ora viene pubblicato Double Exposure, un live recording al MAD Murate Art District di Firenze nel giugno del 2021, esposizione mista tra strumento e consolle elettronica suonato con Francesco Pellegrino, un altro strumentista a fiati e sound artist che divide con lui registri di sax e clarinetto e probabilmente molte opinioni musicali: i due musicisti si regolano per un soundscape che ha in carico suoni preventivamente ricercati, lavorati sulle coordinate di una fusione specialistica, tra cellule del concretismo dell’oggetto sonoro e noise, qualcosa che va per conto suo o diventa sfondo espressivo per evoluzioni strumentali altrettanto pensate e coordinate dai due musicisti.
Massaro (sassofono baritono e clarinetto basso) e Pellegrino (sassofono tenore e clarinetto) si vedono dietro i loro strumenti e le loro consolle, in un disegno di improvvisazione elettroacustica definito a monte ma elaborato real time: l’idea è quella di inserirsi in un climax elettronico variegato e straniante, le entità soniche sviluppano percezioni che portano alla mente trame di clangore percussivo, fonti acquatiche, rumore bianco simile a quello delle interruzioni e dei guasti televisivi; i due si concentrano su saturazioni acustiche dei loro strumenti, tenute per quanto più tempo possibile, combinate con fasi di afasia o imprevedibile irruzione. Il loro compito è inquadrato filosoficamente da Nazim Comunale che attraverso la poesia svela i fini interiori della doppia esposizione, una lunga poesia che arriva alla fine dell’esibizione e che dà conto delle tempeste elettriche e i crepacci che si aprono nell’ascolto: “…delicate apocalypse in a box. Like an inhabited sea in the night of our world, someone repeats: ‘I am. I am. I am’…” (Comunale, liner notes). E’ un pensiero comune, un disappunto intenzionalmente rivolto al mondo che però riconosce le identità, perché comunque è sempre più ora di mostrare la serietà e la coerenza di un musicista e ammettere lo stupore di un’alternativa. Massaro e Pellegrino (così come Comunale) non si stanno piegando per nulla alla meravigliosa beffa che la cultura musicale sta offrendo, tentando di far passare messaggi distorti e convenzionali e, nello specifico e sparuto mondo dell’improvvisazione elettroacustica, i due musicisti tramite Double Exposure vorrebbero ritagliarsi anche un posto al suo interno, un luogo umorale che racchiude gli istinti e le ispirazioni (per Massaro -di cui conosco bene il passato- farei rientrare le esperienze del Bestiario Marino e di Maniera Nera nel subconscio delle costruzioni improvvisative).
La lettura migliore che potete fare su Double Exposure è che vi trovate di fronte a prodotti unici, che sanno mediare la sperimentazione e l’improvvisazione libera con le licenze emotive delle esperienze soniche, qualcosa che rapidamente vi porta tra “crepacci” e “riemersioni” in superfice.