Clairvoyance: Transient

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Mi farò guidare dalla bella copertina di Transient, ultimo CD del trio Gianni Mimmo-Silvia Corda-Adriano Orrù, che contiene una fotografia di un giardino del tempio Tofuku-ji di Higashiyama a Kyoto. Completato nel 1255, quel tempio è tuttora un posto meraviglioso per godere di un panorama alberato con foglie colorate che si estende in prossimità di un fiume, ma un segno della mitologia e della rappresentanza buddista si trova nell’Hojo Garden, un giardino costruito nel 1939 e progettato da Shigemori Mirei, un’autorità della progettazione dei giardini giapponesi. Mirei ci tenne ad evidenziare come l’Hojo Garden fosse un “concept gardens containing abstract expression” e che fosse stato Dio stesso a dargli l’ispirazione e le indicazioni per la progettazione: si tratta di un’area prevalentemente costituita da sabbia biancastra, con cerchi concentrici disegnati in essa e raffiguranti onde di riflusso del mare, con quattro rocce di dimensioni differenti piantate nella sabbia e cinque piccole colline di muschio che rappresentano i principali templi Zen. Per un’opera del genere nasce subito spontanea una domanda, ossia su quali basi edificative essa sia stata eretta: della serie, perché centri concentrici sulla sabbia e non altre forme, perché pietre con una posizione specifica e non un’altra? Una risposta sta nel benessere della vibrazione visiva, nelle angolazioni indovinate, nella solidità della visione globale pur essendo di fronte ad un materiale minimale, in definitiva si proietta una comunicazione telepatica tra gli elementi.

Le 8 tracce di Transient hanno proprio quella qualità, una telepatia tra i musicisti che non è esoterica naturalmente, ma radicata nella forma improvvisata, una fucina di sviluppi real time in grado di rimuovere contaminazioni, retoriche, egoismi. In Transient i Shigemori Mirei della situazione sono i tre musicisti, che quando suonano insieme cementificano le essenze più chiare e amate dell’improvvisazione, un via libera ad accenni accordali, pulsazioni, rapide confluenze, multifonie e aspetti specifici della tecnica estensiva che sono la conseguenza di una pulizia di intenti onorevole. Come già rimarcato nel loro precedente, omonimo CD del 2018, questo trio ha una spontaneità e coscienza sonora derivata da quell’arte della conoscenza e del saper fare bene le cose, del saper intercettare nella performance un equilibrio e portare in emersione luoghi simmetrici o asimmetrici a seconda del caso, intuire quando è necessario un contrasto o forzare il flusso musicale: Transient, da questo punto di vista, è allora un magnifico volume su come si sviluppano le forme nell’improvvisazione libera.

L’iniziale Last cranes in the pond fornisce qualche barlume di idioma jazzistico, così come la finale B&W Vanishing Train ha delle scale che probabilmente sfruttano con molto travestimento posizioni conosciute nel jazz più complicato e contemporaneo, ma il resto è totalmente indirizzato alla libertà delle combinazioni sonore; c’è un elemento in più in questo lavoro e cioè l’inserimento nelle dinamiche improvvisative del toy piano, strumento che Silvia sa usare benissimo, vedi quanto succede in Transient Clouds, 5 minuti che si aprono con un flusso di note del giocattolo in sovrapposizione con accordi suonati sulla tastiera del pianoforte e in cerca di una definizione estetica e poi in Rippling Lake, con scampoli di indovinata presenza. D’altro canto il pianismo di Silvia è essenziale per le evoluzioni del trio, con congestioni, clusters, vitalità dei toni medio-bassi della tastiera, note smorzate per effetto di costrizioni sui martelletti. Mi piace moltissimo questo tipo di vitalità al pianoforte.
Adriano è l’indispensabile sfondo delle espansioni improvvisative e lo senti, chiarissimo, lasciare “macchie” timbriche in Transient Clouds, pulsare efficacemente in Shinjuku, “elasticizzare” l’approccio alla tastiera del contrabbasso nelle dinamiche di Garden Maze: per lui potrebbero valere applicazioni parsimoniose del frottage o del grattage pittorico se solo queste modalità fossero applicabili alla musica. Per Gianni, invece, è riservato il compito di tramutare in suoni espressivi tutto ciò che sta in quell’area di qualità che riguarda il suono, la gestualità, la coscienza sonora e le linee di intonazione costruttive: in Transient Clouds suona sornione e crepuscolare, in Shinjuku effettua delle figure veloci e sfuggenti, in Tilting At Crazy Angles è in multifonico costante, in Rippling Lake si misura contro le sofisticazioni e i punti di rottura creatisi negli istanti di propulsione improvvisativa.
Il trio vive momenti di eccellenza in These Telegraph Poles, diluvio di note che fa da preludio energetico a Tilting At Crazy Angles, posto in cui le velocità aumentano così come le intensità sonore e dove i musicisti moltiplicano le loro forze; e il finale di B&W Vanishing Train offre un’esaltazione corale che dimostra la grande maturità musicale dei musicisti.

Transient è un prodotto musicale surreale di questi tempi, improvvisazione popolata da geometrie casuali che cercano di offrire realtà deformate e imprevedibili, in linea con un’idea senziente e prodigiosa della musica. Sono geometrie improprie e concettuali come quelle dell’Hojo Garden, che in alcuni casi riescono a farci sentire la materialità degli elementi aguzzando la mente e l’immaginazione: provate ad alzare il volume sulla seconda parte di Garden Maze, riuscirete ad introitare la sabbia che si alza ed “inonda”.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.