“Three composers have influenced me – listening to their music as much as their personal acquaintance:
Luigi Dallapiccola, when I was fourteen
Pierre Boulez, when I was twenty-four
John Cage, when I was twenty-six”[1]
Sylvano Bussotti è stato uno dei grandi, inimitabili compositori del Novecento, un gigante che ha lasciato un’impronta indelebile sia nella musica contemporanea, sia nel repertorio per chitarra classica. Compositore, ma anche pittore, poeta e uomo di teatro, Bussotti, nato a Firenze nel 1931 e scomparso nel 2021, fu allievo del compositore dodecafonico Luigi Dallapiccola e studente ai corsi di Darmastadt insieme a Luciano Berio, Luigi Nono e altri compositori temerari del pensiero innovativo tratto dopo la seconda guerra mondiale. Bussotti, tuttavia, decise di discostarsi da queste esperienze, abbandonando quasi subito la riflessione sulla struttura del linguaggio musicale e sulle sue norme. Artista onnivoro e versatile intraprese una carriera unica, sempre al confine tra la musica e le modalità espressive più diverse. Nel corso della sua lunga e brillante carriera Bussotti ha saputo realizzare pagine musicalmente a volte densissime, a volte scarne, con note intervallate, tra una riga e l’altra dei pentagrammi, da segni e disegni misteriosi, croce e delizia di diverse generazioni di interpreti. Bussotti iniziò, già a partire dai primi anni Cinquanta, a esprimersi attraverso le cosiddette “pittografie musicali”, pratica che rimarrà costante per tutto il suo percorso. Le partiture sono dense di simboli, disegni e oggetti grafici di vario tipo, mai ornamentali e apparentemente sempre funzionali all’interpretazione. Una sintassi musicale frutto evidentemente di un immaginario creativo che non ha mai voluto rinunciare a una fantasia fertile e complessa.
“A “creator” is influenced more than anything by musical culture.” [2]
Elementi portanti della sua produzione musicale sono stati la costante concezione sintetica di una rappresentazione teatrale, concezione per la quale il segno progetta e il suono emana la sua energia creativa, e l’aspetto letterario della sua produzione, un’esplorazione continua e profonda di temi e figure che spaziano in tutta la storia e che mettono in luce protagonisti e vicende a volte emblematici, a volte nascosti, con un’attenzione profonda ed emozionante verso i mondi interiori. Personalmente credo che uno degli aspetti che affascinano di più l’interprete e l’ascoltatore siano sia la profondità culturale che traspare dalle sue opere, sia il loro interessantissimo aspetto grafico. Così ne parla Francesco Giomi nel suo libro Musica Imprevedibile:
“L’aspetto grafico delle partiture incide molto sull’interpretazione, che comunque rimane totalmente a carico dell’interprete; questo è anche uno dei motivi per cui Bussotti si è quasi sempre fidato di una medesima cerchia di performer…Ma non è un’interpretazione completamente libera: nella musica di Bussotti le note ci sono sempre, la melodia c’è, così come altri elementi che appartengono alla “musica di un altro secolo”, come le dinamiche, la scala, le durate, la tonalità (ma anche talvolta l’atonalità). Un’improvvisazione che parte quindi da un materiale con dei tratti molto ben definiti. In tal senso, è molto lontano dalla poetica di Bussotti, fissare un percorso aleatorio a priori e seguire sempre quello: lui tendeva sempre a mettere in evidenza le differenze tra una performance e l’altra, suggerendo che ogni esecuzione dovesse essere assolutamente diversa dalle precedenti (Monica Benvenuti, comunicazione personale, intervista Skype, 19 novembre 2020).“[3]
Una costante sfida per l’interprete, una nuova emozione per l’ascoltatore che sa bene di poter sempre contare su versioni nuove e diverse. Come avviene nel CD Complete Music for Guitar, opera dell’ottimo chitarrista classico Alberto Mesirca, uscito quest’anno per la Brilliant Classic. Alberto Mesirca è un chitarrista dall’eccellente curriculum e da sempre caratterizzato dal costante desiderio di espandere i limiti del proprio repertorio e della sua conoscenza musicale. Il fatto che si sia voluto cimentare con il repertorio chitarristico di Bussotti è cosa che non mi stupisce e che ho molto apprezzato. Questo CD presenta otto composizioni di Bussotti, raccolte in un ciclo ideale che inizia con Ermafrodito mythological fantasy for guitar del 1999, creata su commissione del chitarrista tedesco Hans-Jürgen Gerung, Ultima Rara (pop song) del 1969, Giacchì lu tempu rigidu e Popolaresca, tratti dal poema Don Ciccio Guëli, un manoscritto inedito dall’opera Bozzetto Siciliano, Rara (Eco sierologico) (1964-67), dove la chitarra comincia a diventare un medium musicale tra il mondo arcaico e il modernismo musicale, creando sonorità inedite, con idee quasi teatrali, Tramontana, Nuvola Barocca del 2011 e A piece for Guitar by Toru Takemitsu (For the 60th Birthday of Sylvano Bussotti). Scritture musicali audaci e innovative, con pentagrammi intersecati, linee saettanti e una simbologia sonora che rimanda a pitture dell’astratto. Una scrittura con segni di tale bellezza che conferiscono ad ogni pagina tutte le caratteristiche di un’opera anche visiva, che richiedono all’interprete la decodifica di nuovi segni e che coinvolgono il pubblico con un linguaggio che affascina e interroga. Alberto Mesirca è riuscito a creare una raccolta estesa e interessante, che segue il precedente lavoro di Sergio Sorrentino uscito nel 2016, rappresentativa del pensiero unico e inimitabile espresso da Bussotti. Un ascolto imprescindibile per chiunque condivida la passione per suoni, idee e prospettive fuori dal comune sentire.
“Io credo che di irrealizzabile ci sia solo una cosa: l’unicità. Io veramente ho progettato infinite volte degli unicum, cioè cose destinate a essere eseguite una sola volta. Il primo incontro tra due individui magari destinati a unirsi per il resto della loro vita è sempre un attimo, è sempre uno sguardo. Questo sguardo a volte ricade nell’ombra per anni: quanti sono i casi di persone che si sono unite cinque, sei o dieci anni dopo essersi guardati una prima volta… Però quel momento che mi pare più che una parabola, proprio un teorema squisitamente musicale, è qualche cosa di unico. Questo qualche cosa di unico, per essere così importante, dovrebbe assommare i mezzi più ineguagliabili. Ma mi dici quale tipo di organizzazione al mondo ti offre cose che oggi costano realmente miliardi, per essere bruciate in un solo istante? Però il dato dell’ineffabile musicale è questo. Perciò il mio progetto utopico sarebbe questo, al quale ho tentato di avvicinarmi molte volte. [4]“
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Note:
[1] Balint Andras Varga, Three Questions for Sixty-five Composers, University of Rochester Press, 2011 pag. 38
[2] Balint Andras Varga, Three Questions for Sixty-five Composers, University of Rochester Press, 2011 pag. 38
[3] Francesco Giomi, Musica Imprevedibile, Arcana, 2022, pag 128
[4] Sylvano Bussotti, Totale Libertà, Mudima 2016, pag. 69-70