Umlaut è un collettivo di musicisti nato a Stoccolma nel 2004 che oggi conta due grandi “filiali” a Parigi e Berlino. Coloro che ne fanno parte hanno preso come motto del loro lavoro quello della “trasformazione del suono”, un termine ampio che al suo interno contiene non solo l’attività musicale dei musicisti, ma anche l’organizzazione di concerti, la registrazione di musica tramite un’etichetta discografica apposita (la Umlaut Records) e un forte senso della condivisione e della socialità. E’ evidente che il collettivo è nato per incontrarsi su un tipo di musica piuttosto rara da ascoltare in giro, qualcosa che vive dell’improvvisazione libera, della sperimentazione strumentale più recondita e dell’interesse di una comunità di artisti che non conoscono confini o barriere stilistiche: nel loro programma si dice che “…Umlaut to defend improvised music and contemporary composers as well as traditional Polish singing, deconstructed Bebop, free jazz, swing or solo artistic performances, over the course of the many discovers, interesting meetings and new connections…”; tra loro ci sono musicisti eccellenti come Eve Risser, Amaryllis Billet, Alex Dorner, Joel Grip, Pat Thomas, Joris Ruhl, Pierre Borel, Toma Gouband, Michel Doneda e tanti altri e l’anno scorso ha fatto evidentemente eco il festival organizzato allo Shakirail di Parigi, due grandi edifici di un quartiere della capitale francese fornito di un’area di ospitalità, una grande sala per la musica, sala prove per danza e teatro, cucina e giardini condivisi (puoi vedere un trailer qui).
Nonostante ci siano voci di una possibile riclassificazione urbana del quartiere che ne comporterebbe la scomparsa, l’Umlaut ripete l’esperienza anche quest’anno con un interessantissimo programma di eventi che durerà tre giorni, dal 28 al 30 marzo. Si tratterà di musica inclassable, con aperture alla ricerca improvvisativa e alla verifica empirica, con concerti di Alex Dorner & Antonin Gerbal (sull’acustica dell’elettronica live), di Eve Risser (sul tremore, la trance e il movimento), di Joel Grip (una decostruzione di Monk), del trio Naegelen-Borel-Badaroux (un’esplorazione politempica) ed altre aggregazioni di musicisti a tema che vi suggerisco di leggere nel programma (leggi qui).
Inutile dire che questi incontri sono molto più interessanti di tanti festivals di musica da cui non nascono novità. E’ un modo per saggiare la politica degli improvvisatori Umlaut e andare alla ricerca di nuovi patrimoni musicali, qualcosa che l’etichetta discografica collegata sta già facendo da molto tempo.