Forse è arrivato il momento per tutti di interrogarsi sulla necessità di individuare una drammaturgia del prodotto musicale acusmatico. Quale deve essere il ruolo di una drammaturgia in una composizione pensata per l’ascolto pitagorico? Come e con quali strumenti la si fa emergere? E’ risaputo che oggi il compositore acusmatico può far riferimento a qualunque tipo di materiale sonoro impostando gli stessi verso un sistema di proiezioni in uno spazio d’ascolto oppure anche compiendo operazioni di manipolazione che ne aumentano il carico creativo; le impostazioni o gli incrementi non dovrebbero essere funzioni casuali, ma preventivamente sperimentate sul campo, al fine di tendere ad una perfezione logica nelle definizioni dei suoni in grado di farci comprendere cosa può nascondersi dietro gli impianti sonori. In sostanza la ricerca di una specifica drammaturgia in un pezzo acusmatico sta nella capacità dei suoni di non “mentire” (1).
Non mente certamente Franco Degrassi in Voices, An Acousmatic Trip, suo ultimo lavoro che si concentra su due ambienti di rilevazione: uno, principale, sono le voci, i discorsi e le loro qualità acustiche; l’altro