Non è facile inoltrarsi criticamente nella discografia del pianista Matthew Shipp, specie se qualcuno ne raccoglie la misura: si parla di circa 200 registrazioni tra pubblicazioni e inediti, una cifra che fa desistere recensori e scrittori dal prenderne pienamente conto ed affrontarla. Sappiamo però che la quantità non è solo un affare di Shipp nel campo dell’improvvisazione e che essa è in definitiva la rappresentazione di un’esigenza del vissuto degli artisti oltre che una testimonianza continua della loro