Tempi duri per i violoncellisti improvvisatori. Dopo il grande Tristan Honsinger, una prematura scomparsa è quella di Hugues Vincent. Il violoncellista francese era da moltissimo tempo inserito nella vita giapponese sia musicalmente che affettivamente (1) e su queste pagine l’ho più volte citato in progetti esemplari fatti sia in Europa che in Oriente (principalmente Giappone e Taiwan), dove probabilmente era già diventato una piccola icona della free improvisation. Vincent si è formato alla scuola di Joëlle Léandre, era un improvvisatore capace, padrone assoluto dello strumento e ideale partner d’azione per chiunque volesse improvvisare con lui, ma il trasferimento in Giappone ha coinciso anche con un allargamento degli orizzonti improvvisativi, con ispirazione poetica, danza e action-painting irrimediabilmente comprensivi delle consuetudini improv di quel paese, forse sincretismi particolari che si sono evoluti grazie alla capacità di caratterizzare l’improvvisazione con torsioni, risonanze, inquietudini e momenti di pace (qui ti consiglio di vedere una sua esibizione fatta in un locale di Kyoto nel 2013 con fisarmonicista di supporto, painting e danza butoh). In sostanza, un violoncellista bravissimo e completo. Per un periodo di tempo Hugues ha anche usato dei supporti elettroacustici, lavorando su pedali di distorsione e su supporti fissi contenenti suoni e field recordings.
La stampa internazionale ricorderà certamente come vertice del percorso di Vincent la collaborazione con Morishige Yasumune, punto di incontro di due concezioni che offre tanti spunti visivi e musicali (vedi qui), ma io vi consiglio di andare anche a riascoltare altre cose che hanno dalla loro parte un’ottima registrazione:
-il ‘russian trio’ di Free Trees, tre strumentisti a corde con il contrabbassista ladimir Kudryavtsev e la violinista Maria Logofet (qui la mia recensione dell’epoca per Leo R.):
-il duo con il pianista Ryoji Hojito, in un CD chiamato Strange Days per la defunta ma benemerita Improvising Beings:
-tutti i lavori solisti di Hugues (Onkyo No Hako – Music for solo cello, Early Electro Acoustic Works e Cello Pieces, su composizioni di Labeuf e Iwase) che ne definiscono la caratura improvvisativa e una ricerca che poi si è arenata nel tempo.
RIP Hugues Vincent
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(1) La sua compagna è Kumi Iwase, musicista dedita al sax e clarinetto.