Justice: la nuova opera di Hèctor Parra

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C’è molta attesa per la nuova opera di Hèctor Parra, compositore spagnolo che in queste pagine ho molto lodato. E’ da tempo che Parra ha acquisito una forte esperienza dei palchi teatrali e la nuova iniziativa in materia riversa i suoi significati nel terribile incidente avvenuto sulla strada per Kabwe, tra il Congo e la Zambia, nel febbraio del 2019, quando morirono 21 persone (tra cui molti bambini) a causa dello scontro tra una cisterna di acido solforico e un autobus. Kabwe è, purtroppo, una delle città che detiene il primato per irrespirabilità dell’aria e la sua popolazione è a rischio di premorienza per via dei livelli elevati di piombo presenti sul territorio.
L’irragionevole situazione dell’inquinamento in quei luoghi ha spinto Parra e il regista teatrale Milo Rau a progettare un’opera collegata, avvalendosi delle parole dello scrittore congolese Fiston Mwanza Mujila, che ne ha composto sagacemente il libretto. L’opera avrà la sua prémiere a Ginevra tra il 22 e il 28 gennaio e il suo titolo fa ben capire come non siano state mai verificate a fondo le responsabilità di quell’incidente e più in generale i ruoli delle parti in causa (governi del posto, le multinazionali, le Ong, etc.).

Justice è un’opera studiata nei minimi particolari, che prende spunto dal territorio e le sue tradizioni, dalle conoscenze letterarie di Mwanza Mujila applicate alla situazione di Kabwe: c’è la cultura Luba e le arti tradizionali del Katanga e del Kasai, una decisa preferenza verso il mondo femminile, una leadership che nell’arte assume forme figurative particolari, qualcosa che si riflette anche nei pensieri di Parra e la musica della sua opera, laddove i passaggi più commoventi vengono cantati da voci femminili (la madre di una ragazza morta, l’autista del camion, l’avvocato e la voce di una delle ragazze morta nell’incidente). Tutto il cantato, comprese le voci maschili, segue un’inflessione curvilinea con una ritmicità che segue i ritmi dell’arte Luba e, come dice Parra, “chaque phrase complète et équilibre la précédente“, mentre musicalmente l’orchestra diretta da Titus Engel è influenzata dal sanza, una sorta di xilofono con placche metalliche fissate a una tavoletta legnosa che sotto la sua superfice contiene delle zucche che fanno da cassa di risonanza; questo strumento tradizionale (che si trova in molte altre parti dell’Africa) da stimoli all’orchestrazione per i passaggi più tensivi e dinamici dell’opera.
L’impressione è di trovarci di fronte ad una grande operazione culturale e intermediale che ruota intorno alla provvidenze contemporanee.

Sulla pagina youtube del Grand Théâtre de Genéve trovi delle gustose anticipazioni, preamboli, spiegazioni e trailers che puoi guardare qui.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.