Tra le soluzioni richiamate dalla tecnologia applicata alla musica non mancano certo quelle che propongono assistenza alla composizione o all’improvvisazione attraverso sensori legati al movimento dei musicisti (1). Non c’è dubbio che sperimentare in prima persona le interfacce gestuali faccia parte di una pratica ‘ibrida’ che apre nuove prospettive in campo musicale: è ‘ibrida’ perché da una parte richiede le conoscenze musicali ordinarie e la consapevolezza della funzionalità dei parametri musicali, dall’altra apre una vera e propria area cognitiva su quanto scaturisce dall’interazione con il software collegato ai
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