Linguaggi moderni e universi differenti: le nuove pubblicazioni di Setola

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Veramente ottima la nuova tornata di novità discografiche della Setola di Maiale. Vediamole nel dettaglio.

KLANG! CATASTROFE DEL VUOTO ELETTRODEBOLE

ANDREA MASSARIA / ALESSANDRO SERAVALLE

Occuparsi dei progressi della scienza e della conoscenza del cosmo sembra oggi un affaire riservato a pochi eletti. In una Italia condannata al declino culturale, un trend confermato persino dall’audace ignoranza dei rappresentanti governativi, cercare di andare oltre quel 5% di conoscenze dell’Universo è lavoro inutile e irrisorio. Per migliorare questa situazione gli artisti possono fare molto, possono consegnarci spunti decisivi, come certamente si rinviene nell’ultima operazione musicale di Andrea Massaria e Alessandro Seravalle, musicisti da sempre impegnati nel superamento filosofico e pratico delle incongruenze culturali del nostro tempo. Per Klang! Catastrofe del Vuoto Elettrodebole c’è un’immersione nei temi conseguenti alla scoperta del bosone di Higgs, allo studio delle particelle e delle interazioni che regolano la materia e in particolare le novità sul ‘vuoto’ quantistico: questo vuoto è in realtà uno stato dinamico, un posto dove ci sono continui processi di creazione e annichilimento di particelle, qualcosa che dà origine a fluttuazioni e a stati di energia non nulli; stimolati dalle speculazioni attrattive degli elementi delle teorie scientifiche (quanti, effetti, asimmetrie, energie, etc.) i due musicisti hanno pensato ad un proto alveare quantico di suoni, chitarra elettrica con effetti di pedale ed elettronica (Seravalle si muove nell’area dei campionamenti), con inserzione saltuaria di frasi concludenti agli argomenti del tipo “…la catastrofe del vuoto elettrodebole potrebbe avvenire in qualunque momento…” o “…siamo qui per caso…”. Le dimensioni musicali vengono raggiunte combinando le propensioni stilistiche, da una parte Massaria accede ad una concentrata espansione del suo stile, dove il timbro particolare e conosciuto della sua chitarra è più segmentato del solito, abbiamo fluttuazioni fortemente irregolari, molto assorbimento sonoro e affrancamento del dialogo; dall’altra Seravalle costruisce un’area di navigazione di contorno elettrodinamica, con suoni che richiamano serpentine elettriche, spine, circuiti, sonar, beeps e loro combinazioni, sibili, fino a dare la sensazione di una psicosi concrète che mostra somiglianze nell’uso di oscillatori, filtri o densità (vedi quanto succede in Variazioni del Vuoto).
La forza di Klang! Catastrofe del Vuoto Elettrodebole sta in una saldatura implicita tra cognizioni ed espressioni, proietta una forma intelligente di musica che condensa in un lavoro nominalmente di improvvisazione libera un pensiero che sta a cavallo di cento anni di storia: la relazione con Webern e Stockhausen paventata dai due musicisti (l’alterazione/accrescimento dei loro nomi accanto a quelli dei due compositori) non è casuale poiché la tecnica dodecafonica di Webern può essere vista come un’applicazione del panteismo cosmico mentre le correlazioni aliene create da Stockhausen sono un trait-de-union per giudicare il cosmo. Massaria e Seravalle hanno liberato la musica da qualsiasi vincolo, tentando un’invenzione profondamente ancorata alla migliore attualità del ventunesimo secolo.

MNEMOSINE

DC (Andrea Dicò, Francesco Carbone)

Una sapienza greca influenza l’improvvisazione elettroacustica del duo DC (ossia Andrea Dicò e Francesco Carbone) in Mnemosine. Si tratta di 3 lunghi pezzi la cui idiomaticità musicale è connaturata ad una triplice area di rivelazioni: il ricordo, il suo netto contrario (l’oblio) e la rinascita; i due musicisti sono rimasti evidentemente affascinati dalle laminette auree che nel passato accompagnavano i defunti dell’antico Egitto e delle religioni semitiche nella loro sepoltura e nelle quali erano contenuti indicazioni di un percorso di iniziazione nell’aldilà: l’inserzione del passo di una laminetta di Petelia all’interno delle note del CD lo conferma.
Musicalmente Dicò e Carbone sono cresciuti molto, soprattutto nella strategia espressiva. E’ una combinazione molto vicina all’ipnosi quella dei due musicisti, una forma di hypnagogic improvisation che ha dei semi nel movimento ipnagogico che ha attraversato il primo ventennio di questo secolo: qui non parliamo affatto di pop music ma di una tendenza umorale insita nell’approccio musicale, qualcosa che gli scrittori Maël Guesdon e Philippe Le Guern attribuivano alla velocizzazione del passaggio del tempo e allo scorrere repentino delle immagini. Nella condensazione dei loro obiettivi Dicò e Carbone si adoperano per una riproposizione moderna dell’immagine antica dove tutto si svolge in accelerazione, lunghe divagazioni di loops chitarristici e controtempi di batteria che in alcuni momenti sfiorano la catarsi, ma quando un carillon introduce la jam di Asfodelo di lì a poco l’impasto apre ad una differente dimensione mentale; con un livello di contenuti impressionanti si sonda ad un certo punto persino il noise ed uno speciale senso del feedback che sembra riportarsi allo spettralismo insinuato dalla poesia di Edith Hamilton sugli asfodeli: “strani, pallidi, spettrali” sono i fiori che simboleggiano la rinascita dopo la morte fisica, qualcosa che si modella sull’espressione dei DC attraverso un ricercato e riuscito intervento abrasivo dei ritorni elettro-acustici degli strumenti.

D’IMPROVVISO

MIMO COGLIANDRO / GIORGIO PACORIG

Registrato allo Star & Sun Studio di Staranzano nel giugno del 2023, D’Improvviso documenta una sessione di improvvisazioni del sassofonista Mimo Cogliandro (al soprano) e del pianista Giorgio Pacorig, due eccellenti rappresentanti dell’improvvisazione friulana di cui non se ne parla mai abbastanza. I due propongono un sound libero che si spinge oltre i confini del jazz, con una tornata di invenzioni real time in cui è possibile apprezzare gli istinti dei musicisti: Cogliandro è capace di evoluzioni melodiche e spocchiose, di incredibili serpentine ricavate sui canali d’aria e dell’equivalente sonoro del ‘getto d’inchiostro’, nel solco di una linea improvvisativa espressionista che può essere apprezzata anche al clarinetto basso (che qui non usa però); Pacorig è invece un navigatore senza soste, perlustra la tastiera con competenza e aderenza ai contesti, avvicinandosi alle celebri sincopi ruminative di Cecil Taylor (c’è anche un Pacorig rispettabilissimo, conosciuto all’organo e alle tastiere elettroniche). Se per Cogliandro si può affermare che ha suonato tanto ma registrato molto poco, per Pacorig esiste invece una nutrita discografia per fare la sua conoscenza con lavori divisi tra jazz e libera improvvisazione, tra cui non mancano quelli con sassofonisti; se andiamo indietro nel tempo notiamo come Pacorig ha suonato con Luciano Caruso (Ulrica al pianoforte), con Clarissa Durizzotto (al Fender rhodes e al Korg nel Locomotive Duo), con Bruno Romani e Filippo Orefice per progetti jazz.
D’Improvviso è pieno di virtuosismo sia da una parte che dall’altra, è esplorativo, godibile ed esteticamente interessato a sondare confini inaspettati. Inoltre ci edulcora sul fatto che in Italia la lista di pianisti free jazz/improv non raggiunge certo alti numeri ma è di assoluto valore e Pacorig può starci dentro benissimo.

COSÌ COM’È

GIORGIO PACORIG / STEFANO GIUST

Lo studio di Staranzano ha fatto da accoglienza anche per un’altra pubblicazione del pianista friulano, un altro CD registrato stavolta con Stefano Giust dopo anni di perspicace collaborazione dei due, che però non si era mai finalizzata in un supporto discografico. Così com’è è perciò un duo piano-percussioni dal senso descrivibile e militante, prende origine da un inciso di Pier Paolo Pasolini a proposito del ‘potere del consumismo’ e della condizione economico-politica degli italiani dei settanta. La citazione di Pasolini ripresa all’interno del CD risalta la grande contraddizione dell’umanità e la divisione di classe, permeando Così com’è di una vena moderatamente inquieta (mi vien da dire riflessivamente concitata) che si realizza in 3 improvvisazioni di pregnante autenticità. E’ incredibile come questa musica si adatti a perfezione ad un pensiero culturalmente lucido. In Memorie di amicizie e rugiada Pacorig usa nella parte centrale pure tecniche non convenzionali nell’ambito di una lunga improvvisazione che sembra avere la consapevolezza del rimorso; una situazione di ‘nostalgia’ evolutiva si riscontra anche in Radici per le foglie, ferro, che ci fa ricordare come le prescrizioni pasoliniane siano state anticipate mezzo secolo prima e che c’è un mucchio di gente che vorrebbe ritornare a quell’universo contadino così tanto bistrattato e mal pensato.
Anche qui, se vogliamo fare un brevissimo cenno alla storia, notiamo che Pacorig ha suonato/registrato con Franco Dal Monago e David Vanzan, mentre la lista di registrazioni in duo piano-percussione di Stefano è pressoché vuota, il che conferma quanto si diceva nella recensione precedente. Ottimo anche il packaging con un bel dipinto astratto di Patrizia Oliva. Tutto congiura per la tesaurizzazione di un incontro artistico notevole.

SIDERALE

ANGELO CONTINI / PASQUALE ‘LINO’ LIGUORI

Nella musica non sono certo mancate relazioni con l’Universo o con parti di esso. I musicisti hanno spesso attinto alle loro conoscenze e a sentimenti vibrazionali che hanno permesso loro di apprezzare la varietà dei legami dell’uomo con il cosmo e fare pure distinzioni. Il nuovo CD di Angelo Contini, in duo con Pasquale Lino Liguori, fa leva su un modello di empatia tra gli strumenti e quei campi di forza che giocano sulle percezioni, un collegamento che è in grado di farci cogliere un determinato senso estetico della musica prodotta: da qualche anno Contini sta approfondendo sugli strumenti antichi e sulla loro capacità comunicativa, sui benefici che possono generare nell’umanità e in Siderale la sua ricerca probabilmente trova il suo obiettivo e punto di congiunzione, qualcosa che tratta il concetto della ‘distanza’ (vista in una prospettiva sia macro che micro, cosmo e intimità) e i modi per colmarla.
Contini ha messo in fila 10 brevi pezzi di due o tre minuti circa suonati con trombone a tiro o a coulisse (2 pezzi), dung-chen (2), didgeridoo (2), shells (2), corno delle Alpi (2) e thunder tube (1) e in ognuno di essi sostiene un ‘timbro’ con poche variazioni, con Liguori a supporto percussivo che fornisce allineamento di prospettiva, una piccola tela di variazioni ritmiche alla batteria presentate in costanza ed ordine sparso, quasi come miniature dei grandi tamburi lignei orientali.
Inutile dire che il duo fa vivere bene la tensione siderale e induce all’introspezione assegnandosi una loquacità musicale fuori dal comune. Gianni Mimmo mi ha sempre detto che suonare con Contini è un’esperienza tremendamente positiva, dove il materiale è limitato ma l’improvvisazione riesce a deflagrare la luce.

EROS

IMPROLEVITAS (Maurizio Lesmi, Lorenzo Tosarelli, Roberto Bartoli)

E’ molto frequente vedere generazioni di musicisti distanti tra loro che si incontrano e condividono i loro linguaggi. Nella zona di Imola qualcosa del genere è successa anche per il trio Improlevitas formato dal giovane pianista Lorenzo Tosarelli e dai più esperti Roberto Bartoli al contrabbasso e Maurizio Lesmi al sax soprano. Bartoli e Tosarelli si sono esibiti recentemente insieme in duo esponendosi su un jazz che ha nel suo DNA la musica di Weinstein, Veloso o Gismonti, quindi con tanta sostanza melodica, mentre lo stile di Lesmi ha avuto più articolazioni. Ad ogni modo, per Eros, il trio è andato in studio a Bologna e ha accolto maggiori libertà musicali, tenendo conto anche di una scintilla ispiratrice che ci viene in soccorso logico all’interno del CD, una citazione di Italo Calvino tratta dalle Lezioni Americane che sottolinea come chiunque faccia arte sia assoggettabile ad una combinazione di elementi già conosciuti e agisce su “un campionario di stili, dove tutto può essere continuamente rimescolato e riordinato in tutti i modi possibili“.
L’improvvisazione di Eros risente di questi elementi subliminalmente preordinati e si dipana tra zone di contrappunto circolare, momenti di luminosità, approcci quasi camerali, con una evidente volontà di fornire comunque un’angolatura armonico-melodica che sia in grado di donare leggerezza all’improvvisazione.

IMPROVVISOFANTASIA

IMPROVVISOFANTASIA (Giuseppe Giuliano, Manuela Galizia, Pietro Pompei, Corrado Rojac, Federico Scalas, Giancarlo Schiaffini)

Un altro estratto della magnifica creatività della scuola romana di compo-improv e musica elettronica arriva da ImprovvisoFantasia, un ensemble guidato da Giuseppe Giuliano. L’ensemble è intervenuto nelle rassegne dei concerti primaverili del Master Sonic Arts del 2023 tenuto presso l’Università degli Studi di Roma Tor Vergata, suonando negli spazi previsti dal programma accanto ai seminari e agli incontri ben concentrati sulla libertà e i limiti dell’interpretazione nella musica contemporanea. In questa raccolta possiamo apprezzare alcuni pezzi nuovi composti da Riccardo Santoboni (re-azione), Irlando Danieli (Trinum cast improvisation), Giovanni Costantini (Non è amore) e di Giuseppe Giuliano (note d’amicizia), pezzi scritti e/o terminati nel 2023; a questi si aggiungono 3 ottime improvvisazioni libere che si pongono come aree di intermediazione alle composizioni e che stabiliscono un contatto non consueto tra fisarmonica, pianoforte, percussioni e trombone; poi, altri due solo per piano e trombone (L’oca di Giuseppe scritta per Giuliano da Schiaffini e Solo pour Sylvano, improvvisazione solo trombone di Schiaffini suonata in omaggio a Bussotti).
C’è poco da eccepire sui concerti di Roma dell’ensemble, per gli ‘esigenti’ della musica sono eventi ricchi di fascino e informazioni: tutto è improntato alla competenza, alla sensibilità dei musicisti e ad un idioma tipico, rapido e dinamico nelle sue proiezioni. Un’eccellente prestazione di Manuela Galizia si erge nella composizione di Costantini che si basa su un testo di Pasolini.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.