Stuart Saunders Smith

0
334
photo Annemieke McLane, from booklet New England CD Kairos R.

Il 3 giugno scorso è passato a miglior vita il compositore Stuart Saunders Smith (16 March 1948 – 3 June 2024). Nel sottolineare l’incredibile assenza dei mezzi di informazione in merito alla notizia della sua morte, voglio anche rimarcare alcuni aspetti fondamentali della sua attività compositiva e il ruolo che Stuart Saunders Smith ha assunto nella musica contemporanea. Non si sbagliano certamente coloro che hanno stabilito per lui alcune aree di ricerca creativa in cui si può evidenziare il suo contributo:
a) è stato un compositore particolarmente attento al comparto percussivo, con partiture di estrema complessità ritmica e melodica;
b) ha costruito un corpus di creazioni musicali per il vibrafono, strumento normalmente bypassato dalla composizione classica, che ha storicamente mostrato più interesse per la marimba: in ciò il compositore americano ha trovato più conforto emotivo nel jazz;
c) le sue partiture sono spesso dei mobiles intricati, dove la complessità delle notazioni lascia comunque spazio ad un’interpretazione libera e rilassata di alcune relazioni: i rapporti orizzontali e verticali della musica non sono perfettamente indicati nella partitura, presentano alcune zone d’ombra (note non rilevate, durate non stabilite) che tranquillizzano l’esecutore;
d) ha composto per spoken texts, con testi che affiancano la performance del percussionista o la sostituiscono del tutto;
e) è stato un apprezzatissimo creatore di sistemi transmediali di musica per gruppi performativi composti da ballerini, mimi, attori.

Ci sono molti documenti che dimostrano come il compositore americano fosse un caso sui generis nel mondo compositivo classico, trascendentalista da una parte (Saunders Smith era del New England, terra d’origine della Dickinson, di Thoreau e Emerson), innegabile esponente di rilievo del linguaggio ritmico dall’altra (un intrigo del linguaggio umano). Su quest’ultimo punto è ancora incerto nell’ambito accademico il suo inserimento nella rosa dei compositori della new complexity, per via di un’evidente differenziazione di scopi; scambiando opinioni con Jeremy Muller, uno dei tanti percussionisti che prese a cuore la sua musica, Stuart Saunders Smith esplicitò le fondamenta della sua composizione:
A lot of people look at my scores and say, “My god it’s all cerebral! It’s full of all these numbers.” Well, I’m after making a music that floats, that doesn’t exist in slicing up time evenly, and gives the audience a very rich, organic listening experience. You know, we’re made up of all these different organs, and each one has a different rhythm; the stomach has different rhythms than the brain, the brain has different rhythms than the breathing. We are walking polyrhythms. I’m trying to express who we are corporeally, and you have to do that with numbers“.
Jeremy Muller, Amidst the Noise: Stuart Saunders Smith’s Percussion Music, in Percussive Notes 52, no. 4 (July 2014).

Mi sono soffermato su Stuart Saunders Smith in almeno un paio di occasioni su Percorsi Musicali, la prima volta sinteticamente rivolgendomi all’evidenziazione dei suoi Links Series of Vibraphone Essays, nell’ambito della storicità rivolta alle percussioni suonate con mallets (leggi qui), la seconda volta recensendo il suo CD New England per Kairos R., in cui fornì molte indicazioni e informazioni sulla sua personalità artistica (leggi qui); oltre a questi due lavori, vi consiglio di andare ad ascoltare anche Breath, una monografia pubblicata nel 2002 da 11 West Records, che contiene altri pezzi significativi per varie percussioni. Stuart Saunders Smith era un compositore che accuratamente evitava i duple rhythms mentre usava terzine e quintine con naturalezza, amava l’intrigo come mezzo per arrivare ad una trance comunicativa, non certamente come solipsismo, e aveva una fede politica positiva che lo assistiva. Nonostante tantissimi percussionisti siano stati attratti dalle sue composizioni e ne abbiano dato esecuzioni, Stuart Saunders Smith restava sempre entro le mura della sua riservatezza; forse è stato questo elemento che rende poco spiegabile il discreto interesse che la stampa specializzata gli ha accordato nel tempo, di fronte ad una musica che possiede certamente dei poteri.

RIP Stuart Saunders Smith

 

Articolo precedenteBára Gísladóttir: Orchestral Works
Articolo successivoProgetti preziosi di interpolazione: l’eKPYrotic duo di Ballabene e Furia
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.