Claudio Milano & I Sincopatici: Decimo Cerchio (L’inferno 1911 O.S.T.)

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Nel 1911 il cinema italiano accolse il suo primo colossale episodio della sua storia con il film Inferno di Bertolini/De Liguoro/Padovan. Le lodi di quella pellicola sono ormai note e decantate da tutti in termini di attrazioni visive, novità tecniche e visionarietà intrinseca che possiede. Essendo il film muto, ad un certo punto ci si è posti di fronte al problema del tipo di sonorizzazione adeguata, un’esigenza che invero è stata sviluppata con più coerenza quasi un secolo dopo nelle necessità del restauro del film, circostanza per la quale non sono mancati i tentativi di seguire delle rotte interpretative fondate su una rievocazione del capolavoro dantesco: tra le tante versioni, le più citate sono quelle dei Tangerine Dream (poco azzeccata), di Marco Dalpane (prevedibile) e soprattutto quella ‘live electronics’ di un quartetto di compositori italiani all’Edison Studio (Cardi, Ceccarelli, Cifariello Ciardi e Cipriani) che cercarono di raggiungere il perfetto equilibrio tra suoni concreti e verosimiglianze sceniche del film.

Ora c’è una nuova versione, quella della prospettiva di Claudio Milano con la band dei Sincopatici, versione che fa intuire l’impronta prog-rock all’ambientazione del film seguendo il suo significato più profondo: non solo musica, ma anche il canto, il travestimento, la trance teatrale. Negli spettacoli di Milano con i Sincopatici (vedi qui o qui due esibizioni a Piacenza e Stradella) emerge innanzitutto una cultura dell’essere o per meglio dire il buon senso educativo del teatro mitologico greco, qualcosa che il progressive si portò dietro senza remore, situazioni parecchio differenti dalle abitudini degli uomini al giorno d’oggi: i riferimenti testuali, le inclinazioni oggettive degli artisti nonché tutta la logica del sistema di vita dei greci antichi scintillano in parecchia di quella musica che ha elettrizzato una generazione intera di giovani ascoltatori lungo tutti gli anni settanta (pensate ai travestimenti e agli atteggiamenti in scena di Gabriel, oppure all’immensa drammaturgia del canto di Peter Hammill). Claudio, però, rispetto a questi mostri sacri del progressive ha qualcosa in più dal lato del canto, una tendenza costante verso l’uso estensivo della voce che favorisce le esplosioni di registro, dove le urla, i sospiri o il canto armonico sono atti di decantazione degli eventi; la coreografica trasformazione del set in un luogo che deve esprimere una cocente drammaturgia lega l’infelicità e la dannazione del suo canto ad un atto di inconscio teatrale, in cui l’artista tiene accanto a sé maschere, giani bifronte, polvere e poi striscia sul pavimento come effetto della potenza psicologica del film.

Ora c’è anche un CD chiamato Decimo Cerchio, all’apparenza un’inesattezza perché i cerchi dell’inferno dantesco sono 9: nel segnalare la necessità di integrare la registrazione con lo spazio scenico per ottenere un pieno effetto (nel libretto, all’interno del CD c’è un QR-Code che consente di accedere alle performance di Piacenza e Stradella), va rimarcato che l’ulteriore cerchio indicato da Milano è il risultato di supervisione della forza drammatica dell’Inferno, un cerchio che include/riassume gli altri nove e aggiunge le personali pene dell’artista, da sempre impegnato per un’elevazione estetica e logica della musica. Dal punto di vista della vocalità estesa, Milano ha scelto di seguire un orientamento performativo che si applica alle psicosi del prog rock e dintorni (nelle note di Decimo Cerchio, Claudio parla anche di spirito Zeuhl, facendo riferimento anche ai bassi pulsanti o all’inquadramento degli accordi delle tastiere), con l’istinto e la preparazione però di un cantante-ricercatore alla Meredith Monk o alla Laura Catrani. Tutto ciò si riversa nella musica e nella consapevolezza di un insegnamento che ‘ristora’: il risultato di Decimo Cerchio è che si esce dal teatro o dal cineconcerto rinfrancati e si perfeziona lo scossone della tragedia dantesca mischiata alla riflessione positiva post-visione, senza avvertire minimamente granelli di profili romantici o di retorica vettoriale dei sensi.

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.