La scomparsa di Rohan de Saram priva la comunità musicale di uno dei più bravi violoncellisti della storia della musica classica. Nato da genitori dello Sri Lanka, Rohan de Saram fu un enfant prodige che non poté fare a meno di migrare subito verso l’Occidente, per rivestire ruoli essenziali nella filarmonica di New York e poi nelle maggiori orchestre di tanti altri paesi. Gli interessi del violoncellista si sono sempre divisi tra musica classica e musica contemporanea, divenendo un punto di riferimento sia dell’una che dell’altra: per la prima si ricorda l’amore per il barocco, per Vivaldi e la musica italiana, l’attaccamento a Bach e ad alcuni pezzi dei compositori romantici, mentre per la seconda è impossibile non ricordare la lunga presenza nell’Arditti Quartet, riconoscere il superbo interprete delle composizioni al violoncello di Xenakis, Ligeti, Feldman o Berio, l’interesse per i pezzi al violoncello del mondo anglosassone e ricordare i strani ed efficaci contrasti del solo di Figment di Elliott Carter.
Luciano Berio fece a Rohan un’ode magnifica quando scrisse per lui la Sequenza XIV per violoncello, dichiarando che “…il tuo suono, la tua perfetta intonazione, il tuo fraseggio e tecnica dell’arco fanno di te un grande interprete di ogni repertorio..”.
Per chi voglia approfondire la figura di de Saram non ci sono solo le registrazioni (moltissime invero, vedi qui), ma anche la comprensione dell’operato dell’artista attraverso Conversations, un libro del 2013 pubblicato per la casa editrice wolke verlag, in cui Rohan dialoga con Joachim Steinheuer, il musicologo tedesco di ruolo presso l’Università di Heidelberg.
RIP Rohan de Saram