Il primo tipo di relazione all’absolute music che la Biennale veneziana mi ha fornito in ordine temporale è stato quello con il jazz o meglio con l’improvvisazione libera. Ciò è avvenuto con il concerto del trombettista jazz Peter Evans, concerto che ho scelto tra i quattro profusi durante i giorni della rassegna (gli altri tre erano quelli di Tyshawn Sorey con una performance al piano invece che alla consueta batteria, di Georg Vogel al claviton a 31 toni e di Layale Chaker con un violino costruito a cinque corde più 3 di risonanza).
Peter Evans è un top player
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