Una veloce riappropriazione mnemonica delle gesta dell’astrattismo pittorico ci consegna una nuova modalità dell’espressione. Quando a cavallo degli anni cinquanta del novecento Pollock metteva fuori gioco pennelli e sensazioni di certezza delle raffigurazioni, il pittore americano pose anche evidenza allo scorrere delle traiettorie ottenute attraverso lo sgocciolamento, linee, impronte o sequenze di pigmenti dalla natura casuale; si capì che un nuovo metodo di espressione era nato, disponibile per la comprensione delle tensioni e intensità delle forze. Ciò che viene fuori è quindi un nuovo concetto di ‘linea’, ‘impronta’, ‘traccia’, che raccolgono un’eredità artistica e filosofica nell’area di una nuova coerenza delle arti astratte, qualcosa che naturalmente si trasferisce anche nella musica.
Per il compositore Giulio Gualtieri (1965) l’approccio all”impronta’ o alla ‘traccia’ sembra molto importante. E’ una questione di stile. Lo dimostra una monografia che è stata appena pubblicata da Stradivarius e che insinua fin dalla sua titolazione un