Il flauto solista nella libera improvvisazione

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Bob Downes, foto tratta da Lp Stonehenge, foto di Mattias Hummel

                                                                                      Con contributi di Ettore Garzia

Ricostruire una discografia di flauto solo nella libera improvvisazione non è impresa facile. Ci sono molte motivazioni per cui un’analisi di questo genere porta con sé imperfezioni: la prima imperfezione è che non tutti i flautisti della libera improvvisazione hanno lasciato in eredità registrazioni solista, per caso o per volontà ci sono centinaia di brani suonati in solo ma inclusi in progetti di duo/trio/quartetto con altri strumenti; il secondo problema è la scarsità delle registrazioni rispetto all’universo della tendenza improvvisativa, per la quale è necessario fare delle distinzioni: scremando le incisioni di matrice jazzistica e quelle classiche dove l’apporto dell’improvvisazione libera è modesto, si arriva ad un piccolo corpo di pubblicazioni che ha bisogno comunque di ulteriore specificazione, dal momento che il flauto in solo ha avuto orientamenti misti (basti pensare al jazz e allo sviluppo del flauto in quel genere che è arrivato solo verso la fine degli anni sessanta) e orientamenti condivisi con la musica classica e le musiche del mondo (pensate alle musiche ‘classiche’ d’Oriente, agli approcci interculturali tra paesi e alle commistioni dallo spirito etnico o folk). Alla luce di tali considerazioni le incisioni di flauto solo nella libera improvvisazione rispondono ad un criterio più

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Flautista, compositore ed improvvisatore residente a Trento, ha studiato ed approfondito la pratica improvvisativa con Stefano Benini e Geoff Warren. E' attratto dalla ricerca sul suono e dalle sue relazioni con lo spazio, la memoria e il tempo. Ha suonato dal vivo con molti musicisti importanti e pubblicato diversi lavori discografici, in cui emerge il suo talento e virtuosismo allo strumento del flauto.