E’ incommensurabile il contributo che Peter Ablinger (1959-2025) ha dato alla musica. Tutto ha un enorme valore nella sua vita e nel suo percorso artistico: amante e praticante delle arti grafiche, del free jazz, delle partiture di Roman Haubenstock-Ramati, delle concettualità di Cage e della performance, delle installazioni e dell’elettronica, Ablinger ha lasciato il segno nella musica contemporanea con intelligenti operazioni che hanno aggiornato il campo della ‘realtà’ sonora in un ampio spettro di sorgenti. Qualunque libro che voglia rappresentare le novità della musica cosiddetta contemporanea nel ventunesimo secolo non potrà fare mai a meno di enunciare gli approfondimenti modernissimi di Ablinger: il compositore austriaco ci ha mostrato i suoi esperimenti, un campo largo d’azione sulle teorie della percezione, sull’impressione aurale, sulla generazione di partiture indotte dall’immaginazione, sulla topografia acustica, sul potenziale delle manipolazioni del noise statico, sul trattamento dell’informazione sonica, fino ad arrivare al prestito concettuale del pixel delle immagini per costruire dissolvenze in grado di adattarsi a qualsiasi tipo di strumento. Le scoperte di Ablinger hanno influenzato la composizione moderna, specialmente coloro che sono influenzati da una ricerca sull’udibilità dei suoni in contesti non tradizionali: in uno dei suoi saggi, Carlos Bermejo parla di un ‘link between the concept of audibility, its projection in time and reproduction in unconventional spaces‘ (lo puoi leggere qui).
Su queste pagine il suo nome è apparso molte volte. Ablinger ha dettagliato moltissimo del suo operato nel suo sito internet, ma se volete delle letture ulteriori non meno articolate vi consiglio di fare anche una ricerca nella lente di Percorsi Musicali per trovare buoni commenti delle tracce del suo operato.
Sono intervenuto con osservazioni estese in almeno 3 delle sue produzioni discografiche:
-il Voices and Piano, splendida monografia per Kairos che contiene una delle più affascinanti ‘comparazioni’ pianistiche mai effettuate prima, che si costruiscono sulla base di aderenze spettrali di voci (un bel gruppo di 80 voci tra compositori, artisti, filosofi, attrici, etc.); quel pezzo seguiva le linee concettuali degli Augmented Studies, dove si spiega il concetto di ‘ridondanza’ (vedi qualcosa anche qui);
–Against Nature, altra speciale monografia dei suoi pezzi per flauto esteso con Erik Drescher;
–An den Mond, una composizione pensata per la violinista Biliana Voutchkova che lavora per espansione e si confronta con suono e canto ‘deviati’ e ‘stratificati’ elettronicamente.
Oltre a questi interventi specifici, ho indicato tracce significative dei pezzi di Ablinger negli argomenti che trattano degli strumenti con l’elettronica del ventunesimo secolo (specificatamente violino e chitarra), nel teatro prodotto fuori dalle mura convenzionali (si tratta di Landschaftsoper Ulrichsberg), nel trio per sax-pianoforte-percussioni (qui).
Tutta roba che può essere già assimilata alla storia migliore della musica degli ultimi 40 anni. L’invito è a riprendere con pazienza tutta l’opera di Ablinger e di giudicarne il valore nella vasta dimensione concettuale che contiene.
E’ veramente grave per la musica la perdita di Peter Ablinger. Uno straordinario orecchio aperto sui suoni. RIP