Eugenio Sanna in trio con Ricci e Turner nel live in Pisa

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foto cristina avanzinelli, burp enterprise

 

Nel mio articolo dedicato ai più rappresentativi chitarristi jazz d’Italia avevo colpevolmente omesso un riferimento discografico per Eugenio Sanna, forse data anche la complessità e la difficoltà di trovare un congruo episodio recente; Sanna, segnalandomi il suo ultimo cd “Live in Pisa” mi dà la possibilità di colmare la lacuna; questo cd (che come molti della sua discografia è distribuito dalla non certo capillare Burp Publications/Mhmusic) è stato registrato dal vivo nell’ultimo festival Instabile Jazz Orchestra del 2006 dove il chitarrista viene affiancato da Edoardo Ricci ad alcuni fiati e Roger Turner alle percussioni: pubblicazione sembra di difficile gestazione, almeno per quanto riguarda la collaborazione tra i tre, non rappresenta una novità, poichè gli stessi hanno già ampiamente avuto modo di incontrarsi musicalmente; qui si assiste alla classica e radicale free improvisation che fece storia in Europa nei sessanta/settanta, a cui manca solo l’apporto visivo di quella cospicua parte progettuale che oggi costituisce l’evoluzione degli improvvisatori più oltranzisti(1): in questa curata esibizione non c’è dubbio che pur aderendo a principi e modalità stilistiche inevitabilmente sbilanciate nella stagione importante dei Parker e Bailey (stagione che comunque i musicisti in questione hanno vissuto intensamente contribuendo alla diffusione del genere), è anche vero che i percorsi attuati non sono affatto anacronistici come si può pensare, erigendosi tra le non molte proposte che indicano prospettive di alto contenuto professionale in un paese come il nostro dove si fa fatica a vederle certe prospettive, offuscate dallo scarso interesse culturale per forme d’arte contemporanee in divenire(2); quello che conta alla fine è il risultato d’assieme, le immagini ricavate, quell’indotto celebrale implicito che attraverso la musica cerca di costruire degli arazzi sonori: qui si lavora sulle stonature, su suoni cacofonici casuali, su un processo di diluizione e annichilimento dei suoni che ha un significato: mentre Ricci costruisce la sua performance improvvisativa letteralmente “strozzando” le emissioni degli strumenti a fiato utilizzati, Sanna, lavorando

con oggetti contundenti sulle corde, emette stridore: pur partendo da Bailey, Sanna mostra più insistenza su un suono schizoide, completamente al di fuori della normalità acustica, in cui si pone come trade d’union utile per veicolare il dialogo nel trio in maniera costruttiva, adoperando anche in maniera efficiente le pause e i silenzi. Siamo molto vicini ad un sound della materia e dei “corpi”, rivelatore però di squilibri metropolitani, con un effetto destabilizzante avvertibile e teoricamente esposto a quella rappresentazione della realtà che sta tra dialogo ed esasperazione: oggetti transitivi che questi navigati improvvisatori materializzano forse condividendo i pensieri diametralmente equivalenti di Lachenmann e Berio nella musica contemporanea. 

 
 
Note:
(1) il riferimento è a quelle forme di rappresentazione molto variegate che cercano di congiungere la musica con le altri arti, magari anche con materie e discipline ad essa estranee, sia per ottenere delle simmetriche forme d’arte tout court immediatamente gestibili, sia per sviluppare scientificamente gli orditi sonori che vengono presentati: nel primo caso si pensi al settore della poesia, delle arti visuali anche multimediali o della danza, àmbito quest’ultimo in cui Sanna è molto attivo ricevendo conforto dagli scambi interdisciplinari esemplificati dall’esperienza americana (Eugenio ha effettuato seminari per gli studenti della New York University); nel secondo caso si pensi agli approfondimenti che Sanna ha effettuato nel tempo gestendo con gruppi di pazienti psichiatrici un centro di musicoterapia, che rappresenta tutt’ora attività collaterale importante che mi auguro possa essere foriera di prossime pubblicazioni editoriali ufficiali.
(2) un progetto molto interessante di Sanna è quello di “Oltre le Alpi”, organizzato in connubio tra le autorità culturali di Berlino e di Pisa che integra musica ed arti contemporanee (pittura, scultura, fotografia, etc. vengono rappresentate da alcuni dei migliori artisti di provenienza tedesca), in cui è risaltato l’attualissimo intento cosmopolita del progetto. 
 
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.