Dilatazioni, disfacimenti e ritorni al bop

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foto Emanuele Maniscalco in Aarhus (Dnemark) 2019. Playing with Francesco Bigoni (s) and Mark Solborg (g), Source Own work Author Hreinn Gudlaugsson, Creative Commons Attribution-Share Alike 4.0 International license.

TOTM – Tivoli Of The Mind “Pavia”, Gold Records 2019: la dilatazione temporale.

Emanuele Maniscalco è uno spirito libero interessato non solo alla musica ma al design e alla fotografia, forse è per questo che il suo approccio alla musica è cosi disinteressato, quasi zen. Innamorato del jazz e dell’improvvisazione libera, lo troviamo nel progetto Tivoli Of The Mind in compagnia del sassofonista Ned Farm. L’album è registrato dal vivo in Italia, a Pavia. Echi fatui e movimenti asincroni: le tastiere diafane permettono un superamento della soglia tra i generi musicali. Un album che si apre alle molteplicità del sentire, dilata gli spazi. Se il tempo è la condizione del’’esserci del suono, come ci ricorda il filosofo Davide Sparti, citando Giovanni Piana: “ […] chi improvvisa esibisce l’accadere del tempo” come ricorda sempre Sparti nel testo Suoni Inauditi. L’attenzione dei due musicisti si concentra sulla dimensione temporale che ne è la base. Le frasi musicali servono da trampolino per lo sviluppo delle successive, la sollecitazione ritmica della batteria in Barn Dance conduce alla risposta emotiva, fisica di Ferm al sassofono che si muove in maniera circolare sul chorus. La temporalità è qui pensata come durata, in senso bergsoniano. Tensions propone una circolarità insondabile che matura, si compenetra, si autoproduce. I silenzi appartengono a Conversation e a Blackward Regard, scritte da Maniscalco, nel senso che la musica si appropria, nasce, vive all’interno degli spazi residuali tra il silenzio e il rumore. Il progetto, ispirato anche nel nome, alla raccolta di poesie di Lawrence Ferlinghetti A Coney Island Of The Mind, mantiene il sentimento anarchico che anima il poeta della Beat Generation.

PBB’s Bread & Fox  “This Is Sour Music”, Trouble In The East Records 2019: Disconoscere la musica.

A capo del progetto PBB’s Bread & Fox troviamo il visionario veneziano Piero Bittolo Bon che, dopo il debutto con Big Hell On Air, propone il nuovo album This Is Sour Music, che si presenta con una struttura solida, l’improvvisazione è frutto di uno studio accurato che mantiene un attenzione imprescindibile per la polifonia. Lo accompagnano Filippo Vignato al trombone, Glauco Benedetti alla tuba, Alfonso Santimone al piano e Andrea Grillini alla batteria. Spice Girls From Arrakis II (Mel B + Mel C = Melange) è un buon esempio di intelligenza compositiva, l’entrata degli strumenti avviene per gradi, la batteria cerca inizialmente ritmi funky sdrucciolevoli, la propensione mingusiana al blues caratterizza il brano. Da notare ironia e divertimento che si esprimono sia nei titoli dei brani che nel carattere giocoso del (dis)farsi di ogni motivo. Bittolo Bon manifesta il suo incontenibile piacere con un fraseggio nervoso, veloce e concitato. Tavolini, con lo scandire regolare della batteria, denota un carattere umorale complesso che partorisce growl, rumori parassiti del sassofono. Un brano circolare energico quasi rock. L’assolo di piano percussivo è sostenuto da un ritmo convulso, la batteria pare mimare per gioco una drum-machine. In Extreme Menstrual Monster From Mestre il musicista veneto si diverte, con il flauto basso, a delineare un’atmosfera ombrosa, densa di minacce, il piano forse per la prima volta compie il suo compito melodico, certamente la traccia apparentemente meno improvvisata. L’album racchiude lo spirito iconoclasta e volontariamente ironico di un combo spiazzante che disconosce barriere musicali e confonde scrittura e improvvisazione. 

Steve Lehman Trio + Craig Taborn “The People I love”, Pi Recordings 2019: uno sguardo al passato.

Il sassofonista newyorkese appronta il suo rodato trio, Matt Brewer al contrabbasso e Damion Reid alla batteria, aggiungendo il pianista Craig Taborn che pare nato per  compenetrarsi con l’estetica di Lehman. Se con il premiatissimo Mise en Abîme l’altosassofonista aveva indagato lo spettralismo in maniera approfondita (con un’attenzione agli armonici variando non solo le altezze delle note ma anche il tempo, che diventava fondamentale) con il nuovo album esplora in misura minore questi territori e convoglia la sua attenzione verso l’hard bop filtrato dalla sua sensibilità contemporanea. In Calam & Ynnus Taborn insiste ossessivamente sue due accordi con la mano sinistra e con la destra si libera a cogliere l’improvvisazione. L’introduzione del piano permette una maggiore attenzione alla melodia (ricordiamo il convincente chorus in Curse Fraction) ma forse una minore libertà armonica. Prelude, Interlude e Postlude sono degli intermezzi improvvisati in cui piano e sassofono dialogano creando delle vie di fuga per l’intero album, come se la forza invisibile ivi contenuta avesse bisogno di uno sfogo. Chance è uno splendido brano di Kenny Kirkland che Lehman non deforma ma che rispetta mantenendone intatte le proporzioni. A Shifting Design, scritta dal chitarrista Kurt Rosenwinkel, viene stravolta annullando lo swing originale: Reid introduce poliritmi irregolari sui quali Lehman può muoversi con la libertà che lo contraddistingue. Un progetto che guarda al passato cercando, forse, un terreno, quello dell’hard bop, fertile sul quale fare germogliare nuove idee.

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Nicola Barin è un appassionato di musica jazz e di cinema. Dal 2008 sino a Dicembre 2017 ha condotto il programma di musica jazz "Impulse" per l'emittente radiofonica Radio Popolare Verona. Dal 2016 conduce, per la radio web www.yastaradio.com, il programma di musica jazz "Storie di Jazz". Collabora inoltre con i magazine on-line: www.jazzconvention.net, www.distorsioni.net, www.traccedijazz.it e con la testata giornalistica www.sound36.com. Scrive inoltre per il sito della rivista musicale Jazzit, www.jazzit.it. In passato ha stilato diverse interviste per la testata giornalistica on-line Andy Magazine confluite nel progetto "My Life/My Music", curato dal critico musicale Gianmichele Taormina, che indagava i protagonisti del jazz italiano.