Emel Mathlouthi: Kelmti Horra

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Nonostante due anni di lotta civile sembra che nel Mediterraneo meridionale la situazione non si sia affatto normalizzata e che prenda il risvolto peggiore che si potesse immaginare: mentre la Libia è ancora dentro un’affannosa lotta tra bande di paese e quartiere, l’Egitto e la Tunisia stanno sùbendo l’azione islamica a livello parlamentare. Tutti i moti di rivolta che avevano portato il mondo a pensare ad una “primavera” di rinascita sociale e culturale in quei paesi, sembrano già un flebile ricordo. In un mio casuale viaggio fatto a Tunisi molto prima degli eventi, mi resi conto in maniera diretta dei pericoli delle colonizzazioni (che si esplicava soprattutto in una mancanza di valorizzazione del loro patrimonio storico) e della commistione di razze e lingue che da tempo hanno tenuto in vita le principali istituzioni in quella regione del Nord Africa (la cui tolleranza ha permesso un salto di qualità nella vita di alcune frange sociali tunisine). Musicalmente parlando i regimi dittatoriali sono una fonte di stop per qualsiasi tipo di ammodernamento e il Medio Oriente soffre di questa sorta di apartheid condizionata dalla religione che riesce ad avere sbocco solo emigrando; durante le rivoluzioni in piazza l’appoggio politico dei laici è stato ottenuto anche attraverso la canzone di protesta, proprio come quella che animò la voglia di diritti civili degli americani tanti anni fa attraverso Dylan o la Baez; in Tunisia nelle manifestazioni e nei cortei, il gruppo dei dissidenti poteva far conto su una bravissima cantante di nome Emel Mathlouthi: la trentenne poeta tunisina si è imposta alla cronaca per il fatto di aver creato l’equivalente “storico” della canzone di Joan Baez in quel di Tunisi, dimostrando attaccamento ai valori della libertà con un sostegno preso sia in favore della rivolta del suo paese, sia per sostenere quella dell’Egitto. Circa un anno fa, l’etichetta World Village le ha dato la possibilità di incidere un cd, accorgendosi delle qualità di Emel, la quale dopo essersi fatta notare in numerosi festival internazionali aveva avuto anche contatti con personaggi importanti della musica mondiale; tra questi ultimi vi era Adrian Thaws conosciuto come Tricky, famoso musicista di trip-hop, che è diventato una delle sue influenze musicali. “Kelmti Horra” raccoglie oltre ai due anthems politici in favore di Tuinisia ed Egitto, “Ya Tounes Ya Meskina” (Poor Tunisia) e “Kelmti Horra” (My word is free), anche una serie di validissimi brani che mettono in luce un’artista tradizionale virata al post-modernismo musicale, con una miscela fatta non solo di tradizione araba, ma anche di alcuni elementi del folk occidentale (a cui inevitabilmente molta world music della zona si riconduce) e di spunti trip-hop come detto. Sembra che ci siano anche altre cantanti valide attorno a Emel nate assieme nella rivoluzione tunisina: la speranza è quella di un nuovo arricchimento culturale che possa qualitativamente elevare il numeroso popolo dell’underground che si propone spesso con miscele non sempre interessanti. A me sembra che Emel Mathlouthi possa meritare la stessa enfasi che hanno ricevuto musicisti tunisini come Anouar Brahem o Dhafer Youssef, che ormai godono della considerazione internazionale e che l’hanno ottenuta grazie ad ibridi esperimenti di genere.
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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.