Ned Rorem

0
507
Tra i compositori americani più rivalutati negli ultimi anni, Ned Rorem ha avuto riconoscimenti immensi per le sue apprezzatissime art songs e come diarista, mentre pochi ricordi si nutrono dell’attività rimanente: se è innegabile il fatto che molta critica non gli attribuisce un peso fondamentale nell’ambito dell’innovazione generazionale, vero è anche che Rorem ha saputo dare alle sue composizioni un carattere di varietà e spigliatezza che non è solo espressione di una mera rielaborazione della teoria tonale; Rorem, oltre alla fondamentale carriera di poeta tendente all’abbinamento tra prosa e musica di cui ha approfondito i collegamenti cercando anche delle relazioni funzionali, ha anche scritto parecchie composizioni rivolte alla sinfonia, al concerto per vari strumenti, nonchè musica da camera e corale, dando spesso risultati meno omogenei di quanto si pensi. Riguardo alle sinfonie (quattro compreso la String) o al secondo concerto per piano, Rorem è stato dichiaratamente tonale: il suo stile “sospensivo” ha attinto molto delle lezioni impressioniste francesi di Debussy e Faurè (Rorem le chiama suites orchestrali, dilatando le forme da camera degli autori francesi), aggiungendo guizzi (a mò di toccate e capricci) che riflettono anche la prima teoria romantica; ma se invece passiamo all’attività concertistica abbiamo estrazioni di stile diverse: se le sinfonie forse non possono àmbire ad essere inserite nel gotha delle composizioni riferite alla sinfonia americana per la loro scarsa aderenza al modello riconosciuto, il concerto per violino ripropone in splendida evidenza la formula romantica “modificata” del primo novecento statunitense (Barber tra gli altri), senza dimenticare che Rorem si è distinto anche per alcune azzeccate scritture che nascondevano un subtrato più moderno (si pensi al double concerto per violino e cello o al primo concerto per pianoforte che si dipana in una sorta di sviluppo seriale abbinato a quella pratica tipicamente “francese” di composizione per sola mano destra).
Quindi un compositore che oggi deve necessariamente riportato agli onori della cronaca non solo per le vicissitudini “canore” (la formula art songs* deve molto alla canzone americana degli anni trenta e agli standard jazz), ma anche per le sue qualità “romantiche” che risaltano da idee compositive ben sostenute soprattutto dall’organizzazione dell’impianto orchestrale, fattori che lo rendono unico nel panorama americano degli ultimi cinquanta anni di storia musicale.
Discografia consigliata:

-Songs of Ned Rorem, Susan Graham/Martineau, Erato
-Violin Concerto/Flute Concerto/Pilgrims, Khaner, Quint, Royal Liverpool P., Serebrier, Naxos
-Three Symphonies, Serebrier, Naxos
-Double Concerto/After Reading Shakespeare, Stearns, Iris Orchestra
-Eleven Studies/Piano Concerto, First Edition
-Design for Orchestra/Eagles/Air Music (con cui vinse il Pulitzer Price nel 1976), Louisville Orchestra, Soundmark

*per qualche concetto in più sul termine, si può consultare la pagina http://en.wikipedia.org/wiki/Art_song

Articolo precedenteAgusti Fernandez: El Laberint de la memoria
Articolo successivoLeonard Cohen
Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.