Traghettatori della modernità classica: Reger, Strauss, Busoni

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Richard Strauss - public domain
In questi giorni l’Hyperion Records ha pubblicato i conosciuti concerti per piano di Richard Strauss e Max Reger, concerti che rientrano a pieno titolo in quelli di ultima generazione del romanticismo musicale; ma al di là di una semplice classificazione, l’operato di compositori come Strauss e Reger alla fine dell’ottocento fu una particolare dimostrazione di come questi artisti avessero due anime: da una parte il vivere a Vienna, nel cuore attivo della musica di quei tempi, li condizionava volutamente verso un moderno Romanticismo che aveva in Brahms e i decadenti tedeschi i massimi riferimenti; dall’altra ve ne era un’altra, che volava fuori dai confini temporali, per abbracciare tutto quello che la storia musicale aveva proposto fino al loro avvento: i due germanici sono stati spesso oggetti di abbinamento artistico su diversi episodi discografici che prendevano in considerazione àmbiti diversi: dalle folksongs su CPO di Hirtreiter e Hamberger agli operistici inni condotti da Abbado, fino alle ben più consistenti sonate al violoncello di E. Bertrand e P. Amoyel per la Harmonia Mundi.
Strauss fu un perfetto trait-de-union tra le esperienze di Brahms e Wagner, gli imperanti istinti impressionisti e le nuove idee dissonanti che saranno le fonti stilistiche di Schoenberg; Max Reger dimostrerà di essere compositore altrettanto valido anche nella musica da camera “leggera” (fatta da archi in solitario o con accompagnamento di pochi strumenti) e non solo nel blasonato genere organistico o concertistico (di cui comunque parecchi episodi rimangono memorabili): il riferimento evidente fu al barocco, a Bach in primis, alla sua natura artistica e al suo approfondimento sul contrappunto ma coinvolgente anche la classicità di Mozart quantunque fosse reinserita nell’ambito orchestrale. Si può agevolmente affermare che con il senno di poi, Max Reger possa essere ricordato più per questa splendida rivisitazione del passato musicale ancor di più che negli aspetti romantici. Reger amava Brahms (che assieme a Liszt, aveva già fornito un approccio alla materia con alcune variazioni importanti), ma aveva anche capito che sarebbe stato opportuno prendere in considerazione punti di contatto con la storicità. Brahms gli aveva dato uno stile di partenza ma erano ancora parzialmente sconosciuti le commistioni profonde tra lo stile del romanticismo e quello barocco/classico. E’ in questo approfondimento che Reger assieme a pochi altri merita rispetto al di là di un carattere, sembra, difficile da gestire. Negli ultimi anni vi è quindi una riscoperta del Reger cameratistico (con le due varianti) che ha rivalutato il patrimonio considerato “minore” del compositore tedesco: se pensiamo al violino o al violoncello in solitudine delle tre suite op. 131 d, il pensiero torna indietro al Bach delle Six sonatas and partitas per solo violino BWV 1000-1006 o alle sei Suites for Cello BWV 1007-1012. Reger con le sue variazioni fatte in tempo reale, valorizzò il ruolo storico di Bach così come non era mai avvenuto prima; lo stesso dicasi a proposito delle elaborazioni pianistiche di Bach e Telemann per variazioni e fughe che propongono un compositore che rielabora il cromatismo romantico con l’arte del contrappunto barocco.
Reger non fu solo nell’arte della moderna mediazione: un altro grande compositore fu l’italiano Ferruccio Busoni, che conobbe e introdusse Reger negli ambienti discografici “tedeschi”: emigrato per necessità e volontà in Germania, Busoni fu considerato come un meraviglioso trascrittore, innovativo perchè le traduzioni erano riadattamenti o non mere riscritture degli originali per altri strumenti, ma in verità coltivava un disegno tutto personale che cercava nella storia le idee definitive per affrontare il futuro; il suo romanticismo, tutto verificato nel suo concerto per piano (che rimarrà storico per aver introdotto per la prima volta nel concerto un coro), prese una piega diversa con la produzione solistica al piano (la Naxos ha pubblicato sette volumi al riguardo) che gli permise di unire al sentimento romantico l’evidente misticità e spiritualità di Bach: ne venne fuori una versione non “minimale” di composizione alla Erik Satie, diventando quindi un modello di riferimento sottaciuto che influenzò tutto il moderno novecento, compiendo un percorso parallelo a quello che molti compositori neoclassici compiranno qualche anno più in là. Busoni fu anche uno sperimentatore dello strumento piano ed era molto apprezzato anche dagli addetti ai lavori che su suo consiglio apportavano varianti nella costruzione dei pianoforte (l’introduzione del terzo pedale teso all’esaltazione della risonanza o i pianoforti preparati sono sue sollecitazioni).
Dischi consigliati:
 
Strauss: 5 Great Tone Poems, Haitink/Jochum, Philips R.
-Strauss: Elektra, Wiener Philarmoniker Sinopoli, Deutsche Gramophone
-Strauss/Reger: Sonates pour violonce et le piano, Bertrand/Amoyel, Harmonia M.
-Reger: 4 Tone Poems after Arnold Bocklin/Variations and fugue on a theme by J.A. Hiller, Jarvi, Chandos
-Reger: Variations and Fugue on a Theme of J.S. Bach, Hamelin, Hyperion
-Reger: Sonatas for Unaccompanied violin, Ulrike-Anima Mathe
-Reger: Music for viola, Brautigam, Bis R.
-Busoni: Piano Music vol. 1/2/3, Wolf Harden, Naxos
 

 

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Music writer, independent researcher and founder of the magazine 'Percorsi Musicali'. He wrote hundreads of essays and reviews of cds and books (over 2000 articles) and his work is widely appreciated in Italy and abroad via quotations, texts' translations, biographies, liner notes for prestigious composers, musicians and labels. He provides a modern conception of musical listening, which meditates on history, on the aesthetic seductions of sounds, on interdisciplinary relationships with other arts and cognitive sciences. He is also a graduate in Economics.