Una lunga improvvisazione di 52 minuti circa riempie il cd per Amirani del pianista Lenoci con il batterista Cusa a nome Wet Cats. 52 minuti di eterogenee sensazioni che piombano nelle orecchie in maniera continua e diversificata negli intenti espressivi: c’è una parte irritata, che puzza di marcio, un’altra più armonicamente impostata, un’altra implacabile e percussiva, un’altra ancora riflessiva, silenziosa con poche note e percussioni. In Wet cats, ci sono ancora messaggi residui dell’operazione che i due, assieme a Martino, hanno profuso nelle distopie di Huxley od Orwell, ma ciò che conta è la funzionalità dei passaggi, il perfetto equilibrio che si crea tra tensione e distensione lungo il percorso. Cusa ha un drumming potente, tracciato su impianti rock o jazz-rock, mentre Lenoci è quanto di meglio di possa trovare nelle ampiezze stilistiche e formative di un pianista. E’ così che i 52 minuti di Wet cats impongono nuove contrapposizioni, come in quei quadri in cui la realizzazione particolare del dipinto ti costringe ad alzare gli occhi velocemente in alto e in basso, ma poi contiene anche oasi visive su cui concentrarsi con gli strumenti tipici della contemporaneità, nel nostro caso musicale (estensioni, silenzi, impulsi atonali). La bellezza qui è molto relazionata ai tempi che si vivono, si gusta a strati, fino al carillon finale e agli effetti che si ascoltano in sottofondo assieme alle ultime esalazioni dei piatti.
La spettacolarità della corrispondenza tra estensione strumentale e risultato emotivo sta alla base di molti lavori di Nicola Guazzaloca. In una regola che abbraccia la qualità e la continuità del binomio in questione, Guazzaloca (con molti suoi progetti) dimostra di percorrere sempre i piani alti dell’ispirazione. Non fa eccezione l’ultima registrazione dei concerti a Lucca (all’Oratorio degli Angeli nell’agosto del 2015 in occasione del Counterpoint International Festival) e a Bologna (al Teatro S.Leonardo durante l’Angelica Festival del 2016) grazie alla produzione Amirani Records, un corpo musicale che è l’espressione della proficua collaborazione di Guazzaloca con il violista Szilàrd Mezei, un suo pari dedito alle corde della viola.
La performance è piena di punti di convergenza, un viaggio contorto ed esilarante che parla di più di cento melodie, indica un’attuale punto di vista dell’improvvisazione che si attacca ad un pressante virtuosismo; dal punto di vista dell’immaginazione sonora, questo connubio apre ad un rimando classico, pur non avendo nessun elemento di esso se non altro per il fatto che tutto il mondo musicale in qualche modo proviene da lì. Perciò non è sbagliato rifiutare il pensiero che proietta fuoco su Haydn o su Liszt, nella veste proposta dal duo essi sarebbero irriconoscibili, così come lo sarebbero comunque il Lutoslawski del quartetto d’archi o il Boulez delle sonate al piano, perché in quella lente musicale distributiva anche loro sembrano avere un posto.
Lucca and Bologna Concerts è un turbine dell’improvvisazione, una dimostrazione di splendente creatività ed un fulgido esempio di come anche in questo campo esistano delle individualità intoccabili: con le loro fughe sia Nicola che Szilàrd potrebbero ambire a riempire i teatri di qualsiasi kermesse di musica contemporanea che conti.