Già prima di fondare la sua etichetta discografica (Amirani Records), Gianni Mimmo era musicista e rinnovato pensatore di musica. La sua ascesa come specialista del sax soprano non può non essere accompagnata da una visione globale del jazz e della musica improvvisata. Quando Mimmo pubblica il primo numero di Amirani nel 2005, la situazione del soprano e dell’improvvisazione ha già cambiato pelle e, sebbene l’influenza di Steve Lacy sia enorme quanto un macigno, c’è già lo spazio per ulteriori sviluppi; da una parte c’è la possibilità di espandere il vocabolario delle forme compo-impro, dall’altra non si può fare a meno di attribuire anche al soprano una funzione interdisciplinare, accostandolo all’elettronica, alle arti letterarie e visuali che lavorano sull’accostamento emotivo con il testo e le immagini.
Quanto ai rapporti tra improvvisazione e composizione, Mimmo con One way ticket (il primo numero della serie Amirani) scopre un ventaglio di soluzioni che piegano gli insegnamenti di Lacy verso una compresenza di aspetti contemporanei (Webern si unisce a Monk e Mitchell) con un metafisico contorno poetico, che va oltre la sola volontà di dichiarare arte: è un biglietto da visita che non vuole sottolineare un generico riferimento alla poesia (che si compie succintamente all’inizio e alla fine del lavoro tramite la legatoria tra Elliot e Scialoja), ma un vero e proprio umore corporeo della musica che dona suggerimenti per materializzare un suo stato emotivo.
Tuttavia, come si diceva prima, Mimmo non fissa certamente lì le sue coordinate, nè comincia a produrre cds in serie tutti uguali come capita spesso nelle discografie degli improvvisatori: lo si vede dalle sue successive registrazioni, che girano attorno ad un nucleo selezionato di attori, dal duo con il trombettista Angelo Contini in Two’s days/Tuesday, che cala benissimo il suo stampo nelle pastoie dell’avanguardia, a Kursk (con Contini, Xabier Iriondo, Agua Mimmo e Elda Papa alla fotografia), che proporziona la riflessione sul sottomarino russo alla musica, oppure a Bespoken, atto di nascita dell’interesse del sopranista all’elettronica concreta e rispettosa fornita da Lorenzo Dal Rì; se volessimo usare una definizione calzante, in questa prima fase potremmo dire che Mimmo è abbastanza dipendente dalla multimedialità, poiché lascia che il soprano indaghi in ambiti sperimentali: le relazioni con scrittrici come la Candiani e la Ruchat o le installazioni di Obliquiviali, un set in cui si fondono poesie, immagini, la musica di Bespoken, la fotografia di Papa e l’elaborazione video, dimostra come siano praticabili altre strade feconde per la musica. Il compito di Mimmo è quello di segnalarle, in un momento in cui queste attività restano trascurabili, in quell’ottica di proselitismo musicale indotta dai ragionamenti di Frederic Rzewski, che intravedeva in luoghi particolari della vita pubblica (stazioni, poste, studi privati, etc. in situazioni di attesa degli utenti), la possibilità di far conoscere subdolamente queste dimensioni musicali e abituare i sensi ad una differente percezione.
Dopo l’esperienza con Contini, la dimensione improvvisativa riacquista un suo tradizionale connotato nel trio di A watched pot (never boils) con Serrapiglio e Cusa (rispettivamente cello e percussioni) e nel duo di Your very eyes con Iriondo, una perfomance unica per tipologia di strumenti adottata, dato che Iriondo contrasta il soprano di Mimmo con particolari aggeggi a corda, derivati di strumenti tradizionali giapponesi o di propria creazione (il koto taisho e il mahai metak). Sono lavori propedeutici alle due più sapide collaborazioni che il sopranista farà per tutta la sua carriera: la prima è il duo Reciprocal Uncles con il pianista Gianni Lenoci, che sembra voler fornire una versione italiana, aggiornata ed esaltante, del duo Lacy-Waldron, però misurata sull’impronta stilistica dei due musicisti; la seconda è quella sperimentata con Nicola Guazzaloca e Hannah Marshall nei concerti belgi come The Shoreditch Trio ed immortalati in due cds (Again: The Shoreditch trio Live in Bruxelles e The Shoreditch Concert, con l’aggiunta della cantante Leila Adu); il trio mostra una perizia impressionante e costruisce le sue basi in forma di jam improvvisativa itinerante che scatenano mille immagini interiori. Sono questi i lavori che impongono una visione aggiornata dell’improvvisazione italiana, da far ascoltare ai tanti critici e giornalisti esteri che nei loro compendi, articoli o addirittura libri, fanno scomparire la nostra progettualità: qui si riaffaccia in maniera preponderante quella visuale letteraria che abbraccia trasversalmente alcuni rappresentanti dell’improvvisazione italiana e questo succede anche grazie allo splendido transfer musicale decretato da Mimmo, che è in grado di imporre una musica libera, bella e piena di accorgimenti tecnici ben indirizzati.
In Belgio, Gianni farà anche una proficua esperienza con i maturi improvvisatori del posto (Van Schouwburg, Demey e Vanderstraeten), un tour di cui resta testimonianza in Sureau per la Setola di Maiale. Allo stesso tempo Mimmo allaccia una relazione con un altro eccellente sopranista finlandese, Harri Sjostrom, con il quale condivide concerti (il Live at Bauchhund Berlin 2010) e concetti (che hanno il compito di valorizzare l’infinito patrimonio di Lacy); sono questi i momenti in cui si riconosce in maniera compiuta il lavoro del sopranista, della sua importanza come specialista della materia. Mentre il jazz internazionale santifica sassofonisti soprano come Dave Liebman, Jane Ira Bloom o Chris Potter, esponenti validissimi dello strumento, ma oramai incartati in una formula che non ammette rischi, Mimmo e qualcun’altro nel mondo (Sam Newsome, Michel Doneda, Bhob Rainey) portano fuori dai confini le intuizioni di Evan Parker, Steve Lacy o Lox Coxhill e lo fanno con proprie carature stilistiche. Mimmo, poi, è unico nel suo modo di saldare il jazz e il mondo contemporaneo, per via di una raffinatezza espressiva che è capace di aprirci immediatamente ad una moderna sensibilità uditiva.
Dopo i belgi, per Mimmo scocca l’ora della conoscenza degli inglesi, che avviene entrando negli ambienti degli improvvisatori orchestrali, aggregazioni ancora ben nutrite nonostante i tempi, e nelle intenzioni collaborative della violinista Alison Blunt, con cui incide Lasting Ephemerals. Da questo momento in poi, Percorsi Musicali ha avuto l’onore di seguire pedissequamente l’artista e vi ha restituito con recensioni, interviste o concerti, tutto il percorso che il sassofonista ha compiuto fino ad oggi. Perciò, una piccola ricerca alfabetica in Percorsi Musicali saprà restituirvi con profondità la musica di Mimmo, di cui ho scoperto anche le sue origini pugliesi, quando in un nostro incontro mi disse di aver avuto genitori di S.Marco in Lamis, un caratteristico paesino del Gargano, che si trova a 35 minuti di auto da casa mia.