Klangrelief (Relief II) di Simone Santi Gubini, all’EMUFest

0
863
 
 
KLANGRELIEF (Relief II)
                per Sassofono Baritono Amplificato (Graz, 2014, rev. Berlino, 2017)
 

Prima Esecuzione Assoluta: 26 Ottobre 2017 nell´ambito dell’EMUFest , Sala Accademica, Conservatorio S. Cecilia, Roma

làmina frangia intaglio, che riduce, c´è, non cessa –
pàtina polvere, passi, avvolgere, dando(…)
Giuliano Mesa (fuga tripla,da nun, 11-10-2002)
                   IL SUONO ÈIN FIAMME
                   Simone Santi Gubini (Amburgo, 2015)
C’è qualcosa di paganoin me da cui non posso liberarmi.
In breve, non nego nulla, ma dubito di tutto.
Lord Byron (1820)
Klangrelief è suono, soltanto suono incentrato sulla purezza della difettosità strumentale. L’esecuzione è fisica, “fuori controllo”, come il suono è in rilievo (relief), in eccesso, presente e comprensibile sul corpo dell´ascoltatore.
Una musica quindi da ascoltare dal di dentro, dall´incavo dello strumento, nella cavità del suono che diviene sorgente. Un suono liberato, estremamente instabile, in squilibrio, ispessito da una timbrica raschiatae fatto di materia prima; composto da una forma fluida e naturale che si condensa nell’articolazione, in continua – graduale o immediata – sovraesposizione di energia (timbro e tempo).
Forma che diviene articolazione, materia grezza torchiata, e´ come affettare il vetro: un suono sovraesposto, il suono per ogni forma che forma ogni suono. Come questa si disperde o smette di essere dinamica, massima, tensiva, perciòfatta di testure contrastanti che creano nuove, sorprendenti relazioni, immediatamente non c’è più nulla da ascoltare: l´attitudine al fuori controllo diviene musica informe, come non nata.
L’ascoltare diventa quindi cercare, un’attiva, dinamica inesprimibilità, l’inafferrabilità del suono. Si ha come la sensazione di percorrere un vasto, illimitato territorio dinamico, estremamente astratto eppure naturale, gradualmente proprio. Una monumentalità la cui origine è composta di “polvere sonora” (ancora materia prima), un’immagine residua: ciò che risuona continuamente. L’espressività di una grumosa materia che si sedimenta nel senso di una memoria inconsistente, olfattiva quasi, antica e inattuale: il territorio estremo di una serenissima ambiguità. La “pelle della musica” e il rinnovamento dei materiali, degli attrezzi scelti, questo è ciò che interessa, insieme alla facoltà di vivere una musica nei nervi e nelle viscere che l’hanno creata.

 

 
Simone Santi Gubini (Berlino, 10-10-2017)
 
 
 
Articolo precedenteMal Waldron parte prima: i racconti di Gianni Lenoci
Articolo successivoAnalisi comparativa della musica di Bill Evans e Michel Petrucciani
Simone Santi Gubini è particolarmente interessato ad un musica come esperienza fisica intensa, ad una musica come richiesta da soddisfare. Utilizzando sviluppi altamente testuali, ambiguità estrema e toni sovraesposti, il compositore crea un massimo contrasto in ogni parametro musicale ed un'esplosione di relazioni in continuo mutamento per plasmarne di nuove, costringendo la percezione consolidata a rompersi definitivamente. La brutalità del volume e l'implacabile intensità musicale richiedono una grande forza fisica dell'esecutore, uno stato di controllo assoluto e perdita dello stesso. Il corpo degli strumenti media l'enorme rilascio di suono sul pubblico, un'improvvisa accelerazione dell'impatto sonoro nota come shock. Shock come esperienza musicale definitiva.